Concerti

Roma Travestita – Monteverdi Festival, Cremona

Nella Roma papalina di fine Cinquecento entrò in vigore un divieto che impedì alle donne di esibirsi in teatro. A vestire gli abiti femminili sul palcoscenico furono dunque cantori evirati che per anni (anzi per secoli) salirono agli onori della gloria suscitando gli entusiasmi del pubblico. Questa breve premessa è fondamentale per comprendere Roma travestita, il concerto inserito nel ricco programma di questa quarantesima edizione del Monteverdi Festival di Cremona. Nella suggestiva cornice dell’Auditorium Giovanni Arvedi, vero e proprio gioiello di ingegneria acustica ricavato negli spazi del Museo del Violino, e progettato dallo Studio Palù & Bianchi,  il sopranista Bruno de Sá, accompagnato dall’ensemble Il Pomo d’Oro con la direzione del Maestro Francesco Corti, riesce a farci rivivere le melodie immortali nate dal genio di alcuni tra i più grandi compositori del Settecento. Il programma prevede, quale introduzione ideale alla serata, l’esecuzione del Prologo dell’Orfeo, doveroso omaggio al compositore cremonese cui è dedicato il Festival cittadino. Un brano particolarmente significativo soprattutto per il messaggio che traspare dal testo, ovvero la capacità della musica di sollecitare le emozioni dell’ascoltatore. Dopo questa illustre premessa, eseguita con compita solennità, si susseguono alcune arie tratte dal progetto discografico di Bruno de Sá, dal titolo, ça va sans dire, Roma travestita (casa discografica Erato). Poco meno di una decina di arie che consentono all’ascoltatore di toccare i principali topos emotivi dei racconti musicali dell’epoca: amore, gelosia, follia, seduzione, in un turbinio di arabeschi vocali ora languidi e vaporosi, ora arditi e rapinosi. Veniamo dunque travolti dal delirio di Griselda (Alessandro Scarlatti), ci commuove il dolore di Giustino (Antonio Vivaldi) e, ancora, restiamo affascinati dinanzi alla forza espressiva di certi virtuosismi nell’aria “Vorresti a me sul ciglio” da Carlo il Calvo di Nicola Porpora.

La vocalità di de Sá è dotata di straordinaria musicalità e, attraverso un infallibile controllo tecnico, si dispiega con impressionante sicurezza e sublime morbidezza a tutte le altezze. Ecco, allora, che il virtuosismo sa essere frenetico e funambolico, ma pur sempre rispettoso dell’intenzione e del dettato dell’autore. Si prenda, ad esempio, l’aria “Furie di donna irata” da La buona figluola di Niccolò Piccinni dove ogni picchiettato, perfettamente sostenuto e timbrato, sa caricarsi di quella furente nevrosi che appartiene al personaggio in quel momento drammaturgico. La prova del sopranista conquista non solo per lo strabiliante coté virtuosistico, ma anche per la purezza dell’emissione e l’assoluto controllo del canto sul fiato che si traduce in piani e pianissimi di argentea lucentezza. Se infaticabile è l’esecutore, altrettanto mirabile è l’interprete, dotato di naturale espressività ed empatia. Alla eccellente qualità della serata concorre, senza dubbio, la virtuosa direzione del Maestro Francesco Corti che ben si esprime anche attraverso ad alcune pagine strumentali come la Sinfonia da Telemaco Alessandro Scarlatti e da Il Giustino di Antonio Vivaldi. Una direzione che deve leggersi in perfetta simbiosi con l’ensemble Il Pomo d’Oro, stilisticamente inappuntabile, come si evince, oltre che dalla vivida partecipazione nella pagine di cui sopra, dalla esecuzione del Trio Sonata op.3 n.5 in RE minore di Arcangelo Corelli e del Concerto a quattro n. 3 in D major di Baldassarre Galuppi. Particolarmente significativa, inoltre, è la palese e totale affinità tra tutti gli artisti coinvolti nella serata, frutto di una lunga quanto fortunosa collaborazione artistica. Durante la serata il pubblico presente, piuttosto numeroso, si è lasciato travolgere dalle meraviglie di queste musiche esprimendo il proprio consenso attraverso applausi copiosi e calorosi.

E per concludere la serata, de Sá ci regala un bis memorabile: Son qual nave di Riccardo Broschi (scritta per il fratello, il celeberrimo castrato Farinelli). Una esecuzione che si è tradotta in un manuale di bravura, tra trilli, fiati interminabili e virtuosismo scatenato. Al termine del brano un’apoteosi di applausi. E mentre lasciamo la sala dell’Auditorium leggiamo, sui volti degli spettatori, una espressione di stupore e di visibile soddisfazione: non è forse questo uno degli effetti del canto barocco?

Auditorium G. Arvedi
Museo del Violino
Cremona

Roma Travestita

Bruno de Sá sopranista
Francesco Corti clavicembalo e direzione
Il Pomo d’Oro
Elisa Citterio, Simone Pirri violini
Giulio d’Alessio viola
Cristina Vidoni violoncello
Vanni Moretto contrabbasso
Juan Jose Francione tiorba

FOTO: Teatro Ponchielli Cremona