Concerti

Sacred Mount – O flos colende, Cattedrale di Firenze

O flos colende, la rassegna promossa dall’Opera di Santa Maria del Fiore per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale della Cattedrale e del Battistero, ha proposto per la sua XXVII edizione un originale programma che prende le mosse dal repertorio liturgico fiorentino per esplorare altre tradizioni ed esperienze artistiche più vicine ai nostri giorni. Durante le meditazioni quaresimali sono state infatti eseguite musiche di Giovanni Maria Casini e di Francesco Corteccia, entrambi organisti della Cattedrale rispettivamente nei secoli XVI e XVII, ma anche due cantate di Christoph Graupner, compositore tedesco poco conosciuto e contemporaneo di Johann Sebastian Bach, mentre una nuova Via Crucis è stata appositamente commissionata per l’evento del 15 marzo.
In questa linea di ampliamento degli orizzonti e della sperimentazione si pone anche Sacred Mount, il concerto conclusivo che instaura un dialogo tra composizioni medievali e del Novecento, con riferimenti al mondo greco-ortodosso e perfino a quello islamico. Elemento comune a tutti questi pezzi così diversi per forma e per stile è l’intensa spiritualità che esprimono o piuttosto da cui scaturiscono, ispirati da uno sguardo rivolto al mistero e alla trascendenza e tradotti in un sentire alquanto appassionato. La “Montagna Sacra” è Monte Sant’Angelo sul Gargano, ma anche il monte Athos e l’Ararat, tutte metafore di quella salita che è ogni autentica ascesi. Il Monte è tappa ed è meta, tanto reale quanto immaginaria, del percorso ideato e realizzato da Giovannangelo De Gennaro, musicista e studioso di musica medievale, insieme all’ Ensemble Calixtinus, gruppo strumentale e vocale che si prefigge di ricostruire la produzione del Medioevo e della tradizione orale pugliese. Ed è proprio la Puglia, terra natale e porta dell’Oriente, l’inizio dei numerosi pellegrinaggi intrapresi anche fisicamente da De Gennaro, raccontati nei sui taccuini e qui rivissuti in chiave onirica attraverso la lettura di alcune pagine.

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Ensemble Calixtinus

“Ex eius tumba” è il preludio a questo viaggio, un Anonimo del secolo XII, intonato al modo dei monaci intorno all’antico leggio nel transetto, dove si registrano circa quattrocento presenze, in rigorosissimo silenzio, mentre le note si espandono verso la Cupola. Il basso dell’organo viene intercettato dalla melodia del flauto e poi dalle fioriture in stile orientale che rimandano ai muezzin.
Perché viaggiare a piedi? si domanda la voce recitante.  Il cammino è una chiamata alla libertà e alla riscoperta dell’autentico sé, che tuttavia non ci assicura dal confronto con l’ombra, il nostro segreto compagno di viaggio.

Il primo brano cantato come solista da De Gennaro con una vocalità nitida e luminosa è “Hav arek” di padre Komitas Vardapet, sacerdote, cantore, musicista e musicologo armeno durante il genocidio dei primi decenni del Novecento. Letteralmente “Vieni brezza” dell’invocazione del contadino, nella morbidezza del quartetto d’archi e della voce a colloquio con gli altri strumenti, seguito dall’ “Epitaffio di Sikilo”, melodia su testo greco risalente addirittura al III secolo. Il coro ci riporta poi in atmosfere gregoriane con il “Gaudens in Domino”, creando armonie levigate che cedono il passo al ritmo di danza di un canto tradizionale della Turchia.
Il racconto di una visita alla moschea è seguito dal “Canto di Sayyd” e da “Hindu Melody”, il primo reso con una certa malinconia, in una nostalgia tutta mediterranea, e il secondo assai introspettivo e culminante in una trasparente polifonia dell’ensemble. Entrambi i brani sono di Thomas Alexandrovich De Hartmann e del più celebre filosofo George Ivanovich Gurdijeff, le cui idee hanno ispirato anche artisti come Franco Battiato, di cui ci viene appunto presentata la cristallina e toccante preghiera de “L’ombra della luce”, interpreta da De Gennaro con una saldissima tenuta delle note e sigillata da un suggestivo Kyirie eleison.
Strumenti particolarissimi come la viella e il kaval, il duduk e il bansuri conferiscono a tutti i brani sonorità originarie e preziose, così come alle due ulteriori composizioni in programma di Komitas Vardapet, dove un assolo di violoncello si arricchisce via degli altri colori, in un’esplosione festosa dai tratti carnali.

Ma viene il tempo di fare ritorno. Ed è De Gennaro stesso a ricordarci il valore del tornare, del rientrare con attenzione nella normalità, dopo avere scoperto nel camminare quanto si possa essere belli. Ci dice che dobbiamo ridiscendere nella caverna, mantenendo una veduta sulla rigenerazione, in un chiaro riferimento al mito di Platone. Dobbiamo saper tornare a valle – aggiungiamo noi – dopo che la musica ci ha fatto scalare il “Sacro Monte”.
L’ultima tappa è “Jocundetur et leteur”, la letizia appunto, in un latino solenne e ritmato, nella commossa gratitudine del pubblico per la bravura e per lo spirito dell’Ensemble Calixtinus.

SACRED MOUNT

ANONIMO (sec. XII)
Ex eius tumba
Padre KOMITAS VARDAPET (1869 – 1935)
Hov arek arr. Nicola Nesta
ANONIMO (Asia Minore, sec. III)
Epitaffio di Sikilo arr. Leo Binetti
ANONIMO (sec. XIII)
Gaudens in Domino arr. Giovannangelo de Gennaro
Huseyni oyun havasi tradizionale della Turchia

GEORGE IVANOVICH GURDJEFF (c. 1872 – 1949) /
THOMAS ALEXANDROVICH DE HARTMANN (1885-1956)
Canto di Sayyid testo di Giovannangelo de Gennaro, arr. Pippo D’ Ambrosio
G. GURDJEFF / T. DE HARTMANN
Hindu Melody arr. Nicola Nesta

FRANCO BATTIATO (1945 – 2021)
L’ombra della luce arr. Giovanni Astorino
K. VARDAPET
Krunk
Hicaz Izmir zeybek
tradizionale della Turchia
ANONIMO (sec. XIII)
Jocundetur et letetur arr. Giovannangelo de Gennaro

ENSEMBLE CALIXTINUS
Giovannangelo de Gennaro canto, viella, kaval
Nicola Nesta oud, liuto medievale, chitarra, coro
Peppe Frana oud, rebab, chitarrino
Francesco De Cristofaro bansuri, duduk, gaita
Sergio Lella traversiere, coro
Pippo D’Ambrosio percussioni
Francesco Regina coro
Dario D’Abbicco coro
Vito Giammarelli coro
Cosimo Giovine coro
Ilaria Catanzaro violino
Marcello De Francesco violino
Alfonso Mastrapasqua viola
Giovanni Astorino violoncello
Rocco Capri Chiumarulo lettore