Concerti

Daniele Gatti – Petrassi, Šostakovič – 86°Maggio Musicale Fiorentino

Dopo il concerto inaugurale, il Festival del Maggio propone un secondo appuntamento sinfonico-corale con Daniele Gatti, insignito lo scorso 25 aprile del Premio della critica musicale “Franco Abbiati”. Oltre al valore artistico delle sue esecuzioni, la commissione ha riconosciuto il “ruolo trainante” svolto dal Direttore principale del Maggio Musicale Fiorentino nel periodo della crisi e del commissariamento. E in effetti, l’attività del Maestro ha contribuito in maniera determinante al mantenimento dell’alto profilo qualitativo della programmazione, come ha sottolineato anche il sovrintendente Carlo Fuortes, realizzando iniziative del calibro della strepitosa integrale delle sinfonie di Ciaikovsky e dell’originale ciclo su Honegger.

La serata, in una gremitissima Sala Grande, prevede un programma interamente dedicato al Novecento, con il Magnificat di Petrassi e la Decima di Šostakovič, opere di cui Gatti ci offre due interpretazioni parimenti analitiche ed energiche, che spiccano per la ricchezza dei cromatismi e la varietà della dinamica.

Il poco eseguito Magnificat per soprano leggero, coro misto e orchestra fu composto da Goffredo Petrassi nel 1939-1940 e, pur ispirandosi allo Stravinskij della fase neoclassica nonché alla polifonia rinascimentale, risente del delicato momento storico e ne riflette le preoccupazioni. Il cantico dal Vangelo di Luca viene infatti musicato in una forma che potremmo dire teatrale e che crea un percorso in cui la lode si intreccia ad una ricerca inquieta e sofferta. Partitura multiforme e policroma resa da Gatti in una modalità alquanto unitaria, nell’articolazione distesa delle differenti sezioni e con raccordi di pause e rallentamenti che ne mantengono la tensione narrativa.
La parte solista è affidata a Eleonora Bellocci che esibisce una vocalità di grande omogeneità e trasparenza, in uno stile aggraziato ed elegante che assai si addice al canto della Vergine. Ogni parte è di notevole perfezione formale, anche se certi passaggi avrebbero potuto essere caratterizzati da una più accesa drammaticità.

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Eleonora Bellocci e Daniele Gatti

Preciso l’attacco nella morbidezza degli archi e nella brillantezza barocca dei fiati, sui quali si innesta il Coro del Maggio, ottimamente guidato da Lorenzo Fratini, con un primo intervento di estremo nitore e levigatezza. L’atmosfera serena si incrina già nell’ ”Exultavit spiritus mueus”, ripreso dal soprano con accenti accorati, mentre a tingersi d’inquietudine sono soprattutto le note sul “Deo salutari meo”. Con vocalizzi pieni e definiti è poi la Bellocci a tracciare con ampiezza “Et sanctus nomen eius”, a cui segue un passo meditativo che vede il pianoforte in dialogo prima con gli archi e poi con il Coro.
Terribile e maestoso il “Dispersit superbos”, reso in un vibrante fortissimo e dolcemente ricondotto dalla Solista verso affetti più contenuti nell’”Exaltavit humiles”. Ritorna angoscioso il palpito degli archi che precede il ”Suscepit Israel” quasi in forma di supplica, a cui nuovamente succede un tappeto di suoni nervosi.
Il “Gloria Patri” è intonato dalla Bellocci in modo smagliante e tutta la dossologia è interpretata dal Coro in modi più pacati e solenni ma in cui la drammaticità non è del tutto risolta. Suggestivo il finale con l’ ”Amen” eseguito con una politezza da Palestrina e sigillato con un accordo sospeso che ricorda Stravinskij: uno spazio aperto, forse, alla fiducia e all’azione divina.

La seconda parte del concerto ci trasporta in tutt’altra atmosfera spirituale, mostrandoci, potremmo dire, una diversa faccia del medesimo Novecento.
Composta tra il luglio e l’ottobre del 1953, a distanza di otto anni dall’ultimo lavoro sinfonico e a pochi mesi dalla morte di Stalin, la Sinfonia n. 10 in mi minore op. 93 scaturisce dall’impulso di una ritrovata libertà creativa, e in qualche misura la celebra, in un procedere complesso ma non troppo organico di chiaro-scuri e contrasti che comunque ci parlano di un’emotività lacerata. La lettura che ne dà il maestro Gatti è di grande fascino, potente e in uno stile quasi rapsodico, nella giustapposizione dei movimenti, minuziosamente delineati, e senza tracciare un’evoluzione lineare ed organica che l’opera di per sé non possiede.

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Deniele Gatti

Nell’ampio Moderato iniziale, il primo tema dei contrabbassi si trasmette ai violoncelli e ai fiati per espandersi poi a tutta l’orchestra, creando effetti di spaesamento e delineando un paesaggio desolato, dove i due temi successivi faticano ad affermare la loro cantabilità. Gatti realizza così un percorso continuo di tensione-distensione, nel contrasto dei timbri e nell’esaltazione dei ritmi, che nello sviluppo raggiunge il suo climax drammatico. Un passaggio più riflessivo è poi delineato dai colori dei fiati, su cui svetta infine l’ottavino, come una voce solitaria nella terra desolata.
Il breve Allegro che segue viene reso con travolgente vigore, con ritmi agitati e un avanzare furibondo, ad evocare la violenza della storia ed in particolare quella della dittatura sovietica – c’è addirittura chi vi legge un ritratto di Stalin.
L’Allegretto ci riporta in regioni più quiete, con un taglio introspettivo e con i temi che si strutturano con precisione, tra cui il re-mi be molle-do-si, che nella notazione tedesca è il crittogramma di Šostakovič.
L’ultimo movimento, prima Andante, poi Allegro, viene eseguito con grande energia e rigore, nella serrata contrapposizione di un tema brillante e della ripresa di altri più oscuri, senza che tuttavia si realizzi un chiaro superamento dialettico. A prevalere è comunque l’aspetto ottimista e solare, ma soltanto nella breve sezione della coda.

Molto applaudito il Magnificat, un vero tripudio per la Sinfonia, tributo di un pubblico che sorprende per numero e partecipazione.

GOFFREDO PETRASSI

Magnificat per soprano leggero, coro misto e orchestra

Soprano Eleonora Bellocci

DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ

Sinfonia n. 10 in mi minore op. 93

Moderato/Allegro/Allegretto/Andante. Allegro

Direttore

Daniele Gatti


Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Foto: Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino