Concerti

Concerto inaugurale dell’ 86° Maggio Musicale Fiorentino

Il Maggio Musicale Fiorentino apre i battenti della sua 86° edizione in una calda e profumata serata di primavera, dove si respira a pieni polmoni aria di festa e si sente la spinta a lanciarsi verso nuovi progetti, anche se in tempi difficili e faticosi. Prima inaugurazione del Festival per il nuovo sovrintendente Fuortes, con la partecipazione del sindaco e del ministro Sangiuliano, nonché di numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. L’evento è da giorni sold out ed una sala Metha davvero gremita attesta il desiderio del pubblico fiorentino di riappropriarsi di un evento emblematico che caratterizza da sempre la vita cittadina.

Il programma è raffinato, tanto per l’originalità delle scelte quanto per la qualità dei brani proposti, che si distinguono per la sentita ispirazione religiosa e per la particolare spiritualità che esprimono. Un percorso nel mondo del suono e dello spirito, caratterizzato da una ricerca ora tormentata ora estatica, nel succedersi di tre pannelli, differenti per atmosfere ideali ed emotive.

In apertura di questa esplorazione viene proposta una pagina poco eseguita di Anton Bruckner, l’antifona Ecce sacerdos magnus in la minore per doppio coro, tre tromboni e organo. Si tratta di un pezzo celebrativo, ispirato all’’Ecclesiaste e composto nel 1885 per il millenario della diocesi di Linz, che viene realizzato dal Coro del Maggio, ottimamente diretto da Lorenzo Fratini, in una forma cristallina e levigata. La composizione riesce di intensa suggestione e di sospesa serenità, con un Gloria Patri a cappella di straordinaria purezza armonica ed una sezione solenne sostenuta dalle trombe con accenti accorati e trionfali, fino alla conclusiva ripresa in pianissimo che invita ad un fiducioso abbandono.

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Lorenzo Fratini

Più tormentato il Salmo 13 op. 24 per coro e orchestra di Alexander Zemlinsky, anch’esso raramente eseguito e per giunta di un importante compositore ancora poco frequentato e conosciuto. Il brano fu composto nel 1935 in un periodo di tensioni che preludevano alla guerra, ma la prima esecuzione avvenne soltanto 1971. Il salmo, in forma tripartita, si presenta come un ampio monologo o piuttosto come un dialogo con l’Altissimo, nello stile biblico di un combattivo lamento. Leggerissimo è l’attacco discendente impartito dal maestro Daniele Gatti, che si espande lentamente a tutta l’orchestra con sonorità morbide e tenui, realizzando un crescendo vigoroso che culmina nel “Guarda dunque e ascoltami, o Signore, mio Dio!”: grido di protesta, addirittura di sdegno, che è il vertice drammatico della composizione e che chiude la prima parte. Segue, senza soluzione di continuità, una più distesa sezione strumentale, resa con modi raccolti e meditativi e che termina tuttavia con una battuta marcata e una pausa solenne, da cui scaturisce la parte conclusiva con il tema della speranza. Qui il gesto di Gatti è molto energico e conferisce all’insieme di coro e orchestra un carattere vibrante, con toni non totalmente pacificati ma di ritrovato coraggio e quasi celebrativi.

Punta di diamante e cuore pulsante del concerto è la seconda parte con la Sinfonia n. 4 in sol maggiore per orchestra e soprano solo di Gustav Mahler. In questa esecuzione spicca in maniera ancor più evidente la grande sintonia di Gatti con l’Orchestra del Maggio, che lo segue puntualmente in ogni indagine della forma sonora, mantenendo costantemente una perfetta aderenza alla sua guida e realizzando così un flusso sonoro compatto e screziato, trapuntato da pause solenni ed efficaci rallentamenti.

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Daniele Gatti

Il primo movimento Bedächtig, Nicht eilen, recht gemächlich (Riflessivo, Non affrettato, Molto comodo) ha un attacco brillante volto ad esaltare soprattutto gli aspetti melodici, con significative variazioni d’intensità ed accuratissimi colpi d’archetto dei contrabbassi. La dimensione quasi festosa si incrina nei temi che seguono, fino ad uno sviluppo sontuoso reso con crescente vigore e drammaticità. Di notevole suggestione la parte finale, con delicati pianissimo, dove la musica pare sul punto di spengersi per sempre ma poi si riaccende in una sorta di resurrezione sonora.

Nel secondo movimento, Im gemächlicher Bewegung, (Con movimento tranquillo, Senza fretta), vengono posti in evidenza i contrasti e si rende il ritmo in una modalità più marcata, con un attento impiego delle percussioni e creando qua e là effetti di ironia. Anche qui, veniamo sopresi dall’accordo conclusivo che risale con brio, quando il suono nel finale si era già considerevolmente affievolito.

L’inizio del terzo movimento Ruhevoll (Calmo), avviene dopo un momento di attesa e di intensa concentrazione, che per alcuni istanti lascia la sala con il fiato sospeso. Qui la melodia prende una forma ampia e distesa, nella morbidezza degli archi e poi nel dialogo con i corni e con i fiati, fino a scandagliare ogni parte dell’orchestra. La lettura di Gatti in questo passaggio è una vera e propria discesa in interiore homine, nella ricerca della verità di ogni tema e di ogni colore e nella raffigurazione della varietà dei ritmi, degli accordi e delle intermittenze del cuore.

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Sara Blanch e Daniele Gatti

L’afflato lirico del terzo movimento si innesta in modi solenni in Sehr behaglich “Das himmlische Leben” (Molto comodamente “La vita celeste”), mentre Sara Blanch, con un abito dalle fresche tinte primaverili, attraversa le file dei violini e si porta al centro del palco. “Wir geniessen die himmlischen Freuden,”, “Noi godiamo le gioie celesti,” così intona il soprano spagnolo con voce omogenea e rotonda, in una linea elegante e modulata. Interrotta dal ripresentarsi del tema di apertura della sinfonia, ispessito e variato, riprende il suo canto terso e trasparente che invita, con semplice gioia, al banchetto celeste.
La chiusura è infine lasciata alla purezza del suono degli strumenti, con uno stupefacente controllo della dinamica, in un susseguirsi di pianissimi dove la musica trascende se stessa e ci porta con sé. Dentro il silenzio, oltre il silenzio.

Si esita nell’applaudire per non spezzare l’incanto, ma poi piovono per tutti interminabili ovazioni, nella gratitudine del pubblico.

Anton Bruckner
Ecce Sacerdos Magnus

Alexander Zemlinsky
Salmo 13 op. 24 per coro e orchestra

Gustav Mahler
Sinfonia n. 4 in sol maggiore per soprano e orchestra

Direttore
Daniele Gatti

Direttore nel brano di Anton Bruckner
Lorenzo Fratini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Soprano
Sara Blanch

Foto:   Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino