Spettacoli

Pagliacci – Teatro dell’Opera, Roma

Nel centenario della nascita di uno dei più grandi maestri della regia teatrale e cinematografica, Franco Zeffirelli, il Teatro dell’Opera di Roma ha scelto di omaggiare il regista fiorentino con uno degli spettacoli che gli sono stati più cari: Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. L’allestimento, creato da Zeffirelli nel 1992 appositamente per la celebre istituzione romana, è ripreso da Stefano Trespidi, che mantiene intatta l’essenza della versione originale, mentre i coloratissimi costumi, disegnati da Raimonda Gaetani, e le luci di Vinicio Cheli completano il quadro di un evento unico, indimenticabile, che celebra uno dei più grandi nomi della cultura italiana e internazionale. 

Pagliacci è l’unica opera che ho realizzato in abiti contemporanei, ambientata oggi, in un certo mondo pittoresco indicato già da Leoncavallo. […] E così, per una volta, ho attualizzato la vicenda, perché ritengo che tutto ciò sia proprio quello che l’autore voleva”, queste le parole di Zeffirelli per un’opera concepita come moderna già dallo stesso compositore e che diviene attuale grazie ad un intervento registico geniale, tanto da poter essere riproposta tale e quale e sortire il medesimo effetto di 31 anni fa. 

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Pagliacci, atto I

È un trionfo di colori, suoni e movimenti quello che si può ammirare sul palco, in una performance che sembra evocare l’immagine di un grande circo. Non a caso, pagliacci, acrobati, giocolieri e mangiafuoco si alternano sulle tavole del teatro, lasciando senza fiato gli spettatori, rapiti dalla bellezza di un mondo talmente reale che sembra uscito dalla fantasia. Ma dietro a questo spettacolo, c’è un’altra realtà, fatta di storie di vita vissuta, di emozioni e sentimenti che si intrecciano e si scontrano, dando vita a un racconto che va ben oltre la semplice rappresentazione teatrale.

Sono storie d’amore, con i loro alti e bassi, le difficoltà e i compromessi che spesso le accompagnano, ma anche la passione e la tenacia che le fanno andare avanti. Sono storie di prostituzione, che raccontano la disperazione di chi non ha alternative, ma anche la forza e la dignità di chi cerca di rialzarsi e di cambiare la propria vita.

Sono storie di povertà e di discriminazione sociale, che fanno emergere le ingiustizie di un mondo che spesso guarda dall’altra parte, ma anche la speranza e la solidarietà di chi lotta per un mondo migliore. 

In questo spettacolo, la verità si nasconde dietro le tante controscene che affollano il palco, e solo chi ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare può cogliere il vero significato di quello che sta accadendo.

La storia si dipana in una piazza del meridione italiano, tra edifici fatiscenti e un susseguirsi incessante di persone che animano il luogo con il loro incessante andirivieni. Il racconto si snoda tra le vie di questo quartiere popolare, dove la gente si conosce e si saluta, ma dove anche le difficoltà della vita si fanno sentire in modo palpabile. Si respira un’aria di disincanto, ma anche di speranza, perché nonostante tutto, la vita continua a fluire, con la sua carica di emozioni e di imprevisti.

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Pagliacci, atto II

I palazzi che si affacciano sulla piazza sono segnati dal tempo e dalla trascuratezza, ma all’interno di questi muri antichi si nascondono storie di vita vissuta, di sogni e di delusioni che si intrecciano e si scontrano, dando vita a un mosaico di esperienze umane.

Su questo sfondo contemporaneo si muove Daniel Oren, che proprio nel ‘92 fu la guida musicale della stessa rappresentazione: “È un’immensa emozione tornare al Teatro dell’Opera di Roma dopo 13 anni con un capolavoro del verismo come Pagliacci ed è un’immensa gioia festeggiare uno dei più grandi, Franco Zeffirelli”. Un doppio festeggiamento, quindi: cento anni dalla nascita di Zeffirelli e il grande ritorno di Oren sul podio del teatro capitolino. Il remake della rappresentazione è stato un grande successo, anche dal punto di vista musicale. La sapiente guida di Daniel Oren e la grande preparazione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma hanno fatto sì che la musica fosse eseguita con grande maestria e sensibilità. La performance ha riportato alla luce alcuni tradizionali dettagli sonori e ne ha evidenziati di nuovi, conferendo alla musica un’ulteriore dimensione emotiva. Notevole la prestazione attoriale del Coro del Teatro dell’Opera di Roma che è stato parte attiva e caratterizzante nelle scene di massa, nonché componente fondamentale nei grandi pieni musicali. Chi ha assistito al precedente allestimento di Aida, meravigliandosi della cura delle dinamiche in pianissimo del coro, è rimasto senza dubbio sbalordito dalla grande potenza del fortissimo che la stessa compagine ha riversato nella sala in questa occasione. Una ulteriore conferma della competenza di Ciro Visco quale direttore di questo coro. Bravissimi gli allievi del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma che si sono distinti al pari dei colleghi adulti.

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Amartuvshin Enkhbat

Il cast internazionale che ha preso parte alla rappresentazione ha saputo legare alla perfezione regia e musica. In particolare, Amartuvshin Enkhbat, nel ruolo di Tonio/Taddeo, si è distinto per la sua interpretazione di altissimo livello. Il baritono mongolo ha incantato la sala sin dal prologo, eseguito a sipario chiuso come previsto dal copione. La sua voce immensa, avvolgente e ricca di armonici, poggiata a dovere e sapientemente sostenuta, ha regalato al pubblico un’esperienza indimenticabile. La sua interpretazione è stata mirabile, consapevole e impeccabile e ha mostrato la sua grande abilità artistica.

Il tenore Brian Jagde, nella sua interpretazione di Canio/Pagliaccio, ha fatto dimenticare l’avviso iniziale che ne annunciava l’indisposizione. L’interprete americano ha reso sul palco un’eccellente performance canora e attoriale, particolarmente avvincente nel secondo atto. Dinamico nei movimenti, statuario nella postura, ha arricchito il suo Canio con un mezzo vocale brillante e voluminoso.

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Brian Jagde

La bravura interpretativa di Nino Machaidze nel ruolo di Nedda/Colombina è stata sorprendente. La sua performance scenica e vocale è stata di alto livello e le ha permesso di confrontarsi alla pari con i due precedenti esecutori.

Nel ruolo di Silvio, Vittorio Prato ha trovato finalmente la giusta dimensione e ha potuto riprendersi la rivincita dopo l’interpretazione non proprio brillante di Belcore nel precedente Elisir d’amore.

Buona la prova di Matteo Falcier in Beppe/Arlecchino, particolarmente apprezzato dal pubblico per la sua serenata. 

Questo allestimento di Pagliacci in omaggio a Franco Zeffirelli, andato in scena al Teatro dell’Opera di Roma, ha rappresentato un evento di grande spessore artistico, che ha saputo celebrare al meglio la figura di uno dei registi più amati e apprezzati della storia del teatro italiano e che ha offerto una performance complessiva di altissimo livello, rendendo giustizia alla bellezza delle musiche di Leoncavallo.

PAGLIACCI
Musica di Ruggero Leoncavallo
Direttore Daniel Oren
Regia e scene Franco Zeffirelli

Maestro del Coro Ciro Visco
Costumi Raimonda Gaetani
Regia ripresa da Stefano Trespidi
Luci Vinicio Cheli

PERSONAGGI E INTERPRETI
NEDDA/ COLOMBINA Nino Machaidze
CANIO/PAGLIACCIO Brian Jagde
TONIO/TADDEO Amartuvshin Enkhbat
SILVIO Vittorio Prato
BEPPE Matteo Falcier

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento Opere Scenografiche S.R.L.
integrazioni tecniche per Scene, Costumi e Attrezzeria a cura di Teatro dell’Opera di Roma
Fotografie Fabrizio SansoniTeatro dell’Opera di Roma