La bohème – Teatro Regio, Parma
La bohème torna al Teatro Regio di Parma.
Sono passati pochi mesi da quando, lo scorso ottobre, al Teatro Ponchielli di Cremona, abbiamo potuto assistere a questa nuova e particola produzione di Bohème. Un allestimento nato dalla collaborazione fra Fondazione Teatro Regio di Parma, Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, un progetto che ha vinto un recente concorso rivolto a team creativi under35, finalizzato a valorizzare i temi di accessibilità e sostenibilità. Una lettura del capolavoro pucciniano, quella proposta dalla regista Marialuisa Bafunno, che si conferma visivamente originale ed accattivante e che si muove tenendo come centro il tema dei ricordi di Rodolfo. Questi ultimi, idealmente posti in una scatola azzurra, ingigantita sul palco, prendevano vita facendo rivivere la giovinezza all’ormai anziano poeta.
Per i dettagli sullo spettacolo rimandiamo alla nostra precedente recensione (qui il link), in questa occasione ci limitiamo a dire che abbiamo potuto vedere il progetto nella sua forma completa che include la presenza nel foyer dello “scrittoio di Rodolfo”. Non un piccolo particolare ma un vero invito per il pubblico ad entrare nella produzione; volendo si poteva lasciare un pensiero su un biglietto che cadrà sul palco nelle successive recite. Resta da dire però che, rispetto a quanto visto a Cremona, abbiamo notato un certo ridimensionamento di quasi tutte le tematiche di attualità, ad esempio l’aspetto queer di Shaunard è stato quasi eliminato del tutto, una revisione che ha in qualche modo “addomesticato” lo spettacolo. Confermiamo comunque che quanto visto lascia intravedere un buon potenziale nel giovane gruppo di artisti che hanno ideato questo allestimento.

Dopo avere tenuto a battesimo la produzione nei teatri del Circuito di OperaLombardia, torna ora sul podio Riccardo Bisatti. Il giovane direttore novarese ripropone, dunque, una lettura appassionata e tutta giocata su dinamiche avvolgenti e di stampo prettamente romantico. Qualche intemperanza nel dosaggio dei volumi sembra andare di pari passo con l’irrequietezza emotiva dei personaggi sul palco. Una concertazione complessivamente efficace e segnata da diversi momenti interessanti ma che risulta, ad un contempo, penalizzata da una prova non altrettanto incisiva della compagine strumentale. In buca, infatti, troviamo la Filarmonica di Parma che, in diverse occasioni, sembra mancare della coesione e della compattezza necessarie per evitare taluni scollamenti rispetto al palco.
Di buon livello la compagnia di canto.
Roberta Mantegna dona a Mimì tutta la preziosità di una vocalità dal timbro pastoso ed avvolgente. Il soprano affronta la scrittura pucciniana con disinvoltura, dà il meglio di sé nella seconda parte dello spettacolo e, in particolare, nel commovente ultimo quadro, impreziosito da messe di voce di purezza cristallina. Sotto il profilo interpretativo ne esce una eroina volitiva e per nulla remissiva, una giovane donna che insegue il proprio sogno d’amore e fa di tutto per trasformarlo in una realtà dalla quale non vorrà fuggire facilmente.

Al suo fianco è molto bravo Atalla Ayan, al suo primo incontro con il pubblico parmigiano. Il tenore brasiliano sfoggia una vocalità luminosa e ben sfogata nel registro superiore, compreso il temibile “do” della manina, espugnato con buona facilità. Il personaggio viene costruito attraverso una evidente cura dell’accento, votato ad una espressività convincente e misurata, in abbinamento ad una presenza scenica adeguatamente coinvolta.
Alessandro Luongo, nei panni di Marcello, rappresenta una garanzia. Il baritono mette in luce, infatti, tutta la preziosità di un mezzo ampio e brunito, oltre ad una manifesta incisività nel fraseggio e una evidente disinvoltura scenica.
Torna in questa produzione, dopo il debutto in OperaLombardia nel ruolo di Mimì, Maria Novella Malfatti che, in questa occasione, si misura con il personaggio di Musetta. Il soprano, grazie alla facilità di proiezione dell’emissione e alla freschezza del portamento, mostra di avere tutte le carte in regola per dare vita alla incontenibile vitalità di questa donna che, ben presto, decide di abbandonare la vita mondana per dedicarsi all’unico vero amore della sua vita.

Buona impressione desta Alexei Kulagin che, con un mezzo sonoro e di puro velluto, cesella la saggezza e malinconia di Colline, qui tratteggiato come un convinto ambientalista.
A completare il gruppo dei bohémien ci pensa Roberto Lorenzi, uno Schaunard che colpisce per sicurezza vocale ed incisività dell’accento. Toccante il suo addio a Mimì in quarto atto sul limitare della porta di ingresso della soffitta.
Perfettamente in parte, Eugenio Maria Degiacomi impegnato, con pari credibilità e modernità nel canto come sulla scena, nel duplice ruolo di Benoît e Alcindoro.
Squillante il Parpignol di Francesco Congiu, già allievo dell’Accademia Verdiana.
Puntuali sono, poi, Angelo Lodetti, Matteo Mazzoli e Matteo Monni nei ruoli, rispettivamente, di un Sergente dei doganieri, un Doganiere e un Venditore.
Completa la locandina il bravo Marco Bonucci, alter ego attempato di Rodolfo.
Splendido, e non si finirà mai di sottolinearlo, l’apporto del Coro del Teatro Regio, guidato con encomiabile consapevolezza dal Martino Faggiani.
Solido anche il contributo dei giovani cantori delle Voci bianche del teatro parmigiano, validamente istruiti da Massimo Fiocchi Malaspina.
Come non ricordare, poi, la Banda degli Allievi del Conservatorio Peri-Merulo la cui vivace esibizione ha allietato, in particolare la chiusa dell’atto del Café Momus.
I generosi applausi del pubblico presente in sala salutano, al termine, tutti gli artisti. L’amore senza tempo di Rodolfo e della sua Mimì ha trionfato e commosso anche questa volta.
LA BOHÈME
Opera lirica in quattro quadri
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
In occasione del centenario della morte
di Giacomo Puccini
Mimì Roberta Mantegna
Musetta Maria Novella Malfatti
Rodolfo Atalla Ayan
Marcello Alessandro Luongo
Schaunard Roberto Lorenzi
Colline Alexei Kulagin
Benoît/Alcindoro Eugenio Maria Degiacomi
Parpignol Francesco Congiu
Sergente dei doganieri Angelo Lodetti
Doganiere Matteo Mazzoli
Venditore Matteo Monni
Filarmonica di Parma
Banda degli Allievi del Conservatorio Peri-Merulo
Coro del Teatro Regio di Parma
Coro Voci Bianche del Teatro Regio di Parma
Direttore Riccardo Bisatti
Maestro del Coro Martino Faggiani
Maestro del Coro di voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina
Regia e costumi Marialuisa Bafunno
Scene Eleonora Peronetti
Coreografie Emanuele Rosa
Luci Gianni Bertoli
FOTO: Roberto Ricci