Spettacoli

Norma – Teatro Carlo Felice, Genova

Sul palcoscenico del Teatro Carlo Felice di Genova approda Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini proposto in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna.

“Dell’aura tua profetica,/Terribil Dio, l’informa!/Sensi, o Irminsul, le inspira/D’odio ai Romani e d’ira,/Sensi che questa infrangano/Pace per noi mortal, sì!”

Norma_Genova_2023_1
Vasilisa Berzhanskaya, Carmela Remigio e Stefan Pop

Così cantano i Druidi all’apertura del primo atto di Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini e, in un certo senso, uno dei protagonisti che serpeggiano in tutto il dramma senza mai disvelarsi completamente è proprio Irminsul. Una divinità che si identifica con l’albero cosmico, qualcosa di ancor oggi presente nella cultura tedesca, basti pensare alla Irmensäule della cattedrale di Hildesheim, una delle poche testimonianze della religione pagana e di un suo oggetto di culto, la colonna sacra, sopravvissuta perché reimpiegata in ambito cattolico. Ma il celtismo di Felice Romani, librettista di Norma, era già comparso nel 1820 con il melodramma eroico La sacerdotessa d’Irminsul, su musica di Giovanni Pacini. Un mondo complesso ed affascinante, addolcito dalla visione ottocentesca, forse la regista dello spettacolo Stefania Bonfadelli ha voluto sottolineare che nel nome stesso Irminsul è contenuto il prefisso Irmin uno dei nomi di Odino, Dio della ispirazione profetica ma, soprattutto, della guerra e della vittoria. Ci troviamo in un mondo post apocalittico e atemporale dove ogni cosa è stata eliminata e sopravvivono solo due gruppi di uomini, in guerra fra loro. Una scena, a cura di Serena Rocco, assolutamente essenziale, disegnata solo con un pavimento di pietra fortemente inclinato, qualche menhir ed un cielo scuro e tempestoso. Spiace constatare che lo spettacolo, pensato per il piccolo palco del Comunale Nouveau di Bologna, (qui la nostra recensione) non è stato adattato al grande palco genovese, che risulta così decisamente troppo vuoto. Incentrare Norma sul suo elemento bellico può essere una buona idea ma in questo allestimento il senso di inespresso è veramente troppo alto e alcune scelte sono parse decisamente infelici come privare il “Casta diva” di ogni possibile segno di luce lunare. I costumi di Valeria Donata Bettella si limitano a vari tipi di tute mimetiche e abbigliamento militaresco, le luci di Daniele Naldi sono attente a creare costantemente il clima di tempesta e perenne notte pensato per lo spettacolo. 

Norma_Genova_2023_2
Vasilisa Berzhanskaya

Di grande interesse il versante musicale dello spettacolo.
A partire dalla scelta di eseguire l’edizione critica, a cura dello stesso Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi con Maurizio Biondi (copyright ed edizione Alkor/Bärenreiter, Kassel; rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano). Le principali differenze, rispetto alla versione solitamente eseguita, sono riscontrabili nella strumentazione e riguardano, in particolare, “Casta diva”, il terzetto di finale primo e il coro di secondo atto “Guerra, guerra!”. Un’operazione filologica che cerca di sottrarre, per quanto possibile, lo spartito alle stratificazioni della tradizione esecutiva e che, attraverso un attento studio delle dinamiche orchestrali e dei registri vocali, vuole mostrarsi il più vicino possibile al dettato originario dell’autore. La partitura viene eseguita nella sua integralità, con la riapertura di ogni taglio e con la ripetizione delle cabalette opportunamente variate. Ciò che cambia è, soprattutto, la distribuzione delle vocalità tra i personaggi con Norma affidata ad un mezzosoprano e Adalgisa ad un soprano. Una scelta che, stante il livello del cast in locandina, appare davvero azzeccatissima.
Minasi, attraverso la scelta di tempi rapidi e per lo più spediti, imprime alla partitura un ritmo quasi marziale che ben si addice, sotto un certo aspetto, a quella atmosfera bellicosa che fa da sfondo alla vicenda, come rimarcato, per altro, dall’impronta registica dello spettacolo. Dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, qui in una forma davvero smagliate, si sprigiona un tappeto sonoro denso e pulsante, un vortice che travolge le passioni e i turbamenti dei protagonisti. Ma il capolavoro belliniano parla anche di pace e di amore; ed ecco allora che dalla buca si levano anche sonorità più rarefatte, quasi evanescenti e sospese. Al di là del buon lavoro sulla qualità del suono, il direttore si mostra anche particolarmente attento nel supportare le voci presenti in palcoscenico.

Tanta era l’attesa per il debutto sulla scena di Vasilisa Berzhanskaya alle prese con uno dei ruoli più affascinanti, ma anche più complessi dell’intera letteratura musicale. Il mezzosoprano siberiano possiede un mezzo corposo ed ampio, dal timbro smaltato e dal suggestivo colore brunito. La linea vocale, straordinariamente salda, mostra una ottima omogeneità tra i registri, vibra nei centri, si adagia nei gravi con naturalezza e rifulge in acuto luminosa e penetrante. Berzhanskaya coglie l’essenza dello stile belliniano e domina la parte con grande controllo. Le lunghe arcate melodiche della celeberrima “Casta diva” sono affrontate con la giusta morbidezza e piacevoli effetti chiaroscurali; le impervie agilità della seguente cabaletta risultano ordinate e superate con la opportuna cautela. Ben riusciti i duetti con Adalgisa, complice l’indiscussa bravura di Carmela Remigio. Tutto il finale secondo, poi, convince senza riserve grazie, tra l’altro, ai bellissimi pianissimi, sempre ben timbrati, sfoggiati nel concertato conclusivo. Al talento della esecutrice si abbina l’intelligenza dell’interprete che sa fraseggiare con cura e articolare le frasi con accenti sfumati che sappiano ben sottolineare il contrasto tra l’aulicità del leader religioso e l’intimo turbamento della donna innamorata. Se a quanto sopra si aggiunge una presenza scenica da autentica amazzone, si ottiene una prova di grande spessore, perfettibile forse con il tempo e una certa frequentazione del ruolo, ma assolutamente coinvolgente e trascinante.

Al suo fianco brilla la Adalgisa di Carmela Remigio che oggi può essere considerata, senza dubbio, interprete di riferimento della giovane sacerdotessa belliniana. Si apprezzano così la freschezza e la morbidezza di una vocalità stilisticamente irreprensibile e tecnicamente ferrata. La linea è sempre sorvegliata e controllata, eterea nei piani, salda e sicura in acuto (peraltro questa versione prevede alcuni passaggi più acuti rispetto a quanto siamo abituati ad ascoltare). Nella prova del soprano pescarese il suono ha sempre una finalità espressiva e, pertanto, assume una precisa funzione drammaturgica che rende il personaggio coinvolgete ed emotivamente trascinante. Grazie al riuscito amalgama dei rispettivi impasti timbrici, i duetti tra Norma e Adalgisa, e in particolare il secondo, si ascrivono tra i momenti più riusciti della serata.

Norma_Genova_2023_4
Alessio Cacciamani

Completa il terzetto dei protagonisti Stefan Pop che torna ad interpretare così il proconsole romano Pollione. Il timbro solare e il colore schiettamente lirico sono i tratti peculiari della vocalità del tenore che si apprezza, tra l’altro, per la pienezza dei centri e per la baldanzosa sicurezza con cui affronta il registro superiore. Alla generosità dell’esecutore corrisponde anche la totale immedesimazione dell’interprete che ben sottolinea, grazie ad un piacevole ricorso alle mezze voci, il contrasto tra l’irruenza del personaggio in primo atto e il suo pentimento nel finale.

Alessio Cacciamani, con vocalità ampia e sicura interpreta Oroveso. Il bel colore caratteristico della linea ben si presta nel sottolineare il lato umano del personaggio che, pertanto, risulta ancora più credibile nella commozione provata per la figlia nella scena conclusiva dell’opera. Autorevole la presenza scenica.

Note positive per il Flavio di Blagoj Nacoski, vocalmente sicuro e scenicamente disinvolto.

Completa la locandina una squillante Simona di Capua nel ruolo di Clotilde.

Il Coro del Teatro Carlo Felice, ottimamente diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti si cimenta con pregevoli risultati in una prova che si distingue per intensità e compattezza sonore, particolarmente evidenti soprattutto nel finale secondo.

Successo festoso al termine con punte di particolare apprezzamento per il terzetto dei protagonisti.
Per completezza di informazione ricordiamo che, nelle recite previste con il cast alternativo, viene eseguita la versione che comunemente conosciamo, con l’assegnazione del ruolo di Norma ad un soprano e quello di Adalgisa ad un mezzo.

Norma
Tragedia lirica in due atti
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani

Norma Vasilisa Berzhanskaya
Adalgisa Carmela Remigio
Pollione Stefan Pop
Oroveso Alessio Cacciamani
Flavio Blagoj Nascoski
Clotilde Simona di Capua

Direttore Riccardo Minasi
Regia Stefania Bonfadelli
Scene Serena Rocco
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Daniele Naldi
Coreografia Ran Arthur Braun
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova

FOTO: Teatro Carlo Felie Genova