Rubriche 2021

Verdi, Donizetti e la rivalità che non è mai esistita

Verdi rivale di Donizetti? Si intitolava in questa maniera un articolo del 18 dicembre del 1941 de Il Gazzettino: un pezzo scritto per mettere in evidenza una presunta rivalità tra i due compositori, anche se soltanto marginalmente dal punto di vista musicale. In effetti, l’obiettivo era quello di approfondire i contrasti sorti tra i due per l’amore di una signora milanese, Giuseppina Appiani. Gossip a parte, c’è subito una domanda che bisogna porsi: che rapporti c’erano tra Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti? Quell’articolo di 63 anni fa è uno spunto interessante di partenza, ma da solo non basta. Forse può sembrare forzato un confronto tra carriere artistiche che coincisero per appena nove anni (di cui soltanto sei effettivi), eppure le occasioni di contatto furono diverse.

Il periodo 1841-1842 è inevitabilmente il primo da approfondire. Per circa sei mesi Donizetti abitò a Milano, impegnato com’era nella composizione e nelle prove di “Maria Padilla”, rappresentata alla Scala il 26 dicembre del 1841. Nei primi mesi del 1842, poi, lavorò nella stessa città alla “Linda di Chamounix”, opera che sarebbe stata rappresentata per la prima volta a Vienna nel maggio successivo.  Si tratta dello stesso periodo in cui Verdi si affermò con il suo “Nabucodonosor” e i primi contatti fugaci tra i due si ebbero in occasione delle prove della prima vera affermazione del cigno di Busseto. È diventato più che famoso l’aneddoto di Donizetti che ritarda la partenza per Bologna per assistere alla prèmiere del “Nabucco”, dopo essere stato favorevolmente impressionato dalla musica.

La presunta rivalità, dunque, sarebbe cominciata con una grande ammirazione del compositore più anziano, per nulla geloso della nuova stella che stava cominciando a brillare. Anzi, il musicista bergamasco scrisse più di una lettera agli amici per invitarli ad assistere ad almeno una recita della nuova opera, qualcosa che valeva la pena provare. Tra l’altro, nella carrozza che lo avrebbe portato da Milano a Bologna venne visto sovrappensiero e poi esclamare un eloquente “Oh quel Nabucco! Bello! Bello! Bello!”. L’articolo del 1941 fa riferimento all’amore conteso di Giuseppina Appiani: effettivamente Donizetti visse nella casa di questa signora, vedova di un marito che l’aveva lasciata con tre figlie.

Anche Donizetti era vedovo, avendo perso l’adorata moglie Virginia nel 1837, un lutto mai superato del tutto come è ben testimoniato dalle lettere scritte al cognato: la “convivenza” con la Appiani gli regalò qualche momento spensierato, ma i biografi hanno spesso fatto confusione su nomi e date, creando molti equivoci. Verdi conobbe la Appiani in seguito al successo del “Nabucco”, un trionfo che gli aprì le porte dei salotti più in vista di Milano. Mettendo da parte le improbabili tensioni amorose, esiste una sola lettera in cui Verdi si rivolge a Donizetti e si tratta di un episodio molto interessante e affascinante.

Il compositore lombardo non perdeva una sola occasione per lodare Verdi e il debutto positivo dell'”Ernani” a Venezia del 1844 lo spinse a un gesto molto bello: fece sapere al bussetano tramite un amico comune, Giacomo Pedroni, che era addirittura disposto ad aiutarlo in occasione della rappresentazione dell’opera a Vienna. Verdi rispose con un piacevole stupore:

Mi fu di grata sorpresa leggere la di lei lettera scritta a Pedroni, in cui gentilmente si offre di assistere alle prove del mio Ernani. Non esito punto ad accettare la cortese offerta con la massima riconoscenza, certo che alle mie note non può derivarne che utile grande, dal momento che Donizetti pensa di prendersene pensiero. Pregola volersi occupare sì della direzione generale, come delle puntature che potranno abbisognare, specialmente nella parte di Ferretti. A lei, signor Cavaliere, non farò complimenti. Ella è nel piccolo numero degli uomini che hanno sovrano ingegno e non abbisognano di una lode individuale. Il favore che Ella mi comporta è troppo distinto perché possa dubitare della mia gratitudine. Con la più profonda stima.

Come si può intuire c’è un grande rispetto reciproco, di affari privati non potevano certo parlarne a distanza e l’attrito tanto strombazzato non sembra esserci. Più avvincente è la questione che all’epoca si faceva sulla maggiore o minore validità delle musiche di Verdi e Donizetti rispetto al momento storico: nel 1850 venne addirittura rappresentata una commedia in lingua napoletana a cura di Pasquale Altavilla, “Li contraste tra duje ‘mpresarie pe le musiche de li maste Verdi e Donizetti“, in cui il problema veniva appena accennato in un contesto comico e divertente, ma il titolo fa ben capire come la rivalità tra compositori sia stata creata da critici, sostenitori e detrattori: Verdi si ispirò a Donizetti all’inizio della carriera e Donizetti continuò a sostenere l’astro nascente fino alla sua morte.