2012

Concerti 2012

GIACOMO SAGRIPANTI, STEFAN MILENKOVICH [Lukas Franceschini] Verona, 2 marzo 2012.
Il Concerto eseguito la Teatro Filarmonico sotto la bacchetta di Giacomo Sagripanti e la partecipazione del violinista serbo Stefan Milenkovich ha avuto un esito trionfale.
Milenkovich non era nuovo per il pubblico veronese ma per la prima volta si cimentava nel celebre Concerto n. 2 per violino e orchestra denominato “La Campanella” di Niccolò Paganini. È indiscusso che le composizioni dell’autore abbiano il pregio di esaltare le prodezze virtuosistiche del solista, il quale nel terzo movimento di tale concerto tocchi vertici di eccezionale virtuosismo al pari di una campanella che cadenza il tempo. Il giovane violinista ha si è esibito su un Guarnieri del Gesù del 1735, liutaio che forniva strumenti pure a Paganini. Il suono di questo violino è corposo e dal colore di meravigliosa bellezza che ben si adatta alle virtuosità insite nella composizione. L’esecuzione è di altissimo livello dove perizia tecnica, precisione assoluta nell’eleganza dei picchettati assommati ad una musicalità di primordine cui è doveroso anteporre un’espressione stilistica ragionata di mirabile finitura. Al termine, dopo numerose insistenze da parte del pubblico, Milenkovich si è esibito con eccezionali sonorità nell’Allemanda dalla Partita n. 2 per violino solo di Johann Sebastian Bach.
L’Orchestra dell’Arena di Verona si è esibita con grande coinvolgimento, anzi potremo dire che raramente l’abbiamo udita così in forma. Il merito è anche del giovane e assai promettente direttore Giacomo Sagripanti, il quale proprio in Paganini trova un terreno molto fertile. La serata era iniziata con una convincete esecuzione dell’Ouverture dall’opera Medée di Luigi Cherbuni, risolta con buona finitura drammatica, ed è terminata con la Sinfonia n. 2 di Aleksandr Borodin. La Sinfonia non è certo una delle composizioni più indicative del suo catalogo e dell’intero panorama russo se paragonato ad altri autori coevi, tuttavia la farcitura di temi della tradizione locale emerge in maniera rappresentativa una poetica narrativa Il direttore ricava da quest’ostica partitura un’esecuzione pulita e molto energica, misurata nei movimenti descrittivi, vibrante negli allegri, cui l’orchestra ha risposto in maniera emblematica. Successo pieno al termine.

MICHELE MARIOTTI, PIETRO DE MARIA [William Fratti] Parma, 13 aprile 2012.
La Fondazione Arturo Toscanini prosegue la sua stagione concertistica “Nuove Atmosfere” all’Auditorium Paganini di Parma con un appuntamento decisamente atteso ed importante: il Concerto n. 1 in si bemolle minore per pianoforte e orchestra di Piotr Ilic Ciajkovsky.
Non c’è dubbio che ogni rappresentazione del capolavoro russo rischia di essere vittima della sua popolarità, soprattutto nei primi maestosissimi minuti, ma l’esecuzione voluta da Michele Mariotti e Pietro De Maria riesce fortunatamente ad evadere dalla moltitudine per arricchirsi di colori personali, ma comunque legittimi e decisamente ciajkovskyani.
Il direttore pesarese riesce a creare un amalgama molto ben riuscito, svolgendo le pagine musicali del concerto con la giusta imponenza, trasmettendo ora la gioia e la luce delle estati nordiche, ora la malinconia e il grigiore dei nebbiosi autunni pietroburghesi. La medesima grandeur contagia positivamente anche l’esecuzione della Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore di Robert Schumann, anche se le sfumature cromatiche sono forse leggermente più piatte.
Il pianista veneziano si inserisce perfettamente nell’organico orchestrale, restandone ovviamente il prestigioso protagonista, ma assolutamente coeso all’intero gruppo di musicisti. La sua visione del concerto è indiscutibilmente classica, ma chiaramente ben raffinata ed elegante e colpisce soprattutto per la passione che trasmette nell’allegro del finale. Il pubblico lo saluta con tale calore, che è “costretto” a rilasciare ben due bis, prima una mazurka di Chopin, poi una sonata di Scarlatti.
La Filarmonica Arturo Toscanini si conferma essere una delle migliori orchestre sinfoniche a livello internazionale, sempre precisa nell’esecuzione, attenta alla qualità del suono e dell’interpretazione musicale. Il pubblico entusiasta decreta il grande successo della serata e per tutti gli artisti.

CONCERTO MASTERCLASS MARCELLO LIPPI [Natalia Di Bartolo] Agrigento, 9 maggio 2012.
Concerto Internazionale conclusivo del Masterclass del baritono M° Marcello Lippi, Direttore Artistico del Teatro Verdi di Pisa, per l’Associazione Culturale Sicilia Opera Academy, tenutosi al Teatro Pirandello nei giorni 8 e 9 maggio 2012, con il patrocinio della Fondazione Teatro Luigi Pirandello Valle dei Templi- Agrigento ed il supporto dell’Associazione Musicale agrigentina Fryderyk Chopin, che ha contribuito a mettere a disposizione la suggestiva sala da Concerti del Museo di S. Spirito per il Concerto.
La città di Agrigento “Polo di Cultura Musicale”: un Progetto decisamente ambizioso, ma per il quale si sta lavorando alacremente e che, dato il carattere disincantato degli agrigentini, poco avvezzi per indole e per lunghe vicissitudini negative subite in merito ad accogliere il nuovo con beneauguranti auspici ed a sostenerlo con la propria presenza concreta, si presenta come un lavoro non facile. Ma ogni piccolo evento che si aggiunge ad un altro è come una goccia d’acqua nel deserto, capace di dissetare una piccolissima zolla…ed è così che pian piano la città sembra aprirsi all’accoglienza di eventi che soprattutto si avvalgono di un lavoro compiuto in sinergia ed attentamente seguito e sorretto da autorevoli Associazioni. E’ stato il caso del Masterclass tenuto dal baritono M° Marcello Lippi, Direttore Artistico del Teatro Verdi di Pisa, per l’Associazione Culturale “Sicilia Opera Academy”, tenutosi al Teatro Pirandello nei giorni 8 e 9 maggio 2012, con il patrocinio della Fondazione Teatro Luigi Pirandello Valle dei Templi- Agrigento ed il supporto dell’Associazione Musicale agrigentina Fryderyk Chopin, che ha contribuito a mettere a disposizione la suggestiva Sala da Concerti dello splendido Museo di S. Spirito per il Concerto finale dei partecipanti.
Un Masterclass variegato e decisamente “orientale”, per la presenza predominante quanto a numero, di concorrenti dalla Cina, da Taiwan, dalla Russia, dal Kazakistan; ma con presenze anche dall’Italia. Nove partecipanti: sei soprani, un mezzosoprano ed un basso, che hanno colto con estrema attenzione le direttive tecniche dell’ascolto e degli interventi del Maestro Lippi, accompagnato nel corso delle audizioni da due valenti pianisti, nella decisamente suggestiva cornice di un sempre magnifico Teatro Pirandello, che, visto e soprattutto vissuto dal palcoscenico, non ha potuto non emozionare i partecipanti, soprattutto coloro che provenivano da realtà culturali ed ambientali tanto “lontane” e “diverse”. Voci variegate, alcune potenzialmente interessanti, altre ancora da “sbozzare”, ma tutte decisamente impegnate a dare il meglio e ad apprendere dalla “tradizione” e dall’impostazione tecnica del Canto Lirico italiano (sia pure, secondo i casi dettati dal repertorio scelto dai discenti, conformatasi adeguatamente all’altrettanto autorevole “Tradition Française”), sempre ed ancora regine nel mondo.
Impegnativo il concerto conclusivo, nella suddetta storica cornice della Sala da Concerti del Museo di S. Spirito, che ha visto l’alternarsi dei partecipanti alle prese con celebri arie d’Opera Italiana e Francese, come prima accennato, ma anche con brani etnici originali cinesi, nonché con un brano originale contemporaneo d’ispirazione religiosa, di fronte ad un pubblico che avremmo auspicato come sempre essere più numeroso, ma che si è dimostrato comunque attento e partecipe e che ha gradito e sottolineato con applausi sentiti il tangibile impegno di tutti.
La serata è stata registrata integralmente da un’importante emittente orientale e sarà presto on line, visibile nel mondo intero attraverso l’insostituibile web, che ormai è diventato, a pieno titolo ed a ragione, il mezzo di diffusione più ampio, duttile ed appropriato del nostro tempo.

STEFANO TESÉ, PIETRO LA GRECA [Natalia Di Bartolo] Realmonte, 12 maggio 2012.
Suonare insieme sullo stesso strumento non è solo questione di bravura e di affiatamento, ma anche di accordo spirituale e di sintonia artistica. E tali ingredienti ci sono tutti in questo Duo pianistico, dedicato nel nome alla celebre concertista e docente Lya De Barberiis che ha formato sulla propria prestigiosa tastiera entrambi i protagonisti, Stefano Tesé e Pietro La Greca, un tempo Maestro ed Allievo; originale ensemble che i due musicisti hanno da poco deciso di lanciare in concerto.
Il successo di un’iniziativa non dipende solo dalle condizioni esterne che permettano che si realizzi, ma innanzitutto da ciò che scaturisca dall’interno: dai sentimenti e dalle esperienze di vita dei protagonisti. E non a caso, così, i pianisti Stefano Tesé e Pietro la Greca, un tempo Maestro ed Allievo, attualmente validi e noti concertisti e didatti, si sono trovati insieme, concordi, a formare un “Duo Pianistico”, dalla valenza decisamente originale, ma soprattutto dal valore artistico comprovato ed animato da un raro fervore dell’anima. Perché suonare insieme sullo stesso strumento non è solo questione di bravura e di affiatamento, ma anche di accordo spirituale e di sintonia artistica. E tali ingredienti ci sono tutti in questo Duo, dedicato nel nome alla celebre concertista e docente Lya De Barberiis che ha formato sulla propria prestigiosa tastiera entrambi i protagonisti; originale ensemble che i due musicisti hanno da poco deciso di lanciare in concerto.
Il Duo pianistico De Barberiis, Tesé-La Greca, ha così debuttato il 19 aprile 2012 nella scuola media ad indirizzo musicale di Canicattì (AG), l’I.C. Luigi Pirandello, e non è stato una caso: “L’emozione – racconta Pietro La Greca – è stata tanta per una serie di episodi che mi coinvolgono in pieno. Questa scuola mi ha accolto come alunno ben diciotto anni fa ed è proprio qui, sotto la guida del M°. Stefano Tesè, che è iniziato il mio percorso musicale. Vi sono ritornato nel 2009 come docente di pianoforte ed è stato emozionante ritrovare quali colleghi molti dei miei insegnanti. Si aggiunge a tutto questo il debutto insieme al mio Maestro, uno a fianco all’altro, sullo stesso pianoforte che ci ha visti protagonisti tanti anni fa.”
Dati decisamente pregnanti, che hanno avviato il Duo pianistico ad un meritevole iter di esibizioni. In particolare, il debutto è avvenuto nell’ambito della Rassegna di Concerti nelle Scuole medie ad indirizzo musicale della provincia di Agrigento “Viaggio nella Musica”. “È doveroso ricordare – prosegue il M° La Greca – che l’idea della Rassegna è nata spontaneamente per volontà di alcuni docenti di strumento musicale, il M°. Tesé in prima linea, poiché lo scopo ultimo di chi insegna la musica nella scuola dell’obbligo, al di là delle finalità di carattere educativo / formativo, è quello di trasmettere il proprio amore per quest’arte. In una provincia come la nostra, dove la pratica musicale non è molto diffusa, la possibilità di offrire esecuzioni “dal vivo” costituisce indubbiamente un’esperienza preziosa.”
E l’esperienza del debutto si è ripetuta con altrettanto successo, sempre nell’ambito di “Viaggio nella Musica”, all’Auditorium di Realmonte (AG), la citta della Scala dei Turchi (ambiente espressamente destinato ai Concerti, recentemente ristrutturato, arredato con gusto e dotato di mezzi multimediali), e che il 25-26 e 27 maggio 2012 ospiterà anche le audizioni ed il Concerto Finale di premiazione del Concorso Internazionale 2° LIONS IncontrArti MUSIC AWARD, nel Plesso Scolastico dell’ I.C. Garibaldi, Preside il prof. Giovanni Bruno Gallo. Il Duo Pianistico De Barberiis, infatti, si è esibito a Realmonte il 12 maggio 2012 di fronte ad un pubblico delle grandi occasioni, ad Auditorium gremito, riscuotendo un indiscutibile successo.
In programma, nella prima parte, cinque valzer e le Danze Ungheresi n. 4 e 5 di Brahms, seguite da un interessante brano contemporaneo del M° Fabrizio Puglisi, presente al Concerto: suoi i 4 prezzi brevi in 4 movimenti, ricchi di fluidità e dinamismo. Stefano Tesé al registro grave e Pietro la Greca a quello acuto dello strumento: gran maestria in un giocoso e virtusosistico “intrecciarsi” di mani e sonorità; altrettanto nella seconda parte, in cui i pianisti si sono scambiati i posti per la celeberrima Rapsodia Ungherese n. 2 di Listz . Per concludere in bellezza, bis a grande richiesta di un valzer di Brahms.
Il concerto ha avuto un gradevole carattere informale, presentato dalle allieve della Classe di Pianoforte dell’Istituto di Realmonte (curata proprio dal M° Tesé) ed arricchito da proiezioni di immagini e titoli; durante il concerto, è stata in tal modo fornita al pubblico la chiave d’ascolto più opportuna per l’analisi delle varie composizioni e per la conoscenza ravvicinata dello strumento, com’è costume nell’ambito della Rassegna.
Applausi scroscianti, quindi, per il duo De Barberiis, affiatatissimo nell’Arte e nell’affetto e che ha saputo trasmettere al pubblico anche a Realmonte tutto il proprio amore per la Musica. Un meritato plauso all’idea ed all’iniziativa e l’augurio che il sodalizio si consolidi e si affermi presso il pubblico non solo agrigentino, tanto quanto si afferma già da sé in un mix di energia ed entusiasmo che si dimostrano immediatamente e piacevolmente coinvolgenti per tutti gli ascoltatori.

CONCORSO VOCI VERDIANE [William Fratti] Busseto, 16 giugno 2012.
Il Concerto dei finalisti della Cinquantesima edizione del Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto si apre con diversi minuti di ritardo con la voce di Diletta Canepari, che prima di passare alle presentazioni di rito informa il pubblico della sobrietà della scena, dell’assenza voluta di abbellimenti sul palcoscenico e sulla Piazza Giuseppe Verdi, al fine di donare ai più bisognosi il denaro risparmiato. Infatti il Comune di Busseto ha deciso di adottare il Comune di Mirandola e di destinare una serie di fondi, la cui raccolta si è aperta in quest’occasione e proseguirà per tutta l’estate, alla ricostruzione della scuola elementare crollata durante il terremoto.
Come è giusto che sia, la guida del Concerto passa nelle mani di Fabrizio Cassi che, salito sul podio dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, dirige con giusto sapore la sinfonia di Aroldo, durante la quale purtroppo si odono immediatamente i pregi e i difetti dell’amplificazione. Non v’è dubbio che il suono arrivi meglio anche alle ultime file di spettatori, ma il volume è leggermente alto e i microfoni sparsi per l’orchestra sono poco numerosi, col risultato che alcuni strumenti si odono più di altri, ma si sente anche ogni minima sbavatura, che altrimenti sarebbe amalgamata nel suono generale. Inoltre non è possibile valutare l’abilità nella proiezione della voce degli interpreti, anch’essi amplificati e non dal pavimento.
Luca Dall’Amico è il primo finalista in gara e si presenta con “Come dal ciel precipita” da Macbeth. Il basso italiano possiede un bel timbro scuro, saldo negli acuti, ma non troppo nei gravi più estremi.
Chaejun Lim, basso coreano, con l’aria e cabaletta “Infelice, e tuo credevi” da Ernani, dimostra di possedere una buona linea di canto, unita ad un altrettanto buona tecnica, con l’aggiunta di una minima ricerca di colori.
Il lettone Valdis Jansons, già interprete di numerosi ruoli comprimari da diversi anni, porta sul palcoscenico una buona interpretazione dell’aria di Ford “È sogno? O realtà” da Falstaff, con buon fraseggio e un decisivo miglioramento nell’intonazione. Le note alte sono ben appoggiate, ma lo stesso non si può dire per le più basse, dove il baritono perde di volume. Ottima è l’interpretazione orchestrale di Fabrizio Cassi di questo difficile pezzo.
Il sud coreano Jootaek Kim, venticinquenne, è il primo cantante in gara a risvegliare seriamente gli animi del pubblico con “Il balen del suo sorriso” da Il trovatore. Il giovane baritono esegue la celebre aria con una linea di canto molto omogenea, arricchita dai giusti accenti verdiani, che sicuramente lo portano a vincere il secondo premio.
La prima parte della serata termina con l’esibizione di Jung Hoon Kim, ventiquattrenne, il più giovane dei finalisti, anch’egli sud coreano. Non conosce l’italiano ma canta “Ma se m’è forza perderti” da Un ballo in maschera con ottima intonazione, ottimo squillo e buona ricerca di colori, con tutti i piani previsti dallo spartito.
Dopo l’intervallo Fabrizio Cassi conduce l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna in una bellissima esecuzione della sinfonia de La forza del destino e prosegue la kermesse degli altri cinque finalisti.
Il primo è di nuovo un sud coreano, Seung Hwan Yun, anch’egli dotato di buon squillo e morbida linea di canto. L’unico neo è quello di risultare un po’ piatto, ma ciò non gli è da ostacolo nel raggiungimento del terzo posto sul podio dei vincitori con “Ah, la paterna mano” da Macbeth.
Segue il soprano italiano Francesca Dotto che si esibisce con la difficile “Mercè, dilette amiche” da I vespri siciliani. La cantante mostra una vocalità davvero interessante, ma ancora troppo acerba per un’aria del genere, dove risulta essere non limpidissima e con degli acuti non troppo puliti.
Karina Flores porta la massacrante, soprattutto nel recitativo, “Anch’io dischiuso un giorno” da Nabucco, ma la voce è molto opaca, più d’una sono le stonature e verso la fine dell’aria i centri restano svuotati. Inaspettatamente riceve molti consensi da parte del pubblico.
Jessica Rose Owen Cambio si presenta con “Addio del Passato” da La traviata, eseguita molto bene, dall’intensa lettura della lettera, ai bei piani di cui è intrisa l’aria, esibendosi con una voce morbida e rotonda, ricca di colori e di accenti.
Conclude la rosa dei finalisti Monica Zanettin con “Come in quest’ora bruna” da Simon Boccanegra, ma la sua voce leggermente opaca non soddisfa, oltre ad inciampare nella cadenza.
Il Concerto termina con l’esecuzione della sinfonia di Luisa Miller e molti sono gli applausi meritati per Fabrizio Cassi – eccellente accompagnatore, che sa sempre mettere i cantanti in primo piano – e l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, la cui presenza a Busseto ricorda i lustri di una decina di anni fa, in cui esisteva una vera stagione d’opera, invernale ed estiva.
Al termine del Concerto intervengono in palcoscenico alcuni ospiti d’eccellenza: prima i cantanti Marco Berti e Ambrogio Maestri; poi il Direttore Generale della Fondazione Festival Pucciniano Franco Moretti, che annuncia il futuro connubio tra il Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto e il Giacomo Puccini International Competition.
Infine Leo Nucci, accompagnato dal direttore artistico del concorso Cristina Ferrari, sale sul palcoscenico per annunciare i vincitori, ma prima desidera esprimere la sua gioia per avere svolto così serenamente questo difficile compito per la prima volta nella sua vita. Inoltre dichiara di avere accettato di tornare il prossimo anno, ma con la condizione di suddividere le fasi eliminatorie e semifinali in due tempi a distanza di circa due mesi. Dopo avere assegnato terzo e secondo posto, il celebre baritono rivela il vincitore del primo premio specificando che si tratta di un voto all’unanimità: il tenore Jung Hoon Kim. Purtroppo molti del pubblico non sono d’accordo con la scelta insindacabile della giuria ma Leo Nucci spiega che quella della voce verdiana è una fantasia. In effetti lo stesso Giuseppe Verdi più di una volta dichiarò di non avere mai pensato ad un particolare timbro di voce, bensì ad interpreti che potessero dare vita ai suoi personaggi. Nella storia di questo Concorso, molti cantanti stranieri che hanno raggiunto il podio si sono poi fatti un nome importante nel panorama lirico internazionale. Giorgio Cebrian, Paata Burchuladze, Vladimir Cernov, Mariana Pentcheva, Tamar Iveri, Hui He, solo per citarne alcuni. La speranza è che questo succeda anche ai vincitori di questa importante Cinquantesima Edizione.

CONCORSO SIMONE ALAIMO [Natalia Di Bartolo] Agrigento, 1 luglio 2012.
Dal 28 giugno all’1 luglio si è svolto ad Agrigento, nella splendida cornice del Teatro Luigi Pirandello, il III Concorso Internazionale di Canto Lirico Simone Alaimo “Il Bel Canto nella Valle dei Templi”, con il Patrocinio della Fondazione “Teatro Luigi Pirandello–Valle dei Templi”, dell’Assessorato Regionale Turismo Comunicazioni e Trasporti della Regione Sicilia, della Provincia Regionale di Agrigento (Presidenza del Consiglio), del Comune di Agrigento, delle Associazioni Culturali Abacus e Cantori Nuovi.
Dal 28 giugno al 1 luglio 2012 si è svolto ad Agrigento, nella splendida cornice del Teatro Luigi Pirandello, il III Concorso Internazionale di Canto Lirico Simone Alaimo “Il Bel Canto nella Valle dei Templi”, con il Patrocinio della Fondazione “Teatro Luigi Pirandello–Valle dei Templi”, dell’Assessorato Regionale Turismo Comunicazioni e Trasporti della Regione Sicilia, della Provincia Regionale di Agrigento (Presidenza del Consiglio), del Comune di Agrigento, delle Associazioni Culturali Abacus e Cantori Nuovi.
La manifestazione artistica, che si è insediata a buon titolo in un ambito culturale decisamente in positivo fermento e che auspichiamo preluda ad un risveglio della sopita Arte Musicale nella città dei Templi, ha visto la partecipazione di cinquanta concorrenti, provenienti, oltre che dall’Italia, da Francia, Danimarca, Ungheria, Polonia, Georgia, Russia, Cina, Giappone e Corea, a sottolineare il carattere decisamente internazionale dell’evento ideato e portato avanti già da due anni dal celebre basso-baritono ed Insegnante M° Simone Alaimo; “evento”, che tale vuol rimanere ed allignare positivamente nella suddetta realtà agrigentina e che ne vede il M° Onofrio Claudio Gallina, Direttore Artistico della Stagione Lirico-Sinfonica del Teatro intitolato al premio Nobel siciliano, da quest’anno artefice, fautore e strenuo organizzatore, a fronte, come sempre accade, di difficoltà non sempre facilmente risolvibili, ma tutte assolutamente tenute in pugno con esperta e comprovata esperienza e caparbia volontà di riuscita.
Ammirevole, quindi, questo nuovo evento vocale, giunto quest’anno alla terza edizione, ma allocatosi in una città che finora non aveva ascoltato pressoché nulla di realmente “internazionale”, soprattutto quanto a valenza e qualità, in particolare dal punto di vista vocale e delle competizioni in tal campo.
Di indiscusso livello artistico la Giuria, presieduta dal M° Simone Alaimo e coordinata dal M° Gallina. Ne hanno fatto parte i Maestri Sergio Rendine, Compositore; Golat Ludek, Baritono e Regista; Pietro Ballo, Tenore ed Insegnante, Direttore Artistico del Teatro Cicero e del Festival della Lirica di Cefalù; Nahel Al Halabi, Direttore Musicale della Syrian Philarmonic Orchestra; Patricia Panton, Regista d’Opera; Maurilio Manca, Musicologo, Segretario Artistico della Stagione Lirica della Provincia di Lecce e Consulente Casting dell’Hungarian State Opera di Budapest; Claudio Montesano, Docente di Pianoforte Principale e Direttore dell’I.S.S.M. “A. Toscanini” di Ribera (AG), William Grosso, Presidente di Sicilia Opera Academy. Lo Staff organizzativo è stato coordinato dalla Prof.ssa Antonella Infantino. Accompagnatori al pianoforte i Maestri Salvatore Scinaldi e Sergio Fundarò.
Notevole il montepremi messo a disposizione dei partecipanti che, oltre che per i premi in denaro, hanno disputato una gara per scritture teatrali nei ruoli delle opere Rigoletto di Giuseppe Verdi e Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, in programma nell’ambito della ventura stagione lirica 2012/2013 del Teatro Luigi Pirandello.
Dopo tre giorni di audizioni, la serata finale dell’ 1 luglio ha visto l’esibizione dei dodici finalisti prescelti dalla Giuria, che hanno nuovamente gareggiato fra loro per aggiudicarsi i premi in palio. Serata decisamente gradevole e “sonora”, che ha visto l’alternarsi sul palcoscenico di vocalità diverse, ma alcune, in particolare, di buon livello qualitativo.
Il Primo Premio è stato vinto dal soprano polacco Ewa Majcherczyk, che ha ottenuto anche il ruolo di Rosina ne Il Barbiere di Siviglia. La cantante, dalla vocalità “leggera” squillante e spigliata, esibitasi in un difficile brano Leonard Bernstein, è stata premiata dal dott. Buscemi, Presidente del Consiglio Provinciale di Agrigento, rappresentante delle Istituzioni Agrigentine nella serata finale.
Il secondo premio è andato al tenore Carmine Riccio, presentatosi alla finale con “Addio fiorito asil” dalla Madama Butterfly di Puccini.
La Giuria ha deliberato di non assegnare il terzo premio ed il Premio Speciale Vincenzo la Scola.
Il Premio Voce Rossiniana è stato vinto dal mezzo soprano Debora Troìa, che è riuscita a fare del vibrato tipico della propria vocalità una marcia in più per affrontare le improbe agilità rossiniane, di cui ha dato in finale un esempio cantando “Nacqui all’affanno” da La Cenerentola di Rossini.
Il Premio Giovani -Annamaria e Nicolò Alaimo- è stato assegnato al soprano Gloria Giurgola.
Il Maestro Gallina ha inoltre voluto premiare diversi dei finalisti assegnando loro anche altri ruoli nelle opere in cartellone 2012-2013: riguardo al cast de Il Barbiere di Siviglia, insieme alla vincitrice del Concorso nel ruolo di Rosina, saranno impegnati sul palcoscenico del Pirandello il baritono Francesco Paolo Vultaggio nel ruolo di Figaro, il tenore Andrea Schifaudo nel ruolo del Conte d’Almaviva ed il basso Giuseppe Esposito nel ruolo di Don Bartolo; nel cast di Rigoletto saranno impegnati, invece, il tenore Angelo Villari nel ruolo del Duca di Mantova ed il mezzosoprano georgiano Sofi Koberidze nel ruolo di Maddalena.
Ci corre l’obbligo di citare anche gli altri due finalisti, il tenore cinese Xian Tao ed il tenore italiano Enrico Zara, che, insieme a tutti gli altri artisti approdati alla finale, come previsto dal regolamento del Concorso, avranno diritto a frequentare gratuitamente una Masterclass della durata di quattro giorni con il M° Simone Alaimo.
Una serata di emozioni, quindi, in particolare dietro le quinte, e di piacevole ascolto, che tutti auspichiamo si ripeta negli anni e porti alla ribalta nuovi promettenti talenti che prendano il via da Agrigento ed a cui auguriamo di essere all’altezza di lanciarsi nel gran mondo della Lirica Internazionale.

PREMIO GIUSEPPE LUGO [Lukas Franceschini] Custoza (Verona), 27 giugno 2012.
Nella splendida cornice del Parco di Villa Vento si svolta la serata per la consegna del 19° Premio “Giuseppe Lugo” 2012 organizzata dal comm. Giuseppe Pezzini che quest’anno è stato assegnato al tenore Fabio Armiliato.
Il Premio “Giuseppe Lugo” è stato ideato da Giuseppe Pezzini il quale è presidente del comitato e l’attuale proprietario della Villa-Ristorante che fu di armiliatoGiuseppe Lugo, costruita nel 1959, e che porta il nome della sua più famosa canzone. Istituito nel 1994, il premio è stato assegnato a grandi personalità del mondo della lirica quali Placido Domingo, José Carreras, Franco Corelli, Giuseppe Di Stefano, Carlo Bergonzi, Giuseppe Giacomini, Nicola Martinucci, Magda Olivero, Alida Ferrarini, Veriano Lucchetti, Mietta Sighele, Pier Miranda Ferraro, Giacinto Prandelli. Presidente onorario del Comitato è il grande soprano Magda Olivero, il mezzosoprano Adriana Lazzarini riveste la carica di madrina.
Ogni anno nella cornice delle colline veronesi di Custoza, ove è ubicata Villa Vento, residenza e ristorante che fu del grande tenore cittadino, ogni anno si svolge la consegna del premio cui partecipano vari artisti che si esibiscono in un breve concerto.
Fabio Armiliato, il premiato 2012, si è esibito in un suo cavallo di battaglia “E lucevan le stelle” dalla Tosca di Giacomo Puccini e nella celebre “La mia canzone al vento” elargendo un omaggio al tenore veronese. Con lui si sono esibiti anche altri cantanti del panorama lirico internazionale, alcuni impegnati nella Stagione areniana in corso. Alberto Mastromarino, baritono, si è distinto nell’assolo di Gianni Schicchi di Giacomo Puccini e nel “Credo” dall’Otello verdiano. Francesco Ellero d’Artegna si è apprezzato nell’esecuzione de “Il lacerato spirito” da Simon Boccanegra di Verdi e nella più celebre “Calunnia” da Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Con loro anche tre voci femminili. Anna Valdettara particolarmente apprezzata ne'”L’altra notte” da Mefistofele di Arrigo Boito e “La luce langue” dal Macbeth verdiano, Christine Knorren, mezzosoprano, si è esibita nella “Seguidilla” da Carmen di Georges Bizet e nell’aria di Santuzza da Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Chiara Bonzagni, soprano, si è mastromarinoesibita in due arie pucciniane, “Signore ascolta” da Turandot e particolarmente veemente nell’esecuzione di “Sola, perduta abbandonata” da Manon Lescaut. Di rilievo l’apporto del maestro al pianoforte Andrea Albertin, presentava la serata Davide Da Como. Il Comitato è già al lavoro per organizzare della prossima edizione del ventennale.

LA BOTTEGA FANTASTICA [Lukas Franceschini] Pesaro, 10 agosto 2012.
Il giorno dell’inaugurazione della XXXIII edizione del Rossini Opera Festival si è svolta un’appendice concertistica intitolata La bottega Fantastica.
Il concerto che si svolto nella splendida cornice dell’Auditorium Pedrotti, un tempo utilizzato anche per produzioni operistiche, ha visto il debutto della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana al Rof, purtroppo in una matinée alle ore 11 il che ha comportato una scarsa affluenza di pubblico. Tale orario probabilmente era dovuto al fatto che l’orchestra invitata è molto attiva nelle Marche, in estate al Macerata Opera Festival e altri luoghi, pertanto organizzare il concerto in una fascia tardo-pomeridiana o serale, sarebbe stato impossibile.
Il programma prevedeva musiche di Rossini rielaborate da autori del ‘900: Benjamin Britten, Azio Corghi, Ottorino Respighi. S’inizia con la Suite n. 9 dalle Soirées Musicales di Britten, sei pezzi di grande fattura con espressioni folkloristiche che spaziano dalla “Tarantella” alla “Tirolese” e al “Bolero”, proseguendo con la Suite Dodo per voce, flauto e archi di Corghi, nove pezzi tratti dall’Album pour les enfants adolescents, quelli per flauto e orchestra con cinque variazioni a tema, e quattro ariette tratte dall’Album français. Bravissimi interpreti ne sono stati Davide Formisano flautista che non ha bisogno di presentazioni. Il suo carisma e la sua tecnica l’hanno visto emergere anche in questi brevi pezzi all’apparenza facili ma di accurata brillantezza ed ironia. La stessa che è richiesta al soprano Gemma Bertagnolli nei pezzi di giovanile rimembranza, la quale è stata puntuale e spiritosa rendendo con ottima finitura quell’alternanza briosa tra voce e strumento solista in questo delicato e simpatico brano composto da Corghi nel 1992 per il bicentenario di Rossini.
Nella seconda parte abbiamo ascoltato il bellissimo balletto in un atto La Botique fantasque di Respighi, al quale fu commissionato nel 1918 da Sergej Diaghilev per i Bellets Russes. Trattasi di altro ironico gioco impertinente del ritmo che Respighi riesce a tenere in perfetto equilibrio tra una composizione ottocentesca e in parte irriverente e la modernità dei tempi in una coloratissima orchestralità. Nell’esecuzione si ascolta la suite composta anni dopo che comprende otto dei più caratteristici pezzi dell’originale balletto.
Sul podio della Filarmonica Marchigiana il maestro Donato Renzetti che con Rossini ha un rapporto speciale e anche di preferenza poiché fu una delle bacchette pioniere di un allora appena ideato Rof. L’ottima formazione regionale dal suono limpido e compatto è stata brillantemente plasmata dalla geniale bacchetta, capace di rendere al meglio la verve e il lirismo di questi pezzi di vecchiaia di Rossini. L’amorevole cura nei dettagli, la coesione tra archi e percussioni in una coinvolgente frenesia di cadenza vorticosa hanno contribuito alla realizzazione ottimale del programma che è stato ampiamente apprezzato dallo scarso pubblico che tuttavia ha pienamente appezzato con ripetuti battimani, come per dire pochi ma buoni! Il direttore e l’orchestra hanno ringraziato con il bis della Tarantella.

MICHAEL TILSON THOMAS, EMANUEL AX [Lukas Franceschini] Verona, 4 settembre 2012.
Al concerto inaugurale della XXI edizione del Settembre dell’Accademia al Teatro Filarmonico di Verona ritorna la celebre orchestra inglese London Symphony, in tournée nel nostro paese.
Un programma tra i più coinvolgenti della rassegna: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 1 “Il Titano” di Gustav Mahler. Il concerto ha avuto quale solista d’eccezione Emanuel Ax, artista dalla tecnica prodigiosa che coniuga con l’ensemble orchestrale un percorso timbrico di altissimo livello, ove la soavità del linguaggio nonché del fraseggio si sciolgono in una lettura poetica del corposo spartito. L’equilibrio e il gioco della virtuosità trovano felice terreno nel movimento finale, dove il pianista regge il temibile confronto solistico con l’intensità orchestrale in maniera mirabile e padroneggiando in senso assoluto il linguaggio musicale. Nella seconda parte il Mahler più accattivante della Prima sinfonia. In questo spartito Michael Tilson Thomas trova terreno d’elezione con un suono compatto, corposo e ben equilibrato, anche in virtù dell’ottima orchestra. Le varie sezioni sono accomunate da una lettura incalzante e delicata, ma allo stesso modo mordente ed incisività sono puntuali. La precisione degli ottoni, ma anche dei legni, è sorprendente per nitidezza nel timbro, cui si deve aggiungere la peculiarità nella ricerca e nella rifinitura del dettaglio, elementi che fanno di Tilson uno dei maggiori esecutori attuali dell’autore, dinamiche terse ma profuse in un linguaggio scorrevole d’indicativa misura.
Ax si concede e ci ha regalato come bis il Valzer op. 34 n.2 di Friedrich Chopin, per poi apparire goliardicamente in veste di percussionista al termine della sinfonia nel bis orchestrale, che eseguono la Fuga finale da “The Young Person’s Guide to The Orchestra” di Benjamin Britten. Successo trionfale!

DANIELE GATTI [Lukas Franceschini] Verona, 8 ottobre 2012.
Presumo che l’Accademia Filarmonica di Verona, una delle più antiche se non tale, istituzione musicale privata, possa vantare il primato di avere ospitato nelle proprie rassegne concertistiche per ben due volte i mitici Wiener Philharmoniker, una delle orchestre più prestigiose del mondo.
L’appuntamento si è ripetuto in occasione della tournée dell’ensemble diretta da Daniele Gatti in un programma interamente brahmsiano, i due giorni precedenti al concerto veronese hanno eseguito l’integrale delle sinfonie al Lingotto di Torino. Il programma al Teatro Filarmonico di Verona includeva solamente le Sinfonie n. 3 e n. 4. Johannes Brahms termina la grande parabola del romanticismo tedesco pur nei canoni della più rigorosa tradizione e l’orchestrazione, densa e ridondante, è costituita da un influsso di lirismo che trova ascendenze in Schubert e Beethoven. La Sinfonia n. 3 s’impone per la bellezza dei temi piuttosto che per il risultato dello sviluppo, l’esplosione di drammaticità iniziale determina in parte tutto lo sviluppo successivo. Tuttavia è nel finale che troviamo la felice ispirazione del compositore con melodie dense di espressione romantica Al contrario, nella Sinfonia n. 4 è la grandiosità degli sviluppi a prevalere, e non a caso è considerata il capolavoro dell’autore, ultimo spartito sinfonico nel quale raggiunse l’apice del romanticismo orchestrale. Daniele Gatti è un direttore molto rigoroso, dirige a memoria, e guida l’orchestra con stile e più che appropriata espressione dalle tinte decadenti. Nella Terza Sinfonia si sono apprezzati il suono esile ma compatto e denso di sfumature, cui è obbligo sottolineare che solo una grande orchestra può eseguire. Nella Quarta si sono appresi particolari raffinatissimi, una simbiosi tra direttore e orchestra di altissima classe musicale, ove il tempo era sempre preciso e mai allentato, ma neppure incalzante in quell’interpretazione spesso sostenta e vigorosa. Il colore orchestrale era di particolare soggiogante intensità e l’intesa con il podio era perfetto in un gioco di colori alternati davvero stupefacenti. Il successo trionfale al termine era quasi scontato, cui è seguito quale bis il Preludio dall’atto III da Die Meistersinger di Richard Wagner.

GALA VERDIANO [William Fratti] Parma, 10 ottobre 2012.
Quella che doveva essere la serata più importante del Festival Verdi 2012 si è rivelata l’ennesima caduta di stile di questa sofferta edizione. Ciò che è stato intitolato Gala verdiano, si è fatto con una sinfonia, sei arie e un finale d’atto. Poco più di un’ora di musica.
Ad aprire la serata è Ivan Repušić che, alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, si cimenta con eleganza e splendore nell’esecuzione dell’ouverture di Nabucco, cesellandola di cromatismi e dirigendo gli strumentisti in una lettura accurata e precisa. Anche l’interpretazione musicale delle arie è particolarmente interessante, soprattutto in Les Vêpres siciliennes e toccante ne La traviata.
Inva Mula, assente dal palcoscenico parmigiano dal Faust del 2006, sembra presentarsi in perfetta forma con “Merci, jeunes amies”, ma con la successiva “Addio del passato” – di cui esegue solo la prima strofa – non va oltre la mediocrità: non ci sono i suoi celebri filati naturali, mancano i pianissimi eseguiti in punta, e tra il resto fanno capolino alcune note calanti.
Piero Pretti, reduce dal successo delle prime recite di Rigoletto, inizia la sua performance con un’ottima resa di “Quando le sere al placido”, mancando solo di un po’ d’accento poetico, ma chi si aspettava anche la cabaletta, è rimasto profondamente deluso. La seconda aria a lui affidata è “Ah, sì ben mio” dove purtroppo manca di colore e soprattutto di spessore: la tessitura è troppo pesante e il registro centrale si svuota. “Di quella pira” – eseguita senza da capo – è nella norma. Lo accompagna la poco significativa Leonora di Alisa Zinovjeva; bene il Ruiz di Seung Hwa Paek.
Il vero signore della serata è Michele Pertusi, che con la professionalità che da sempre lo contraddistingue, non si limita alla pochezza dei colleghi, ma porta due lunghe arie, entrambe con cabaletta, di cui esegue anche il da capo. La prima è “Palerme… ô mon pays… Et toi, Palerme… Dans l’ombre et le silence” in cui, pur non godendo del timbro naturalmente scuro tradizionalmente affidato al personaggio di Procida, presenta un canto decisamente raffinato e un fraseggio altamente espressivo. La successiva “A te nell’ora infausta… Sciagurata! hai tu creduto… O speranza di vendetta” è un suo cavallo di battaglia e la resa è praticamente perfetta. Ma la classe dell’artista esce maggiormente nel duetto “Delle faci festanti”, in cui si può notare una certa mancanza di sicurezza, ma ciò che veramente colpisce è la qualità del canto, della tecnica e della capacità d’interpretazione della parola. Lo accompagna il bravo Pirro di Jong Hwang Tae.
Leo Nucci partecipa solamente all’esecuzione del finale di Simon Boccanegra e lo fa con la presenza scenica che sempre lo contraddistingue. “Gran Dio li benedici” è il momento più emozionante dello spettacolo.
Il numerosissimo pubblico intervenuto applaude oltre ogni limite e richiede un bis, concesso ben due volte, che sarebbe stato più adeguato a Capodanno: l’inflazionato brindisi de La traviata ritmato dal battimani degli spettatori. Molte persone, rosse in volto, si sono rifiutate. Sarebbe davvero interessante poter chiedere a Giuseppe Verdi il suo parere. Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani.

WAITING FOR VERDI [William Fratti] Parma, 19 ottobre 2012.
Waiting for Verdi, di cui al Festival Verdi 2012 è presentata un’anteprima straordinaria, si svolgerà il prossimo aprile 2013 negli Stati Uniti nell’ambito delle manifestazioni per l’anno della Cultura italiana negli USA promosso dal Ministero degli Affari Esteri.
Waiting for onlus nasce su iniziativa di Francesca Parvizyar con lo scopo di creare opportunità di promozione culturale, in particolare musicale. Nel 2009 prende avvio il progetto Waiting for, con il quale si celebrano i grandi compositori e le loro opere. In questo contesto si sviluppa il programma “Milano premia i giovani”, che ogni anno assegna borse di studio per la formazione accademica e universitaria. Nel 2011, in occasione del bicentenario della nascita di Liszt, è restaurato il pianoforte conservato al Museo del Teatro alla Scala. Nel 2012 è istituito il premio nazionale “Primaveradellapoesia” in parte dedicato ad Alda Merini e Antonia Pozzi. A Parma, con i proventi del concerto, Waiting for onlus può istituire borse di studio per il Conservatorio di Musica Arrigo Boito.
La serata del 19 ottobre si apre con l’introduzione del bravo Roberto Prosseda al pianoforte, che esegue una Romanza senza parole in fa maggiore e un Valzer in fa maggiore di Giuseppe Verdi, oltre alla Parafrasi su concerto di Rigoletto di Franz Liszt.
La gran parte del concerto è dedicata all’esecuzione di pezzi dalla trilogia popolare del compositore delle Roncole, con Andrea Battistoni sul podio dell’Orchestra del Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma. Il gruppo, composto quasi interamente da studenti e solo in minima parte da docenti, parte un po’ lentamente sul preludio de La traviata ed il suono non è propriamente pulito, ma col procedere dello spettacolo, una volta rotto il ghiaccio, il talento dei giovani si fa sentire e il direttore veronese, prima della conclusione, si rivolge al pubblico dichiarandosi felice dell’esperienza, contento del risultato ottenuto e augura ogni bene a tutti gli studenti. Il preludio di Macbeth, che apre la seconda parte del concerto, è davvero molto intenso, ma la parte meglio riuscita è indubbiamente Il trovatore – il terzetto finale di primo atto è la pagina meglio riuscita – e sarebbe notevolmente interessante sentire l’intera opera diretta da Battistoni.
Silvia Dalla Benetta, visibilmente indisposta, con gli occhi arrossati e qualche colpo di tosse, grazie alla ventennale esperienza e ad una tecnica di canto particolarmente importante, sostituisce tutte le doti naturali della sua voce col metodo e la competenza, portando sul palcoscenico parmigiano una buonissima performance, nonostante la lunghezza della parte: un’aria e un duetto da La traviata; un’aria, un terzetto e un duetto da Il trovatore; un quartetto da Rigoletto. La lunga e difficile “È strano… Ah, fors’è lui… Sempre libera” è eseguita senza filati naturali, impossibili con problemi alle vie respiratorie, rimpiazzati da pianissimi ben sostenuti e proiettati, puntando sulla resa tramite l’eccellente uso dell’accento e il fraseggio espressivo, che si fanno sentire maggiormente nelle pagine tratte da Il trovatore. Anche nel suo caso sarebbe interessante sentirla nell’intero ruolo di Leonora.
Alessandra Palomba si prodiga in una buona interpretazione di “Stride la vampa”, più a suo agio negli acuti che nei gravi.
Riguardo Ji Myung Hoon, già in “Parigi, o cara” si sentono i primi e seri problemi di intonazione. Riesce nell’appoggio sulle note alte – ed è ciò che gli permette di strappare gli applausi al pubblico – ma tecnicamente gli manca l’appoggio sulla prima ottava, col risultato che scivola come se camminasse sulla neve. Lo stesso accade anche in “Deserto sulla terra” e “La donna è mobile”.
Filippo Polinelli è un eccellente baritono emergente. In “Di Provenza”, pur essendo eseguita in maniera abbastanza scolastica, presenta comunque una bella voce piena e una certa ricerca d’accento, che si odono al meglio ne Il trovatore. Prima con “Il balen del suo sorriso”, poi accanto a Silvia Dalla Benetta nel lungo duetto “Mira di acerbe lagrime”, mostra un bel suono, dotato di squillo, ma anche di buon fraseggio.

HENRIK NANASI, DESIRÉE RANCATORE [Lukas Franceschini] Verona, 19 ottobre 2012.
I primi quattro concerti sinfonici della Stagione Concertistica della Fondazione Arena di Verona si svolgeranno al Teatro Ristori, glorioso edificio ritornato alla città lo scorso anno e dedicato sin dal 1856 alla celeberrima attrice locale Adelaide Ristori.
I quattro concerti sono caratterizzati da un programma che possiamo definire l’apice del classicismo musicale europeo ottocentesco, avendo per autori Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven.
Solista d’eccezione del primo concerto è stato il soprano Desirée Rancatore, che si è proposta in tre arie mozartiane. Lei ha saputo scegliere le due arie da concerto “Se tutti i mali miei” e “Ah, se in ciel, benigne stelle”, oltre a “Et incarnatus est” tratta dalla Messa in do minore, perché particolarmente adatte alla sua voce che svetta sicura nel settore acuto anche estremo. Difatti le cose migliori le abbiamo ascoltate nella difficilissima “Ah, se in ciel” dove nessuna nota mette in difficoltà la cantante, precisione e musicalità sono le sue carte vincenti, ma anche una pregevole perizia stilistica. Unico difetto: la voce è proiettata solo nel settore acuto, mentre la zona centrale è piuttosto carente, conseguenza che il recitativo ne è particolarmente compromesso.
Nella prima parte abbiamo ascoltato la Sinfonia n. 88 di Haydn, che è da considerarsi la più importante composizione prima del viaggio dell’autore in Inghilterra. In questa sinfonia è evidente un materiale tematico di altra scuola, per non parlare del minuetto in stile di danza tipicamente settecentesco. Nella seconda parte è stata eseguita la Sinfonia n. 4 di Beethoven. La quale rappresenta probabilmente la composizione più lieta dell’autore e rileva la maestria dello stesso nel coniare temi gioiosi che producono nell’essere umano una sconfinata gioia di vivere e di godere.
Queste due esecuzioni non sono state particolarmente azzeccate nello stile e nei tempi soprattutto per la bacchetta di Henrik Nanasi, che nonostante un curriculum altissimo non ha trovato particolare estro nel suo debutto veronese. In entrambe le sinfonie ha indugiato in tempi notevolmente lenti e poco calzanti nello stile, ha messo in luce qualche volta le parti solistiche dell’orchestra, non al meglio delle sue possibilità, e non è riuscito a fondere l’organico in un ensemble di ritmo e frenesia esecutiva.

SERGIO PAOLINI [Marco Benetti] Busto Arsizio, 6 dicembre 2012.
Il 6 dicembre 1912 i cittadini di Busto Arsizio ebbero la possibilità di ascoltar suonare nella loro città uno degli organisti più importanti della loro epoca: Marco Enrico Bossi. Non per un evento qualsiasi: si era indetto un concerto per l’inaugurazione del nuovo organo costruito, per volontà di Monsignor Borroni, nella Basilica di San Giovanni Battista dalla ditta Vincenzo Mascioni.
Giovedì 6 dicembre 2012, a cento anni da quell’evento, con un altro concerto, organizzato dal comune e intitolato “Concerto di Natale”, si è voluto inaugurare l’organo restaurato, dopo sei mesi di lavori. Nell’elegante cornice della Basilica richiniana, ricoperta al suo interno dagli affreschi rococò di Biagio Bellotti, prendono la parola il Sindaco Gianluigi Farioli e Monsignor Franco Agnesi per dare il bene venuto ai cittadini accorsi alla manifestazione.
Inizia quindi la musica. All’organo Sergio Paolini, titolare della cattedra di organo e canto gregoriano presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
La prima parte della serata è interamente dedicata a Bach, con quattro composizione che delineano la ricca varietà reperibile nelle composizioni organistiche del Kantor di Lipsia. Fuga BWV 733, un solenne lavoro contrappuntistico elaborato sulla melodia “Meine Seele erhebet den Herren” (Magnificat), con la quale l’organista ci offre un saggio delle potenzialità del registro di ripieno. Segue il Corale “Nunn komm, der Heiden Heiland” BWV 659, tratto dalla celebre raccolta dei “Leipziger Chorälen”, giocato invece sulla combinazione di registri dal timbro più morbido. Alle due brevi composizioni succede una dei pezzi organistiche più celebri di Bach, il Preludio e fuga in la minore BWV 543. Bach è un autore difficile, che nella sua geometria risulta all’ascolto una gemma preziosa: basta davvero poco per rovinarne la perfezione. Qualche sbavatura si inserisce nel discorso musicale, forse dovuta all’eccessiva velocità con cui il maestro Paolini decide di attaccare il pezzo, acuite nei passaggi della fuga in cui manuale e pedale lavorano virtuosisticamente insieme. Ultimo brano bachiano il Concerto in la minore BWV 593, una delle trascrizioni dall’Estro Armonico di Vivaldi. L’alternanza alle tastiere adottata ha potuto valorizzare le capacità espressive dello strumento.
La seconda parte viene totalmente dedicata al romanticismo francese e tedesco. Il tono dell’esecuzione si fa raffinato e meticoloso, Paolini da il meglio. Inizia con Franck e la sua Pastorale dai Dieci pezzi per organo op. 10, un brano dall’apertura mesta e languida con una parte centrale movimentata, puntellata da accordi staccati (anche qui alternati alle tastiere con un effetto coloristico davvero mirabile) che di contrasto delineano un’atmosfera misteriosa e quasi di sospetto, di sorpresa . Segue Consolation dall’op. 64 di Max Reger: una composizione dal sapore ricercato, un linguaggio cromatico di evidente derivazione wagneriana mescolato al virtuosismo e al contrappunto tanto cari al compositore tedesco. Il crescendo che culmina nel fortissimo centrale viene reso con assoluta maestria drammatica. Chiude il programma Alexandre Guilmant e una selezione di movimenti dalla Sonata n. 8 op. 91: Scherzo, Andante e Intermezzo.
Un’esibizione buona, nonostante il programma vasto e impegnativo scelto dal maestro Paolini che non si è astenuto dal concedere due bis: il primo un pezzo di M. E. Bossi, Canzoncina alla Vargine op. 113 (scritto proprio in quel 1912 quando il compositore di Salò fu chiamato a inaugurare lo strumento della Basilica) e il secondo Epilogue, da Homage à Frescobaldi (1951), composizione funambolica per pedale solo del compositore francese Jean Langlais.
Il pubblico, che ha seguito passo passo ogni movimento dello strumentista grazie ad un sistema di monitor appositamente dislocati nella chiesa, applaude convinto della performance.

Un’ultima nota sul libretto di sala forse un po’ scarno nella parte relativa ai brani eseguiti (a cura di Paolo Fossati) ma di contro assai esaustiva nel tracciare la breve storia dello strumento dal 1912 all’odierno restauro (a cura di Franco Bentolli).

GRANDI VOCI IN LIBERTÀ [William Fratti] Fidenza, 14 dicembre 2012.
Anche quest’anno il Gruppo Promozione Musicale Tullio Marchetti, in collaborazione con il Comune di Fidenza, porta sul palcoscenico del Teatro Magnani il consueto concerto lirico Grandi voci in libertà. La serata è presentata dal carismatico Paolo Zoppi, il Falstaff del Club dei 27, che racconta aneddoti curiosi all’attenta platea, purtroppo decimata da una giornata fredda e nevosa.
Il primo annuncio riguarda l’indisposizione di Ines Salazar, la Tosca del Centenario, che a causa di un malessere di stagione è costretta a rinunciare alla sua partecipazione al concerto, accomodandosi nel primo palco di proscenio a sostenere i colleghi intervenuti.
Katja Lytting si prodiga in un canto sempre corretto, mostrando di possedere una linea di canto ben omogenea e acuti rotondeggianti ben sostenuti, anche se l’interpretazione è un po’ fredda e distaccata. Il suo programma prevede la Habanera da Carmen di Bizet, “O mio Fernando” da La favorita di Donizetti e “Voi lo sapete o mamma” da Cavalleria rusticana di Mascagni.
Ignacio Encinas porta al Magnani tutta la sua generosità con arie verdiane da Macbeth ed Ernani, seguite da “Un dì all’azzurro spazio” da Andrea Chenier di Giordano e la celeberrima “Nessun dorma”. Probabilmente a causa del freddo e della stanchezza la sua performance non è delle migliori, ma il pubblico lo accoglie con entusiasmo.
Giuseppe Altomare torna a Fidenza dopo qualche anno di assenza e lo fa portando il suo consueto fraseggio altamente espressivo, il suo canto elegante e la sua intensità drammatica con le arie verdiane della morte di Rodrigo da Don Carlo e “Pietà, rispetto, amore” da Macbeth.
Francesco Ellero d’Artegna, che apre il concerto con l’aria della calunnia dal Barbiere rossiniano e prosegue con “Ella giammai m’amò” da Don Carlo, sembra essere affaticato e anche il duetto da I puritani, eseguito con Giuseppe Altomare, non riesce propriamente bene. È invece una pagina molto gradevole il bis con “Là ci darem la mano” da Don Giovanni di Mozart, ben interpretato accanto a Katja Lytting.
Tra gli altri brani concessi a chiusura del concerto sono “Nemico della patria” da Andrea Chenier, con il bravo Altomare, e “O sole mio” con Encinas.
L’intera serata è accompagnata al pianoforte dal valido Nilo Martani.