Spettacoli

Jeanne Dark – Firenze, Teatro del Maggio

In un clima più disteso e di ritrovata vitalità, il Teatro del Maggio ha proposto in prima assoluta Jeanne Dark di Fabio Vacchi, riprendendo così la consuetudine di inserire una nuova opera nella programmazione del Festival ed aprendo un interessante spaccato sul panorama musicale contemporaneo. La commissione in realtà risale a qualche anno fa ma l’opera, già pronta nel 2019, viene presentata soltanto in questa stagione a causa della pandemia.

Perché comporre un’opera lirica oggi? Ha ancora senso questo genere nel nostro contesto culturale? Ed a sollevare questi interrogativi è lo stesso Fabio Vacchi nel corso della presentazione del suo lavoro. L’opera per il compositore è sì la sfida più impegnativa e il banco di prova per testare la maturità artistica raggiunta, ma ancora di più è una forma d’arte capace di esprimere, con maggiore forza e compiutezza di altre, una certa visione del mondo – presupposto teorico che ci ricorda tra l’altro Busoni e la sua idea del teatro d’opera come vertice della creatività musicale. Una rappresentazione non può tuttavia avvenire in chiave esclusivamente intellettuale ma deve coinvolgere emotivamente e quindi parlare non un codice da iniziati ma un linguaggio comprensibile ad un pubblico ampio – posizione, questa, vicina a quella di Britten. In effetti, la musica di Jeanne Dark arriva con immediatezza, in un discorrere piano e in un’apparente semplicità, benché si tratti di una scrittura atonale e con linee sovrapposte, punteggiata da continue dissonanze. Per Vacchi inoltre se si vuol dire qualcosa di nuovo non si può prescindere dalla tradizione e quindi l’opera deve in qualche modo riferirsi alle forme che l’hanno caratterizzata nel passato. Così, pur in un continuo declamato e in una timbrica tutta moderna, incontriamo duetti d’amore e terzetti da opera buffa, accenni di arie e scene corali. Una musica che poi ci si presenta carica di memorie, dove il canto ecclesiastico convive con il minuetto, la polifonia con la gavotta, in un flusso che è intessuto di citazioni e che guarda la realtà, tanto del presente quanto del passato, con il distacco dell’ironia.

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Giovan Battista Parodi, Alexia Voulgaridou, Zorzi Giustiniani, Gianluca Margheri

La prospettiva della parodia è del resto quella adottata dal libretto di Stefano Jacini. Jeanne Dark è infatti la storia di Giovanna d’Arco, non quella di Shiller che sarà poi ripresa anche da Verdi, ma quella del poema eroicomico di Voltaire, un testo poderoso tra l’Iliade e il romanzo picaresco che nello spirito dell’Illuminismo denuncia l’intolleranza e la superstizione della società ancien régime. E’ lo stesso Voltaire, interpretato dal bravo attore Elia Shilton come un camaleontico e disincantato intellettuale, a guidarci attraverso i dodici quadri di cui si compone l’opera, dalla vocazione in una taverna all’assedio d’Orleans, fino al processo che non la porterà sul rogo, ma ad una fuga rocambolesca insieme a Gilles de Rais in groppa a un asino volante. Al centro della vicenda la verginità della Pulzella, che San Dionigi, protettore dei Francesi, intende preservare in vista della vittoria, mentre San Giorgio da parte sua si adopera per lo “spulzellamento” e per far trionfare gli Inglesi. Una narrazione divertente, talora esilarante, con ritmi serrati ed una straordinaria capacità di sintesi, con ironici riferimenti a tematiche attuali quali la moda o la fluidità sessuale. La versificazione è agile e ritmica, spesso rimata, e si avvale di un vocabolario gustoso e puntuale che oscilla tra il prezioso e l’informale, con un abbondante uso del turpiloquio a sfondo sessuale, che suscita il riso senza mai essere tuttavia pesante e volgare.

Nei primi quadri anche la musica risulta comica, con un brillante dialogo tra il Frate e lo Stalliere, un grottesco scontro tra i due santi con note in falsetto e nei ben costruiti cori dell’assedio. Tuttavia, nella varietà delle situazioni, lo stile del declamato si mantiene uniforme, privo di una particolare caratterizzazione e senza momenti che emergano per originalità. Progressivamente le tinte però si scoloriscono e si realizza uno scollamento tra la comicità del testo e una musica che non conferisce adeguato rilievo alla specificità di quanto rappresentato. I dialoghi riescono pertanto monotoni così come anche l’intera scena dell’Ermafrodito, mentre è invece incisivo il duetto tra Agnese e lo Stalliere. I momenti lirici faticano a prendere quota e il processo produce poi un senso di straniamento che confluisce in un finale slentato e indefinito, per nulla buffo e pure senza letizia, chiudendo l’opera in un modo poco fantasioso e ariostesco e senza le allusioni erotiche del testo.

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Alfonso Zambuto e Davide Piva

La direzione di Alessandro Cadario tiene insieme con saldezza tutti i quadri dell’opera, con un’attenta resa della scrittura polifonica e una considerevole evidenza dei colori. Attento è il collegamento con il palco e accurate le sonorità dell’orchestra ContempoArtEnsemble, realizzate anche con strumenti elettronici.

Impegnative le parti assegnate ai cantanti, tanto per tipo di vocalità quanto per stile.
Non facile in primis il ruolo della protagonista, con repentini passaggi dal grave alle regioni più alte, e interpretato con bravura da Alexia Voulgaridou. Voce di ottima estensione, ha acuti limpidi e luminosi ma presenta una dizione poco chiara e definita. La sua Jeanne è un personaggio che pare sempre fuori posto, scollegato dalla realtà e trascinato dagli eventi, che ora si prende molto sul serio, ora pare alquanto svampito. E’ sognante nei passaggi amorosi e quasi diafana nel finale, dove esibisce vocalizzi pieni e vigorosi.

Agile e squillante l’Agnese di Olha Smokolina, l’unica altra voce femminile dell’opera. Ha una linea elegante nell’aria sul campo di battaglia e dimostra precisione e duttilità nel duetto con lo Stalliere.
Quest’ultimo è interpretato da Lorenzo Martelli, che si attesta come il più convincente tanto nel canto quanto nella recitazione. Con una vocalità rotonda e luminosa realizza un dialogo iniziale alquanto brillante ed è di grande rigore ed ampiezza nell’episodio con Agnese.
Ha uno stile assai buffo e variato il Frate Bordone di Davide Piva, con un’emissione compatta ed una linea articolata.

Gianluca Margheri è un energico San Dionigi, con un declamato scandito ma poco voluminoso nei gravi. Assai comico il suo contrasto con San Giorgio interpretato da Giovan Battista Parodi con modi incisivi e veementi, ma con una linea poco salda e con qualche difficoltà nell’alternanza dei falsetti.

Il Delfino è Alfonso Zambuto, omogeneo e di buona estensione, con proiezioni sicure e voluminose. Rende con efficacia la fatuità del suo personaggio e si dimostra adeguato anche nella parte del Diavolo.
Zorzi Giustiniani è Gilles de Rais di cui ben delinea l’ambiguità nonché la devozione a Jeanne, dando forma ad un canto terso e ben proiettato ma non troppo emozionante.
Nobile e chiaro ma di modesta consistenza l’Asino di Michele Galbiati.
Assai ben realizzati, nella loro struttura polifonica, gli interventi del coro maschile tanto nella battaglia quanto nella Vendita all’Asta.

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Michele Galbiati e Alexia Voulgaridou

Lo svolgimento dell’opera è messo in evidenza dalla regia di Valentino Villa, che riproduce in una modalità didascalica il susseguirsi dei dodici quadri. Il palco della Sala Zubin Metha viene suddiviso in una pluralità di palcoscenici sui quali prendono forma i diversi momenti, in un’assoluta aderenza al testo del libretto e in un’imitazione del carattere simultaneo della scrittura musicale. Conferiscono notevole vivacità ai movimenti le coreografie di Marco Angelillo e riescono particolarmente efficaci gli episodi dell’assedio e dell’albergo nelle scene di Serena Rocco e le luci di Oscar Frosio ideate da Pasquale Mari. Originali ed affascinanti, i costumi di Gianluca Sbicca svolgono un ruolo fondamentale nel caratterizzare le peculiarità dei personaggi.

Molti i sorrisi in sala durante lo spettacolo che alla fine viene applaudito in tutte le sue componenti, senza grandi entusiasmi e con molte perplessità, ma comunque nella gratitudine a Vacchi e al Maggio per la non frequente esperienza di un’opera contemporanea.

JEANNE DARK

di Fabio Vacchi
Libretto di Stefano Jacini
Edizione: Casa Ricordi, Milano
Nuovo allestimento | Commissione del Maggio Musicale Fiorentino
Prima rappresentazione assoluta

Maestro concertatore e direttore Alessandro Cadario
Regia Valentino Villa

Scene 
Serena Rocco
Costumi Gianluca Sbicca
Ideazione luci Pasquale Mari
Realizzazione luci Oscar Frosio
Movimenti coreografici Marco Angelilli

Voltaire
 Elia Schilton
Jeanne Alexia Voulgaridou
Agnese Olha Smokolina
Stalliere Lorenzo Martelli
Asino Michele Galbiati
Delfino/Re/Diavolo Alfonso Zambuto
Gilles de Rais Anicio Zorzi Giustiniani
San Giorgio Giovan Battista Parodi
San Dionigi Gianluca Margheri
Frate Bordone Davide Piva
Soldato Francese/Primo Soldato Inglese Luca Tamani
Soldato Francese/Secondo Soldato Inglese Dielli Hoxha
Voci soliste Diego BarrettaDalai ChenHyunmo ChoDavide CiarrocchiManuel EpisSergio Mutalipassi

ContempoArtEnsemble

Foto: Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino