Spettacoli

Il trovatore – Comunale Noveau, Bologna

La stagione d’Opera del Teatro Comunale di Bologna prosegue nel segno del genio verdiano con la nuova produzione de Il trovatore

L’orrendo foco del Trovatore brucia al Comunale Noveau di Bologna: l’imponente produzione pensata da Davide Livermore per il Festival Verdi 2023, dopo qualche mese arriva anche sul palco felsineo. Per tutti i dettagli sull’allestimento rimandiamo alla nostra precedente recensione (qui il link). In questa sede vogliamo parlarvi dell’adattamento che l’opera ha dovuto subire per il Noveau. Che il boccascena di questo nuovo palco sia limitato, soprattutto in altezza, è cosa ormai ben nota, e quasi tutte  le opere prodotte in teatri esterni devono essere visivamente ridotte. Spesso questo adattamento viene fatto in modo svogliato e un po’ approssimativo, rovinando il lavoro originale dei registi. Per fortuna, invece, ci troviamo qui di fronte ad un ripensamento intelligente della produzione, grazie anche ad un buon lavoro di regia, ripresa qui da Carlo Sciaccaluga. Gli elementi dello spettacolo originario sono ripensati, con qualche taglio in altezza, come avviene per la torre che compare in primo atto, mentre i restanti apparati scenici risultano giustamente semplificati e alleggeriti. Si lascia ampio spazio ai bellissimi video di D-Wok che sanno adeguatamente riempire la spazio. Il senso e l’ intelligibilità dello spettacolo non subiscono così modifiche e la resa complessiva è soddisfacente così come lo era sul più vasto palco parmigiano. Insomma per citare Goethe: “Analisi e sintesi sono entrambe necessarie allo spirito pensante quanto l’ispirazione e l’espirazione all’organismoe, a volte, questo aforisma vale anche per le produzioni teatrali. 

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Marta Torbidoni

La buona riuscita dell’esecuzione viene garantita anche da un cast affiatato e ben amalgamato.

Brilla, su tutti, la prova di Marta Torbidoni che presta a Leonora le peculiarità di una vocalità uniforme e di buon volume. Alla pienezza dei centri, si aggiunge la ricchezza di un registro superiore rigoglioso che sale con facilità nelle vette più alte del pentagramma. L’esecuzione, misurata e controllata anche nel canto di agilità, è inoltre avvalorata dalla morbidezza delle mezze voci, esibite con particolare suggestione soprattutto nell’aria di quarto atto “D’amor sull’ali rosee”. Partecipe ed appassionata l’interprete, in virtù di un fraseggio puntuale ed incisivo.

Roberto Aronica affronta il ruolo del titolo con uno strumento dal caratteristico impasto timbrico caldo ed avvolgente. L’artista sfoggia una buona sicurezza esecutiva a tutte le altezze e, grazie alla comprovata esperienza in questo repertorio, sigla una prova vocale complessivamente solida e ben centrata. Riuscito anche il versante interpretativo del personaggio, ben caratterizzato da un accento trascinante ed accorato.

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Lucas Meanchem

Lucas Meachem, al suo debutto nel ruolo del Conte di Luna, possiede una vocalità ben timbrata, sicura ed omogenea nell’emissione. La linea, dai centri vibranti, si dispiega con facilità verso il registro superiore che suona rotondo e ben proiettato. Curato il fraseggio, condotto con il giusto connubio tra eleganza ed impeto di gelosia. Statuaria la presenza scenica. Di rilievo, inoltre, l’esecuzione della celebre aria di secondo atto “Il balen del suo sorriso”.

Chiara Mogini è Azucena e, in virtù di una vocalità di estrazione sopranile, esibisce un colore tendenzialmente chiaro che conferisce al personaggio un’aura più giovanile rispetto al solito. Lo strumento suona pieno nei centri e ben sfogato, nei gravi come negli acuti, anche se perfettibile, talvolta, nel controllo delle note più alte. Pertinente il fraseggio, appropriato nella caratterizzazione di un personaggio straniato e tormentato dal proprio desiderio di vendetta.

A completare il quintetto dei protagonisti troviamo Gianluca Buratto, davvero molto bravo nell’interpretare un Ferrando impetuoso, ficcante nell’accento e carismatico sulla scena. Notevole anche la prestazione vocale, in ragione di uno strumento profondo e dal colore notturno, gestito con la giusta morbidezza nel cantabile e piuttosto controllato nelle impervie agilità della scena d’apertura dell’opera.

Una menzione particolare merita Benedetta Mazzetto che, in possesso di una vocalità preziosa ed importante, riesce a sbalzare con grande efficacia il personaggio di Ines.

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Roberto Aronica e Chiara Mogini

Bene il Ruiz di Cristiano Olivieri, ben a fuoco tanto sotto l’aspetto vocale quanto sotto quello interpretativo.

Completano la locandina Sandro Pucci ed Andrea Taboga, entrambi dalle fila della compagine corale, nei ruoli, rispettivamente di un vecchio zingaro e un messo.

La concertazione del racconto musicale è qui affidata al Maestro Renato Palumbo che vanta una lunga frequentazione del repertorio verdiano. Una direzione piuttosto curata e che, muovendosi nel solco della tradizione esecutiva, si mostra piuttosto attenta nel ricercare l’equilibrio tra le lunghe arcate degli abbandoni romantici e il ritmo concitato delle scene gitane. Una lettura puntuale nel restituire le dinamiche della partitura, qui eseguita nella sua integralità, che si rivela, grazie al prezioso apporto della compagine orchestrale del teatro felsineo, complessivamente efficace nel supportare, tra l’altro, le esigenze degli interpreti che si muovono sul palco.

Di rilievo, come di consueto, l’apporto del Coro del Teatro Comunale di Bologna guidato ottimamente da Gea Garatti Ansini.

Allo spettacolo arride un buon successo complessivo, con maggiori acclamazioni per Marta Torbidoni e Renato Palumbo. Tiepida accoglienza invece per il team registico.

Marco Faverzani | Giorgio Panigati

21 febbraio 2024

Un timido accenno di primavera che interrompe il gelo dell’inverno ancora in atto ha avvolto la struttura del Comunale Nouveau di Bologna mercoledì 21 febbraio per la recita del Trovatore verdiano, opera che è parte della trilogia cosiddetta romantica, ma come ben afferma il regista della produzione originale Davide Livermore nelle note del libretto di sala dovrebbe essere denominata Trilogia degli ultimi. E questo lo si respira nella mirabolante messa in scena, attualizzata con lucida e mai banale intelligenza, pervasa da una forza descrittiva e contemporanea ben supportata dai favolosi video di D-Wok ( a tratti però anche troppo protagonisti con un sopravvento sulla musica e distraenti) e nella indovinata contrapposizione tra gli algidi “normali” vestiti da cappotti neri di pelle o in doppiopetto e gli zingari, qui giostrai coloratissimi e giocosi, pieni di voglia di vivere nonostante l’emarginazione.

In scena pochi elementi ed impalcature, parlano al cuore degli spettatori le folgoranti immagini video, violente, suggestive (un sogno quella pioggia di stelle o la fredda fortezza moderna sul mare). Le scene sono di Giò Forma, i costumi moderni ed essenziali sono a cura di Anna Verde, mentre le incisive luci taglienti sono di Antonio Castro. La regia, ripresa da quella originale di Parma di Livermore è di Carlo Sciaccaluga.

La giovane e splendida compagnia di canto ha conquistato gli ascoltatori a cominciare dal tenore protagonista Zi-Zhao Guo ardente, dallo squillo quasi protervo e dalla voce tecnicamente ben gestita. L’interprete è molto presente, delinea con sapienza un giovane innamorato e fiero del suo essere un diverso in quanto zingaro.

Emissione morbida e bronzea, mestiere ineccepibile e grande padronanza scenica il suo fratello/rivale interpretato dal baritono Angelo Veccia che ha colpito nella sua aria “Il balen del suo sorriso” lavorata con pianissimi molto belli e arcate di suono morbide e sognanti.

La sublime e dolcissima Leonora aveva la bella figura e la perlacea voce di Federica Vitali, artista sensibile e musicalissima, capace di dominare la scena sfoggiando tutto il carnet dei colori presenti nella sua bella voce di soprano . Gli acuti sicuri, frecce di fuoco ed il fraseggio e dizione ottimi, ha donato momenti da brivido autentico nella famosa frase del concertato finale del secondo atto “ Sei tu dal ciel disceso” o nell’aria “D’amor sull’ali rosee” lavorato con grande intensità o nella struggente scena dellla morte passando attraverso un Miserere eccelso e sofferto.

La vera protagonista morale dell’opera, la zingara Azucena era Cristina Melis. Il mezzosoprano sardo delinea una dolente, esacerbata e vibrante donna , divisa tra l’incubo della morte della madre e relativo desiderio di vendetta e l’amore per questo figlio non figlio. La voce è molto bella , con sapiente tecnica, morbidezza di emissione, colore unico senza gravare suk registro di petto e senza gonfiare il registro medio-grave e con acuti ben proiettati.

Meravigliosa sorpresa il basso Gianluca Buratto, interprete di Ferrando, dalla voce potente, molto ben gestita, di un colore screziato unico e affascinante, sicuramente sentiremo parlare di lui e lo applaudiremo in parti protagonistiche in tantissimi teatri.

Musicali, ben presenti e dotati di ottime vocalità il tenore Cristiano Olivieri come Ruiz e Benedetta Mazzetto bella ed importante Ines.

Il Coro del Teatro Comunale di Bologna diretto da Gea Garatti Ansini è stato eccelso, ha brillato nei momenti a lui deputati ed ha regalato attimi di pura poesia, soprattutto nella sognante e nirabile melodia femminile “Ah se l’error t’ingombra” solitamente eseguita in interno e qui cantata in scena con un pianissimo dal colore unico e soave e nel vibrante e commosso Miserere della sezione maschile.

L’Orchestra del teatro Comunale di Bologna ha infuso nell’anima momenti di fuoco e momenti impalpabili di rara poesia sotto la sapiente guida di Renato Palumbo, che ha saputo dipanare dalla vigorosa partitura del genio bussetano il pannel completo dei colori dinamici musicali.

Uno spettacolo bello, forte e moderno apprezzato dal numerosissimo pubblico presente che ha salutato e premiato tutti gli artisti con grandi ed entusiastici applausi

Cristina Miriam Chiaffoni

IL TROVATORE
Dramma lirico in quattro parti
Libretto di Salvadore Cammarano
dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi

Il Conte di Luna Lucas Meachem/ Angelo Veccia (21/02)
Leonora Marta Torbidoni/ Federica Vitali (21/02)
Azucena Chiara Mogini/ Cristina Melis (21/02)
Manrico Roberto Aronica/ Zi-Zhao (21/02)
Ferrando Gianluca Buratto
Ines Benedetta Mazzetto
Ruiz Cristiano Olivieri
Un vecchio zingaro Sandro Pucci
Un messo Andrea Taboga

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Renato Palumbo
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia Davide Livermore

Regista collaboratore Carlo Sciaccaluga
Scene Giò Forma
Video D-Wok
Costumi Anna Verde
Luci Antonio Castro

Foto: Andrea Ranzi