Spettacoli

I due Foscari – Teatro Carlo Felice, Genova

I due Foscari di Giuseppe Verdi al Carlo Felice di Genova. 

“Se dovessi cercare una parola che sostituisce “musica” potrei pensare soltanto a Venezia”.
Così sosteneva Friedrich Nietzsche e, in modo analogo, anche Giuseppe Verdi colora della sua musica la Venezia de I due Foscari, opera del 1844. Questo allestimento, ora di proprietà della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, si era già visto alla Scala di Milano nel 2016. Se ai tempi la regia e le scene di Alvis Hermanis non ci avevano particolarmente entusiasmato, nel passaggio sul palco ligure ritroviamo uno spettacolo il cui difetto principale è la costante e monotona monocromia virata sulle tinte seppia. Un allestimento semplice, giocato su grandi statue dei leoni di San Marco spesso presenti sulla scena e arricchito da tante proiezioni curate da Ineta Sipunova. Compaiono vedute di Venezia, antiche carte geografiche e numerosi omaggi alla pittura veneta, con disegni ispirati a celeberrime opere di Vittore Carpaccio e Francesco Hayez. 

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Franco Vassallo

Adeguate le luci di Gleb Filshtinsky, splendidi invece i ricchissimi costumi di foggia rinascimentale curati da Kristìne Jurjàne, sicuramente una delle cose più apprezzabili del comparto visivo. Lasciano invece un po’ interdetti le buffe coreografie fra mimo e danza di Alla Sigalova che mal si sposano con lo spirito dell’opera.

Questa opera, la sesta in ordine cronologico nel catalogo verdiano, contiene numerosi rimandi ai grandi capolavori romantici, ma, ad un contempo, evidenzia alcuni tratti che verranno poi ripresi e meglio sviluppati dall’autore stesso nelle sue opere successive. Partiture come queste richiedono dunque interpreti di livello per valorizzare al massimo ogni potenzialità dello spartito e, al Carlo Felice, abbiamo assistito ad una esecuzione di altissimo valore.

Nel ruolo del protagonista troviamo Franco Vassallo, al suo debutto come Francesco Foscari. Il baritono milanese è in possesso di una vocalità morbida e ben sfogata che domina la scrittura verdiana con facilità ed una pregevole compattezza in tutti i registri. Il contrasto tra il dovere di Doge e l’umanità del padre ferito sono ben evidenziati dalla cura dell’accento, opportunamente sfumato e condotto sul filo di una costante raffinatezza. Una prova davvero ben riuscita che culmina nella esecuzione straordinaria dell’aria “Questa, dunque, è l’iniqua mercede” affrontata nella prima parte con energico livore e, nella seconda, con accorata disperazione, alla stregua di uno straziato grido di dolore. Meritatissima, dunque, l’ovazione che saluta Vassallo al suo comparire in scena alla ribalta finale.

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Angela Meade e Antonio Di Matteo

Con questa produzione Angela Meade torna al primo Verdi che, a nostro parere, si ascrive tra i repertori a lei più congeniali. L’ingresso in scena e, in particolare il recitativo di primo atto, lascia sbalorditi per la sfrontata sicurezza con cui il soprano sembra sovrastare la scrittura verdiana. Nell’aria successiva, “Tu al cui sguardo onnipossente”, rileva il sapiente controllo del canto a tutte le altezze e, soprattutto, la capacità di risolvere una vera e propria colonna di suono in eterei pianissimi ben timbrati. La scena si chiude, dunque, con una cabaletta dove il soprano si lancia nel canto di coloratura (di forza) con notevole souplesse. Nel proseguo della serata si consolida l’ottima impressione suscitata nell’aria di ingresso e, in particolare, si rimane colpiti dalla instancabile tenuta di tutta la linea a fronte di una scrittura oggettivamente frastagliata. Oltre agli acuti poderosi e notevoli per ampiezza, convincono i centri per torniti e gli affondi nel registro grave, sempre naturali e mai forzati. Curata, inoltre, la dizione, che consente di costruire una Lucrezia Contarini convincente anche sotto il profilo interpretativo.

Completa il terzetto dei protagonisti Fabio Sartori, ben amalgamato, per colore e timbro, rispetto alla vocalità della Meade. Sartori sfoggia un mezzo corposo ed ampio, sicuro ed omogeneo in tutti i registri. Notevole, per squillo e proiezione, la gamma più acuta. Adeguato lo scavo nell’accento anche se il personaggio, per come viene caratterizzato nel libretto, non consente grandi sfumature emotive che vadano oltre un generale atteggiamento di sconforto.

E poi c’è il cattivo della situazione, Jacopo Loredano impersonato, con voce torrenziale da Antonio Di Matteo, in possesso di un mezzo notevole per ampiezza e volume. Rilevante la presenza scenica grazie allo statuario physique du rôle.

Musicale la Pisana della brava Marta Calcaterra, la cui linea musicale appare adeguatamente composta e misurata.

Incisivo, vocalmente e scenicamente, il Barbarigo di Saverio Fiore.

Completano la locandina Alberto Angeleri e Filippo Balestra nei ruoli, rispettivamente, di un fante e di un servo del Doge.

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Angela Meade e Marta Calcaterra

Note positive anche dal podio dove il Maestro Renato Palumbo offre una lettura infuocata e frenetica della partitura. Una prova ispirata specie nel marcare il contrasto tra le pagine più brillanti, caratterizzate da ritmi spediti e brillanti, e quelle più intime dove la frenesia sempre stemperarsi, quasi per incanto, in melodie sospese e rarefatte. Adeguato l’equilibrio con il palcoscenico.

L’Orchestra del Carlo Felice sembra trovare una buona intesa con la lettura di Palumbo e creare il giusto equilibrio armonico e dinamico tra le diverse sezioni evitando sbavature.

Pregevole l’apporto del Coro del Carlo Felice, ottimamente diretto da Claudio Marino Moretti. Significativa, in particolare, la suggestiva esecuzione della barcarola che apre il terzo atto.

Successo travolgente al termine da parte di un pubblico piuttosto numeroso che riserva meritate ovazioni ai protagonisti.

Si replica sino all’otto di aprile e questo cast merita sicuramente di essere ascoltato.

I DUE FOSCARI
Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave, da Byron
Musica di Giuseppe Verdi

Francesco Foscari Franco Vassallo
Jacopo Foscari Fabio Sartori
Lucrezia Contarini Angela Meade
Jacopo Loredano Antonio Di Matteo
Barbarigo Saverio Fiore
Pisana Marta Calcaterra
Fante Alberto Angeleri
Servo del Doge Filippo Balestra

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Direttore Renato Palumbo
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Regia e scene Alvis Hermanis
Costumi Kristìne Jurjàne
Coreografie Alla Sigalova
Luci Gleb Filshtinsky
Video Ineta Sipunova
Balletto Fondazione Formazione
Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

Foto: Teatro Carlo Felice Genova