Spettacoli

Le nozze di Figaro – Teatro Massimo Bellini, Catania

Gran festa e sala gremita per Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart al Teatro Massimo Bellini di Catania. Il nuovo acclamatissimo allestimento si avvale dell’accurata regia di Michele Mirabella, autore, attore, docente, saggista e giornalista, che torna a dedicare all’Ente lirico etneo la sua poliedrica e colta esperienza teatrale. Sul podio l’elegante bacchetta di Beatrice Venezi che, nonostante la giovane età, ha già diretto numerose prestigiosissime orchestre a livello internazionale, ottenendo diversi riconoscimenti in particolare per l’impegno in favore della diffusione della cultura musicale nelle giovani generazioni. A questo proposito, un plauso va all’innovativo progetto che il Bellini dedica agli studenti delle scuole, offrendo loro una versione ridotta del capolavoro mozartiano con la voce recitante dell’attore Gino Astorina e la direzione del maestro Giulio Plotino; le quattro repliche mattutine per l’utenza scolastica affiancano le sette rappresentazioni della versione classica originale proposta nel cartellone di Opere e Balletti. Si tratta di una produzione certamente impegnativa che conferma la ripresa pienamente positiva dell’attività del Teatro Massimo Bellini dopo la pandemia.

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Le nozze di Figaro è la prima delle tre opere buffe che Mozart compose in collaborazione con il librettista Lorenzo Da Ponte. Lo stesso musicista chiese all’italiano di tradurre in libretto d’opera la commedia di Beaumarchais La Folle Journée, ou Le Mariage de Figaro, la cui rappresentazione era stata vietata dall’imperatore Giuseppe II per i riferimenti alla distanza e all’odio tra le classi sociali. Il compositore salisburghese convinse l’imperatore che avrebbe rimosso tutti gli elementi e le scene di esplicita satira politica e così l’opera ebbe il suo battesimo, salutato da un clamoroso successo, al Burgtheater di Vienna il primo maggio del 1786; la prima rappresentazione italiana si ebbe al Teatro della Pergola di Firenze il 12 giugno del 1788.

L’opera in quattro atti è il racconto della folle giornata in cui accade di tutto mentre si preparano le nozze tra Figaro e Susanna, cameriera della Contessa di Almaviva, il cui marito dissoluto e licenzioso vuole imporre il suo prepotente ius primae noctis sull’astuta e civettuola ragazza. L’intera vicenda si sviluppa in un groviglio incalzante e forsennato di inganni e schermaglie amorose, di vestizioni e mascheramenti indossando i panni altrui, di finzioni messe in atto per far infine emergere la verità. L’universo femminile, con tutte le sue arti di brillante seduzione e incanto ma anche con il tormento dei tradimenti patiti, e l’universo maschile, con la sua instabilità, incostanza e leggerezza nei sentimenti, si affrontano nel corso di una giornata di trascinanti e allettanti passioni, una folle journée densa di avvenimenti, di speranze, di affannosi trasporti e risolutive agnizioni in cui i servi si riveleranno in definitiva più saggi, intelligenti e dotati di nobiltà d’animo dei loro padroni. L’opera è comunque per Mozart l’occasione per ironizzare velatamente sulle classi sociali del tempo, in particolare su un’ottusa e arrogante aristocrazia al tramonto che stava per essere sopraffatta dalla Rivoluzione francese.

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Ad un tenace e filologico rispetto di testo, musica e ambientazione storica si ispira la regia di Michele Mirabella, dichiaratamente fedele alle fonti storiche e letterarie nell’impostazione scenica, che si avvale della collaborazione con Alida Cappellini e Giovanni Licheri, curatori di scenografie e costumi; molto belli e decisivi questi ultimi per lo svolgimento della storia con tutti i suoi fraintendimenti ed equivoci. L’apertura del sipario ci svela una ricca giustapposizione di porte settecentesche dalla policromia rigogliosa e intensa che si aprono e si chiudono a rivelarci e nasconderci i destini e gli intrighi dei personaggi. L’abile uso delle luci a cura di Antonio Alario ben supporta il lavoro del regista teso ad armonizzare l’interpretazione cangiante del canto con i bellissimi fondamentali recitativi, volutamente attoriali.

L’intesa tra il palcoscenico e il golfo mistico si manifesta nell’ottima prova dell’orchestra fin dal vertiginoso e concitato attacco dell’Ouverture, travolgente ed impetuosa come un vento che irrompa all’improvviso ad annunciare l’arrivo di una nuova stagione, un mutamento dei tempi, quella metamorfosi sociale e politica che Mozart e Da Ponte vollero prefigurare. La direzione di Beatrice Venezi offre una raffinata lettura del capolavoro mozartiano, accostandosi con sensibilità musicale alle difficoltà di una partitura complessa in termini di espressività orchestrale, di tempi drammaturgici e psicologici, di scrittura vocale. Il cast di giovani artisti risponde con professionalità, competenza e dedizione alle sfide insite nella complessità dell’opera, garantendo un livello interpretativo e vocale molto alto e apprezzato in sala, come confermato anche dai ripetuti applausi a scena aperta al termine dell’esecuzione di arie, duetti e parti corali. Le peculiarità timbriche dei solisti e l’apporto robusto del coro, egregiamente istruito dal maestro Luigi Petrozziello, contribuiscono alla resa di un suono denso, vibrante e nitido nel corso di tutta la recita.

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Gabriele Sagona ha buon esito nell’incarnare Figaro, il giovane innamorato, abile a destreggiarsi negli imprevisti che ostacolano il suo progetto di felicità con Susanna. Sagona impersona il protagonista dell’opera contando su un’appropriata estensione vocale e su una vigorosa presenza scenica, accompagnata da notevole plasticità mimica al servizio dei vari toni, dal buffo al comico al malinconico. Nella seconda scena del primo atto molto apprezzata dal pubblico la cavatina “Se vuol ballare, signor contino”, così come, sul finale sempre del primo atto, la famosissima aria “Non più andrai, farfallone amoroso”, che verrà ripresa da Mozart nel finale del Don Giovanni.

Il soprano Cristin Arsenova veste i panni di Susanna, mostrando fin dal suo primo apparire in scena una voce dal colore piacevolmente fresco, naturale e vivace, che dà il meglio di sé nei duetti con Figaro e la Contessa.

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Di assoluto rilievo è la prova del soprano Désirée Rancatore nel ruolo della Contessa di Almaviva, una Rosina che abbraccia tutte le sfumature psicologiche di una donna malmaritata decisa a non arrendersi ai tradimenti del marito libertino e ad andare oltre la gelosia per ritrovarne l’amore. Rancatore si rivela artista pienamente matura, dotata di una vocalità limpida e luminosa, capace di rapire il pubblico con pregevoli qualità interpretative e intensità espressiva che emoziona. La cantante padroneggia la scena fin dalla sua comparsa nel II atto con la cavatina “Porgi, amor, qualche ristoro” e giunge al sublime esecutivo nell’aria quasi sussurrata “Dove sono i bei momenti” del III atto, un canto perfetto nel registro acuto che fa esplodere una meritata ovazione.

Altro protagonista è il Conte di Almaviva interpretato da Luca Bruno, che ha saputo coniugare qualità attoriali con l’uso appropriato di una voce vivace e di ottima resa nella parte.

Altra coppia amorosa è quella composta da Marcellina, affidata alla voce morbida, a tratti anche energica di Federica Giansanti, e dal medico di Siviglia Don Bartolo, Andrea Tabili, che recita e canta con una voce dal colore cupo e tenebroso.

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Personaggio al centro degli intrighi amorosi, dei travestimenti e delle fughe rocambolesche attraverso finestre e giardini è Cherubino, ben interpretato da Albane Carrère, che si muove agevolmente nel ruolo del paggio del Conte grazie ad un abile uso del proprio strumento vocale. Cherubino/Carrère incarna quasi ossessivamente i giovanili turbamenti d’amore, regalandoci momenti di notevole intensità con l’aria “Non so più cosa son, cosa faccio” (quinta scena del primo atto) e con l’arietta “Voi che sapete Che cosa è amor, Donne vedete s’io l’ho nel cor” (seconda scena del secondo atto), che con il pizzicato degli archi e l’uso del vibrato ha quasi l’aspetto di una serenata.

Completano l’ottimo cast Federica Foresta nei panni di Barbarina, figlia di Antonio il giardiniere, interpretato da Alessandro Busi, Saverio Pugliese nel ruolo del maestro di musica Don Basilio e Pietro Picone, nella parte del giudice Don Curzio.

Al termine della recita il pubblico concede generosi applausi a tutti gli artisti rispondendo con totale partecipazione al mozartiano invito del finale “Ed al suon di lieta marcia Corriam tutti a festeggiar!”

Le nozze di Figaro
Opera buffa in quattro atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Il Conte di Almaviva Luca Bruno
La Contessa di Almaviva Desirée Rancatore
Susanna, cameriera della Contessa Cristin Arsenova
Figaro, cameriere del Conte Gabriele Sagona
Cherubino, paggio del Conte Albane Carrère
Marcellina, governante Federica Giansanti
Don Bartolo, medico di Siviglia Andrea Tabili
Don Basilio, maestro di musica Saverio Pugliese
Don Curzio, giudice Pietro Picone
Barbarina, figlia di Antonio Federica Foresta
Antonio, giardiniere del Conte e zio di Susanna Alessandro Busi

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Direttore Beatrice Venezi
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Michele Mirabella
Scene e costumi Alida Cappellini e Giovanni Licheri
Luci Antonio Alario
Assistente regia Daniela Zedda
Direttore degli allestimenti scenici Arcangelo Mazza
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Allestimento del Teatro Massimo Bellini

Fotografie Giacomo Orlando