2014

Pubblicazioni 2014

CLAUDIO ABBADO: SCHUMANN – CD DEUTSCHE GRAMMOPHON 2012 [Lukas Franceschini] – 20 gennaio 2014
Claudio Abbado avrebbe dovuto incidere con Deutsche Grammophon e l’Orchestra Mozart tutte le Sinfonie di Robert Schumann. Questo primo cd, purtroppo unico, contiene la Sinfonia n. 2 in C magg. op. 61 e due overture Manfred Op. 115 e Genoveva Op. 81.
Nella Seconda Sinfonia (1846) Schumann presenta un lavoro con fattura più inedita, un contrappuntistico completo capace di rendere più solida l’elaborazione della scrittura strumentale. Il primo movimento è intriso di uno spirito “guerriero” contro le avversità, uno spirito forse capriccioso ma ostinato. La sinfonia ha un carattere più intimo e mesto rispetto alle gioiosità espresse nella Prima, si scorge anche pathos melanconico e crepuscolare. Le diverse sezioni si alternano a temi infuocati, tipici di Schumann, ad intense melodie nell’adagio per concludersi con un allegro molto vivace nel quale parte delle ombre presenti, sono sviluppate con un ottimistico gioioso di tutta l’orchestra.
Claudio Abbado nelle note del libretto afferma “…la Seconda Sinfonia è probabilmente la più innovatrice delle quattro, è di una ricchezza eclatante, Schumann la compose in un periodo in cui era innamorato più che mai”. Questi aspetti si traducono in una lettura sgargiante da parte del direttore milanese, che firma uno dei suoi molto momenti d’apice artistico mettendo in luce i contrasti in un gioco trasparente di colori, di fuoco, elegiaci, che penetrano quasi nel profondo dell’anima. Il finale con la sua forza drammatica si esprime in un vigore sonoro esaltante, d’impeto amoroso, nel quale Abbado incalza l’orchestra in un’apoteosi di colore e slancio esemplari. L’Orchestra Mozart, ultima creatura del direttore, segue alla lettera le sue indicazioni affermandosi quale uno dei migliori ensemble italiani. In appendice le due overture rare dall’opera “Genoveva” e delle musiche di scena di Manfred ove concertatore ed orchestra riconfermano una sensibilità estetica esemplare come nel brano precedente.
CD DEUTSCHE GRAMMOPHON (479 1061)
ROBERTO SCHUMANN:
Sinfonia n. 2 in C Magg. Op. 61 *
Manfred – Overture Op. 115
Genoveva – Overture Op. 81 *
*Live recording
Orchestra Mozart
Direttore Claudio Abbado
Registrazione effettuata al Musikverein, Großer Saal, Vienna nel novembre 2012

WERTHER – DVD DEUTSCHE GRAMMOPHON [Natalia Di Bartolo] –  24 febbraio 2014
Un Werther massenetiano dalla lettura interpretativa e registica attenta e rigorosa, quello che porta la firma dei fratelli AlagnaRobertoDavid e Frédérico, uscito in DVD il 17 febbraio 2014 per la Deutsche Grammophon-Universal Music Classic & Jazz France. Atteso, prenotato, desiderato da molti, questo Werther, immortalato nella messa in scena del 2005 al teatro Regio di Torino, fa così il proprio ingresso nella catena di distribuzione.
La direzione di Alain Guingal alla guida dell‘Orchestra del Teatro Regio di Torino, rigorosa, fluida, a tratti commossa, fa da sostegno a voci di tutto rispetto, in un cast del quale ci piace parlare, però, nel corso di questa breve disamina dell’ottima produzione multimediale, a disposizione adesso di un pubblico attento e che, ad ogni livello d’esperienza d’ascolto, sarà in grado di apprezzarla. Il taglio cinematografico, infatti, dato alla messa in scena dell’opera registrata, ne favorisce la fruizione ed il godimento anche da parte di chi ami nel Melodramma pure lo spettacolo sul piccolo schermo.
Il capolavoro del genio Massenet, infatti, privo per natura di scene spettacolari, grazie all’accuratissima regia teatrale di David Alagna coadiuvato dal fratello Frédérico, valente Artista scultore, grafico e pittore, diventa spettacolo di primi piani ed espressioni, anche grazie all’altrettanto accurata fotografia per la produzione video. Ad entrambi si devono pure le scene eleganti, a tratti velatamente anche sontuose e coinvolgenti, che concorrono al fascino complessivo di questa produzione, ma che non ingannino per la loro apparente conformità ai canoni “classici” dell’ambientazione: gli Alagna Brothers porgono dichiaratemente al pubblico un Werther intriso di modernità, sia nella lettura etimologica che nell’interpretazione scenica.
Le luci accuratissime di Aldo Solbiati, accompagnate dai costumi eleganti e coerenti di Louis Désiré, avvolgono l’intero spettacolo in un’atmosfera che non è mai assolutamente luminosa neanche in pieno giorno, ma volutamente ricca d’ombre e con un fondo di oscurità sottese anche come interiori; illuminata spesso da luci radenti, che con il mutare dei colori dal blu della serenità al rosso della passione e del sangue trasporta lo spettatore in un’aura affascinante e lo trascina nel turbine delle vicissitudini dei protagonisti.
La bella Kate Aldrich, Charlotte, che sfoggia anche una voce assolutamente adeguata al ruolo, è spesso anche una gioia per gli occhi…ma da sottolineare, se ce ne fosse bisogno, l’accuratissima performance di Roberto Alagna, nei panni del protagonista, il quale si conferma, anche andando con questo video indietro nel tempo, il miglior Werther sulle scene di oggi.
Inevitabile avere ancora negli occhi e nelle orecchie la memorabile messa in scena dell’Opera di Massenet sul palcoscenico dell’Opera National de Paris Bastille alla fine di gennaio-febbraio 2014 e che ha quindi preceduto di poco l’uscita di questo DVD…ma sono due facce della stessa medaglia. Il che, se ce ne fosse bisogno, dimostra senza dubbio non solo la padronanza vocale e caratteriale dell’interprete sul personaggio già quasi dieci anni fa, ma anche una successiva ricerca di sfaccettature che inevitabilmente e positivamente si è poi prodotta in chi come Alagna abbia il personaggio di Werther tra i più sentiti e riusciti del proprio repertorio.
Riguardo alla voce del celebre tenore, un solo aggettivo: “splendente”, sia nell’articolazione, che nella linea di canto, che nell’espressione. Con la voce, in particolare cantando in francese, Alagna è stato ed è in grado di fare ciò che vuole e si sente: un piacere per l’orecchio e per lo spirito.
Un’Opera da guardare da una ben precisa prospettiva temporale quindi, questo DVD, con un interprete che sentiva allora un Werther reattivo, violentemente scosso dalla passione dell’anima. Il che è stato ampiamente sottolineato dalla regia e dalle scene dei fratelli, che ne hanno reso appieno lo spirito, assecondandolo e guidandolo fino ad una resa eccellente e convincente.
Intraprendente, quindi, questo suo Werther giovanile, espressivo, come sempre credibilericco d’impeto e di scatti passionali, mai troppo dolce, fiero a tratti, che soccombe non per sfinimento, ma quasi per quella vena depressiva che viene adombrata nelle parole dei protagonisti stessi del dramma che lo descrivono al primo atto, per bocca di Schmidt“Un peu mélancolique” e di Johann “Ah, certs”! Jamais gai”, eppure capace di lasciarsi catturare dal felice coinvolgimento cosmico, sereno all’inizio, prodotto dalla Natura, tipicamente romantico e connaturato al personaggio goethiano.
Werther è questo. Può prestarsi a mille altre raffinatezze introspettive, ma la chiave di lettura registica di base, che poi è autobiografica rispetto a Goethe, dei fratelli Alagna è quella giusta…così com’è giusta l’atmosfera realistica del quarto atto, in cui il personaggio muore senza troppi aloni romantici di sublimata sofferenza, ma immerso nel sangue e con gli occhi disperatamente persi nel vuoto dell’ignoto trascendente…impegnato anche a morire fisicamente, quindi, e non, come spesso accade sulle scene, ad attendere l’attacco del Direttore per intervenire, beandosi dell’abbraccio e del bacio di Charlotte.
Un realismo toccante, dunque, è presente nell’intera produzione ed assolutamente si confà a quella che è l’interpretazione di Roberto Alagna, che la rende propria anche oltre, raggiungendo vertici d’immedesimazione assolutamente personali ed unici. Un Werther realisticamente moribondo, quasi catatonico, a tratti, giustamente sofferente all’estremo, nel rispetto assoluto, però, come sempre da parte del grande interprete, del Bel Canto e della metrica anche in questo finale…E il flash backs girati durante le parti orchestrali rendono ancor più fluida l’azione e coerente il finale stesso, facendo sì che il protagonista trascorra dalla gioia dell’inizio al suicidio finale con un graduale, intensissimo e coinvolgente afflato partecipativo.
Talmente ricco musicalmente e visivamente, questo Werther in DVD, da necessitare di essere visto e rivisto per goderne appieno tutte le caratteristiche ed i pregi. Tra questi, anche la caratterizzazione e la cura dei personaggi di SophieNathalie Manfrino, e di AlbertMarc Barrard. Non la fanciulla vezzosa e spensierata, la prima, ma donna innamorata di Werther, presumibilmente a lui sul punto di essere promessa, e consapevole delle sofferenze della sorella, che cerca di consolare….Non algido né distaccato il secondo, bensì partecipe, umanamente coinvolto e giustamente colpito dagli avvenimenti anche immediatamente successivi al suicidio, che vengono palesati all’inizio del video, grazie sempre a quei sapienti flash che illuminano la narrazione di luci corrusche ma che la rendono particolarmente fruibile ed emozionante.
Ottimo prodotto multimediale, di qualità raffinatissima: da consigliare.
Werther
Opera in 4 atti di Jules Massenet
Libretto di E. BlauP. MillietG. Hartmannda J.W. Goethe
Orchestra del Teatro Regio di Torino
Direttore Alain Guingal
Regia di David Alagna
Scene di David e Frédérico Alagna
Maestro del coro di Voci Bianche di Torino Claudio Marino Moretti
Luci di Aldo Solbiati
Costumi di Louis Désiré
Registrato al Teatro Regio di Torino, 2005.
Werther: Roberto Alagna
Charlotte: Kate Aldrich
Albert: Marc Barrard
Sophie: Nathalie Manfrino
Le Bailli: Michel Trempont
Schmidt: Léonard Pezzino
Johann: Armando Gabba
Bruhlmann: Alessandro Inzillo
Katchen: Ivana Cravero
DEUTSCHE GRAMMOPHON – UNIVERSAL Music Classics & Jazz France
DVD

SACRED VERDI – CD WARNER CLASSICS 2013 [Lukas Franceschini] – 09 marzo 2014
Dopo la Messa da Requiem del 2009 Antonio Pappano e la “sua” Orchestra Nazionale di Santa Cecilia si confrontano con il Giuseppe Verdi sacro, quello più raro e non eseguito di sovente: i Quattro Pezzi SacriAve Maria e Libera me (prima versione).
E’ indiscusso che la più imponente composizione verdiana sia la Messa da Requiem, tuttavia non sono da sottovalutare i singoli pezzi sacri qui proposti che solitamente sono eseguiti assieme: Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla Vergine Maria, Te Deum. Innanzitutto queste partiture dimostrano, qualora sia ancora necessario, l’inventiva molteplice del compositore, tali composizioni risalgono agli anni ’80 del XIX secolo e tra una revisione e l’altra furono pubblicati nel 1898. L’Ave Maria, con coro a cappella identifica una plasmabile scrittura, lo scolpito Stabat Mater emblema di riuscita e concisa decadenza interiore. Le Laudi alla Vergine, tratte dall’ultimo canto del Paradiso di Dante, è un raffinato brano per coro femminile, infine, l’imponente Te Deum, che apre le porte anche, e solo in parte, a nuovi linguaggi ed equilibri di scrittura che troveranno altri sviluppi nel secolo successivo, Verdi cede il testimone, ovviamente! Tutte queste composizioni hanno per protagonista il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Ciro Visco, il quale offre una prova, senza timori di audacia, superlativa. Il colore incandescente e variegato, con l’aggiunta di una drammaticità solenne cui doveroso sommare cure tecniche (intonazione, misura della potenza espressiva) determinano un lavoro certosino di altissima qualità raggiunta sotto la guida del suo preparatore. L’apporto orchestrale, ovviamente sempre Ceciliano, lucido e sfavillante, e la presenza di Antonio Pappano rende questo Cd tra i migliori riusciti.
Seguono nella pubblicazione discografica un’Ave Maria (1880) per voce di soprano e orchestra d’archi di struggente malinconia ed intima riflessione di preghiera; e la prima versione del Libera me domine (1869) per la Messa da Requiem in origine composta a più mani per Gioachino Rossini. Quando nel 1873 Verdi assumerà in proprio l’intero oneroso compito (per Manzoni) modificherà il brano per le caratteristiche vocali di Teresa Stolz superiori a suo dire rispetto ad Antonietta Fricci, che avrebbe dovuto cantare l’edizione precedente a Bologna. Sostanzialmente nella seconda edizione il compositore rende più drammatica e sfaccettata la partecipazione solistica e amplifica una sezione corale di grande effetto emotivo, tuttavia anche nella prima versione abbiamo uno stupefacente affresco corale e di voce solista, quasi di terrore, nei confronti della morte, ma è l’epilogo finale sospeso nel vuoto ad incidere ed aprire interrogativi sull’atteggiamento nei confronti della morte.
In questi due brani la voce solista è quella di Maria Agresta, la quale con buon strumento vocale regge meglio la melanconia della preghiera piuttosto che la drammaticità e gli scogli vocali del finale del Requiem.
CD WARNER CLASSICS 50999 9 84524 2 2
Giuseppe Verdi:
QUATTRO PEZZI SACRI * (1898)
– Ave Maria
– Stabat Mater
– Laudi alla Vergine Maria
– Te Deum
AVE MARIA (1880)
LIBERA ME (dalla “Messa per Rossini” 1869)
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Roma
Direttore Antonio Pappano
M.o del coro: Ciro Visco
Registrazione: novembre 2012*(in concerto) & 30 maggio 2013 – Roma Auditorium Parco della Musica – Roma

PHILIPPE JAROUSSKY: FARINELLI, PORPORA ARIAS – CD ERATO 2013 [Lukas Franceschini] – 12 marzo 2014
Il nuovo recital di Philippe Jaroussky è interamente dedicato al celebre castrato Carlo Broschi più conosciuto con il nome d’arte di Farinelli, ed implicitamente al compositore Nicola Porpora, che per il celebre cantante compose molte opere.
Manca ancora una seria rivalutazione di Porpora dovuta in parte ad una certa trascuratezza sia da parte delle discografiche sia dai programmi dei concerti e delle programmazioni teatrali. Tale trascuratezza è un grave errore giacché il musicista fu uno dei più rinomati del suo tempo e stretto rivale di Handel a Londra, il fatto poi che uno straordinario cantante come Broschi fosse suo fervente ammiratore ed esecutore delle sue musiche non giustifica il fatto della mancata celebrità odierna. In parte colma un piccolo vuoto il recital del cantante francese, ovviamente con le debite distanze e peculiarità poiché sappiamo che le odierne voci maschili controtenorili non sono l’esatta riproduzione, fortunatamente (!), delle mitiche voci di un tempo ma un modo diverso per sopperire alla mancanza delle stesse. Il fenomeno iniziato negli anni ’50 del secolo scorso ha trovato particolare fertile terreno negli ultimi trent’anni. Jaroussky afferma, nelle note di copertina, che ha sempre esitato ad interpretare il repertorio del celebre Farinelli, preferendo altri spartiti come quelli del Carestini. In seguito ebbe l’occasione di eseguire alcune arie, in concerto, scritte dal Porpora per Farinelli e costatò quanto si sentisse a suo agio, molto più di quanto avesse immaginato, e volle pertanto esplorare puntigliosamente il rapporto tra l’allievo e il maestro, il quale ricordiamoci, fu uno dei più grandi pedagoghi dell’arte del canto. Analizzando gli spartiti del Porpora, Jaroussky ha scoperto delle arie piene di virtuosismo, aspetto scontato, ma molte altre erano composte su una tessitura prevalentemente centrale e caratterizzate da espressioni dolci e molto liriche. È in quest’aspetto che il cantante crede che il rapporto di stima ed affetto che legava Porpora a Farinelli si possa basare e pone l’accento su due brani “Alto Giove” e “Sente del mio martir”, quest’ultimo un lamento che suona come un addio dichiarato del maestro nei confronti dell’allievo che partiva per Madrid. Un altro punto è molto importante e precisamente che Porpora conoscesse molto bene la voce di Farinelli e pertanto scrisse tutte parti a lui congeniali per la scena, e lo stesso cantante sapeva che doveva il successo al suo mentore.
Il cd in oggetto ha la particolarità di includere sette brani incisi in prima mondiale. Una menzione speciale va alla Venice Baroque Orchestra diretta da Andrea Marcon che affronta tale repertorio con dinamismo, grande gioco di colori, somma capacità e conoscenza interpretativa che collocano maestro ed ensemble ai massimi livelli internazionali.
E poi Philippe Jaroussky, cantante nel suo genere tra i più apprezzati del momento. Bisogna sempre partire da un punto: piaccia o no la voce di controtenore. Optando per il sì, credo che il cantante offra una prova eccelsa per il controllo tecnico, la miracolosa amministrazione dei fiati che gli consentono frasi lunghe e ben sostenute. In aggiunta, e non da meno, la pertinente e scintillante coloratura abbinata ad un qualificato fraseggio che si può notare nelle arie più armoniose dove è un vero piacere l’ascolto. Difficile una scelta tra le undici incise, indubbio che l’aria dal Polifemo e dall’Ifigenia in Aulide rappresentano un vertice. Altrettanto i due duetti con Cecilia BartoliPolifemo e Mitridate, piccola ciliegina sulla torta di un cd che dovrebbe far parte della discoteca di un melomane.

CATERINA CORNARO – CD OPERA RARA 2013 [Lukas Franceschini] – 17 aprile 2014
E’ alquanto paradossale che la prima edizione discografica in studio dell’opera Caterina Cornaro di Gaetano Donizetti avvenga solo nel 2013, dopo ben oltre dieci lustri da quel movimento denominato Donizetti-Renaissance e dalla prima esecuzione in tempi moderni che avvenne a Napoli nel 1972. A questa mancanza ci ha pensato Opera Rara, etichetta inglese, specializzata da decenni nel recupero e pubblicazione di titoli fuori repertorio. 
Caterina Cornaro fu l’ultima opera di Donizetti ad essere eseguita, Napoli, 18 gennaio 1844, quando egli era ancora in vita. La maggior parte dello spartito fu composta in circa otto mesi tra le prime esecuzioni di Linda di Chamounix e Don Pasquale e come altre opere del bergamasco sono divise in un prologo e due atti, tale suddivisione ha un significato: l’azione si sposta, anche in senso temporale, da Venezia a Cipro. L’opera non si può inserire nel catalogo dei capolavori donizettiani tuttavia ha pagine e arie di grande effetto e una maggiore frequentazione teatrale non sarebbe affatto ingiusta. Il personaggio più riuscito è quello di Lusignano, nobile, cavalleresco e umano, mentre Caterina e Gerardo sono più standard e anche musicalmente, eccezione per la prima e ultima aria della protagonista. Nel suo insieme Caterina Cornaro è un dramma cupo ed inquieto, probabilmente il compositore aspirava ad una maggiore stringatezza ma anche vigore ed incisività soprattutto con riferimento allo spirito energico degli anni. A Napoli la prima fu un insuccesso, quando fu ripresa a Parma l’anno successivo (con protagonista Marianna Barbieri-Nini) ebbe un’accoglienza di stima. Nella seconda versione di diverso c’è solo il finale, l’opera termina con la morte di Lusignano il quale prima di morire rivela a Caterina che Gerardo è caduto combattendo e la regina resta sola a regnare su Cipro. Pur con tutte le attenuanti, l’opera merita una più attenta rivalutazione sia di critica sia di pubblico ma ciò tarda ad avvenire oggigiorno per carenza di esecutori.
La pubblicazione di Opera Rara è in grande stile, come sempre, note esaustive, cronologia completa delle esecuzioni, ottima registrazione, cofanetto di lusso. La BBC Symphony Orchestra e il Coro BBC Singers sono di buona fattura, anzi, ottima l’orchestra dal suono preciso e limpido, un gradino sotto il coro per dizione difettosa ma puntuale. David Parry non è al meglio delle sue capacità di mestiere. Egli tiene salda in mano tutta l’opera ma mi sarei aspettato colori più affascinanti ed enfasi drammatica. A suo merito notiamo uno slancio e un ritmo appropriato e i tempi, seppur scollegati, sono manierati.
Protagonista è Carmen Giannattasio, eletta a cantante factotum di Opera Rara. Le doti di questo soprano sono non comuni, a cominciare da una bellissima voce, ma ciò non le permette di affrontare in maniera egregia tutto il repertorio ottocentesco. Spesso la dizione è confusa, ma il difetto maggiore è che il ruolo va oltre le sue caratteristiche, perché manca di mordente, drammaticità, e una coloratura appropriata del tipico soprano drammatico d’agilità. Anche nel canto spianato si notano difficoltà, le quali sono ovvie pur riconoscendo alla signora lo sforzo e le ottime intenzioni. Anche per il tenore Colin Lee vale lo stesso discorso fatto per la protagonista. Le qualità timbriche e vocali sono buone ma è totalmente estraneo al ruolo, che ricordiamo fu scritto per Gaetano Fraschini. Egli pur con impeto non riesce a superare il limite del tenore leggero, quasi rossiniano, e di conseguenza manca nel genere eroico e nello slancio del giovane guerriero ed innamorato. Il Lusignano di Troy Cook pur con mezzi buoni non riesce a tracciare vocalmente il marito nobile, il canto fiorito del baritono ottocentesco, inflitto anche da un sommario fraseggio che si riscontra in particolare nell’aria “Da quel dì che Caterina”. Mocenigo è un Vuyani Minde troppo truce e poco istrione, Graeme Broadbent presenta lacune evidenti d’impostazione vocale. Discreti gli altri interpreti: Loic Felix e Sophie Bevan, che comunque non brillano di luce propria.

PLÁCIDO DOMINGO: VERDI ARIAS – CD SONY 2013 [Lukas Franceschini] – 28 aprile 2014
L’incredibile carriera artistica di Placido Domingo, ora baritono, inizia ad invadere anche il campo discografico.
L’etichetta Sony pubblica il primo recital da baritono ed occasione migliore non poteva essere la celebrazione verdiana del bicentenario. Nulla va ad aggiungere questo cd a quanto già si sapeva prima. Il tenore Domingo, che ufficialmente ha settantatré anni, dopo brillante carriera si sarebbe avviato verso la naturale conclusione di un percorso umano-artistico eguale ai comuni mortali. Invece, come Faust, si è reinventato una nuova carriera da baritono e in tale veste ha à affrontato numerosi ruoli in vari teatri internazionali. Tuttavia Domingo non è un baritono ma un tenore, ora per causa di forza maggiore più limitato nei mezzi pur mantenendo un timbro caldo, “latino”, il quale che è stata la sua maggior freccia nel carniere negli anni passati. Le recenti performance teatrali, ad esempio lo scorso anno all’Arena di Verona, hanno emblematicamente dimostrato che freschezza e ruoli non sono più all’altezza e gridare al miracolo non è proprio il caso. Tuttavia in questa registrazione in studio molto difetti,che sono palesi dal vivo, sono coperti da un ottimo lavoro d’ingegneria sonora, ma ripeto è sempre un Domingo vecchio artisticamente che canta da tenore in ruoli baritonali con evidenti forzature ed accomodamenti. Poco importa che le arie siano belle e tratte dal più conosciuto repertorio verdiano, questo cd è da considerare come una bizzarria personale e così va accettata. L’Orchestra della Comunitat Valenciana è un buon complesso e ben diretta da Pablo Heras-Casado, trovando bei colori e sonorità accattivanti.Recensione dello spettacolo.

JONAS KAUFMANN: THE VERDI ALBUM – CD SONY 2013 [Lukas Franceschini] – 5 maggio 2014
Altro recital verdiano è quello inciso dal tenore più famoso del momento ovvero il tedesco Jonas Kaufmann
In questi caso ci troviamo volutamente di fronte ad una serie di ruoli più drammatici rispetto al precedente repertorio affrontato. Kaufmann da me ascoltato dal vivo in teatro qualche anno fa era un bravo tenore lirico (Traviata alla Scala la prima volta), il quale successivamente ha affrontato ruoli di Verdi più impegnativi e con peculiarità nei ruoli più drammatici. Il recital che spazia dai primari Masnadieri a Otello, ci offre un tenore dalla vocalità molto più scura ed imbrunita rispetto a quanto in passato ascoltato. Questo aspetto ha tuttavia intaccato il registro acuto che non è più squillante e sembra che il cambio di registro sia volutamente forzato e poco naturale, il che risulta altamente artefatto e poco musicale. Pagine come la barcarola del Ballo in maschera necessitano di squillo e verve accesa, qui troviamo un interprete monotono ed eguale per quasi tutti i brani, un po’ a senso unico. Vi è poi un eccessivo accomodamento dei tempi in parte dovuto dalle scelte del cantante, in parte dalla non eccelsa Orchestra dell’Opera di Parma diretta da un Pier Giorgio Morandi in veste di semplice accompagnatore. Il tenore romantico verdiano non si canta rallentando i tempi e con sola dizione chiarissima, ma anche con colori e fraseggi atti al ruolo. Discorso diverso dovremo fare per gli ultimi due brani da Otello, ove si ravvisa una certa personalità e un gusto sicuramente superiore. Seganlo che è uno dei pochi ad eseguire l’aria di Radames, in disco, sfumando il finale. In queste incisioni non mancano sicuramente le intenzioni ma la realizzazione è alquanto opinabile per una personalissima tecnica e un gusto né moderno né antico.