Spettacoli

Le Maschere – Teatro Goldoni, Livorno

A Carnevale ogni scherzo vale, e quindi al Teatro Goldoni di Livorno viene annunciata l’esecuzione di Cavalleria Rusticana con l’invito di spengere i telefoni cellulari. Risatine in sala per la simpatica trovata, ma poi l’orchestra attacca effettivamente il preludio dell’opera più celebre di Pietro Mascagni. Ancora mormorii divertiti con un po’ di sconcerto, fino a che dai palchi si urla: Basta Cavalleria!, mentre artisti e maestranze interrompono la musica ed invadono la platea ed il proscenio. E proprio su questa gustosa trovata si innesta la parabasi de Le Maschere, che con il prologo è stata riscritta e molto appropriatamente riadattata dai registi Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi. Così Massimo Cavalletti nei panni di Giocadio prende a discutere con il direttore Mario Menicagli per convincerlo a dirigere appunto Le Maschere e non Cavalleria. Tutto lo sketch è intelligente e divertente, ma è anche un invito a riflettere sull’importanza di rappresentare e far conoscere le opere meno note di Mascagni.

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Silvia Pantani, Marco Miglietta,Rachele Barchi, Matteo Falcier

L’allestimento è realizzato in collaborazione con la Fondazione Carnevale di Viareggio , di cui vuole celebrare il centocinquantesimo, e l’intero palcoscenico è pertanto concepito come un grande cantiere dove si costruiscono i carri. Nel corso dell’opera si va progressivamente realizzando la figura di Burlamacco, qui maschera tra le maschere, a simboleggiare l’incontro della tradizione viareggina più recente con quella più classica della commedia dell’arte. I movimenti ideati dalla regia sono estremamente accurati e impegnativi, tanto quelli dei singoli cantanti quanto quelli del coro e dei figuranti. Una vera e propria festa del teatro dove il Settecento di Goldoni intende congiungersi con tutta la tradizione del melodramma ottocentesco e non solo, con quadri dove troviamo anche Aida e Turandot. La scena deborda letteralmente dal palcoscenico, non soltanto nel prologo, ma per tutto il susseguirsi dei tre atti, coinvolgendo l’intero teatro; l’azione tracima perfino dalla sua collocazione storica, sovrapponendo diversi piani temporali, dal XVIII secolo alla contemporaneità, a sottolineare che l’universo delle maschere è un meta-spazio e un meta-tempo, fantastico ed immaginale e dunque sempre presente. La scenografia è realizzata con pochi elementi, come il ponteggio del cantiere o la scala per la serenata, oggetti comuni e minimali, ma impiegati con grande originalità ed efficacia; i costumi sono invece assai ricchi e colorati, con alcuni recuperi dalla produzione fatta al Teatro della Guardia da Lindsay Kemp per il centenario di quest’opera. Valide le luci di Michele Rombolini che contribuiscono significativamente a modellare di volta in volta una scena vivace e cangiante.

Mascagni, solitamente poco incline a rimaneggiamenti, apportò numerose modifiche a Le Maschere, probabilmente anche in seguito al fiasco del debutto, che era stato concepito nella logica di una stupefacente operazione di marketing. Il progetto prevedeva infatti che il 17 gennaio 1901 l’opera venisse rappresentata contemporaneamente in 7 teatri, i principali in Italia, ed era ispirato dall’idea che l’evento dovesse segnare il recupero della tradizione dell’opera buffa e celebrare la peculiarità del genio italico. Proprio in questi anni, dopo la grande stagione del melodramma romantico e le deflagrazioni sonore wagneriane, si avvia la riscoperta della musica barocca e del classicismo settecentesco, caduti in un oblio pressoché assoluto. La coppia Illica-Mascagni è dunque pioneristica in questa direzione e in netto anticipo rispetto alle esperienze dell’Ariadne auf Naxos di Strauss che è del 1912 e del Pulcinella di Stravinskij del 1920. Il libretto dunque, con il recupero della commedia dell’arte e l’idea del teatro nel teatro, è certamente originale e di indubbia qualità letteraria, pur risultando assai debole drammaturgicamente, non soltanto per l’intreccio scontato e inconsistente della trama, ma anche per trovate poco azzeccate, come quella della polverina. Qualcosa di analogo può dirsi anche riguardo alla musica, che è di grande interesse per l’impego di forme settecentesche con numeri chiusi, per alcune invenzioni che guardano a Rossini e a Mozart, con Falstaff che fa spesso capolino e con echi wagneriani. Certune parti risultano tuttavia poco incisive e piuttosto uniformi, mentre le scene corali sono per lo più imbevute di una prosopopea celebrativa che oggi suona assai retorica.

La direzione di Mario Mencagli rende ragione del carattere fresco e brillante dell’opera, nella definizione accurata di ogni sezione e guidando con sicurezza l’Orchestra del Teatro Goldoni, formata per l’occasione da 50 professori come previsto da Mascagni. Il suono degli archi, quindi non troppo numerosi, non sempre riesce morbido, ma la compagine orchestrale si dimostra costantemente energica ed affiatata. A partire dall’overture, delineata con vivacità nello stile del Settecento e con effetti da crescendo rossiniano, mentre la sezione centrale, più lenta e melodica, pone in evidenza il tipico colore di Mascagni. Il direttore Mencagli mostra inoltre grande attenzione nel sostegno ai cantanti e nella costruzione delle scene di insieme, come nell’ampio concertato melodico al termine del primo atto. La furlana è poi realizzata in un ritmo di danza scintillante e con un solenne attacco che ricorda le Valchirie. Nel fugato del finale secondo, vi è tuttavia qualche sfasatura tra la buca orchestrale e il Coro del Teatro Goldoni diretto da Maurizio Preziosi; l’ensemble vocale riesce comunque nel complesso ben amalgamato ed esibisce in ogni momento passione ed entusiasmo, particolarmente nell’ intervento conclusivo.

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Massimo Cavalletti, Vladimir Alexandrovich, Silvia Pantani, Matteo Falcier, Didier Pieri, Min Kim, Marco Miglietta, Rachele Brachi

Bravi ed assai affiatati tutti i cantanti, a cominciare dal già citato Massimo Cavaletti, che interpreta anche il ruolo di Tartaglia. Con voce calda ed omogenea rende il canto improbabile del balbuziente in forme accurate e divertenti. Silvia Pantani è Rosaura con un’emissione sicura ed un articolato fraseggio. E’ agile e struggente nell’aria iniziale e nobile in tutti gli scambi. Intonato e sicuro il Florindo di Matteo Falcier, elegante nell’aria sulla pavana e nella serenata. Di intenso lirismo il duetto realizzato al secondo atto da Pantani e Falcier, episodio sognante ed appassionato, certamente il più suggestivo dell’opera. Ben delineata la Colombina di Rachele Barchi, spiritosa ma delicata, con una voce estesa e squillante. Didier Pieri è Arlecchino, con una linea morbida e trasparente, personaggio solare e giocoso ma che sa tingersi di malinconia nell’aria al terzo atto. Aggraziati e ricchi di sfumature anche i dialoghi di Barchi e di Pieri, particolarmente quello al secondo atto.
Min Kim è un Capitan Spavento potente ed omogeneo, dai modi comici e farseschi. Di grande forza il suo cantabile d’ingresso accompagnato dal coro, scolpito e più drammatico l’intervento nel finale.
Marco Miglietta nelle vesti di Brighella apre l’opera con un’aria smagliante ed è energico e melodico in ogni intervento.
Sbalzate efficacemente in uno stile da macchietta il Pantalone di Vladimir Alexandrovic e il Dottor Graziano di Giacomo Medici.

Alla fine, l’inno gioioso alla maschera italiana viene intonato anche da gruppi di spettatori, in particolare dai bambini in costume di Carnevale, per i quali questa festa è stata anche un’esperienza di apprendimento. Applausi fragorosi e meritati per tutti, anche e soprattutto per Livorno, città orgogliosa e generosa nel far conoscere al mondo il talento di Mascagni.

LE MASCHERE
Commedia lirica e giocosa in una parabasi e tre atti di Luigi Illica
Musica di Pietro Mascagni

Orchestra e Coro del Teatro Goldoni di Livorno
Direttore Mario Menicagli
Regia e scene Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi
Light designer Michele Rombolini
Maestro del coro Maurizio Preziosi

Pantalone de’ Bisognosi, ricco proprietario Vladimir Alexandrovich
Rosaura, sua figlia Silvia Pantani
Florindo, giovane laureato, amante corrisposto di Rosaura Matteo Falcier
Dottor Graziano, uomo di legge Giacomo Medici
Colombina, sua domestica, confidente di Rosaura, promessa sposa di Brighella Rachele Barchi
Brighella, venditore ambulante, confidente di Florindo Marco Miglietta
Il Capitan Spavento, Balandrano di casa Balandrana Min Kim
Arlecchino Battocchio, suo servitore Didier Pieri
Giocadio, impresario e Tartaglia, domestico in casa di Pantalone Massimo Cavalletti

Foto: Trifiletti-Bizzi