Spettacoli

L’incoronazione di Poppea – Pisa, Teatro Verdi

L’edizione de L’incoronazione di Poppea, presentata lo scorso giugno nel contesto del 40° Festival Monteverdi, è andata in scena al Teatro Verdi di Pisa, che l’ha coprodotta con il Ponchielli di Cremona, Opera Lombardia e l’Alighieri di Ravenna, riconfermandosi spettacolo di aristocratica raffinatezza, tanto per l’eleganza della regia di Pier Luigi Pizzi quanto per l’accuratezza della direzione di Antonio Greco. L’allestimento ci si offre in un’estrema essenzialità, con pochissimi elementi a disegnare la scena che rimane sostanzialmente la stessa per l’intera durata dell’opera: due colonne di marmo nero a sinistra a cui corrispondono due bianche più sottili a sinistra, le prime a definire il luogo dell’impero e del dovere, le altre invece a segnare l’ingresso della casa dell’amore e del piacere. Da una parte sta il globo dorato del mondo, dall’altra il triclinio delle effusioni amorose, mentre nel mezzo è posto un albero spoglio ma dall’aspetto regale, che ci ricorda quello al centro del giardino dell’Eden. Qui però la fonte della vita e della conoscenza pare inaridita, scarnificata, e ci parla dell’inconsistenza delle voluttà e degli intrighi che le si svolgono attorno.

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Federico Fiorio e Roberta Mameli

La Poppea di Monteverdi è infatti gran teatro del mondo, visto in una luce cupa e pessimista, prima opera a riferirsi a vicende storiche e non mitologiche, che mette in campo una grande quantità di affetti ed altrettante invenzioni melodiche, strutturandosi nel contrasto fra situazioni tragiche e comiche, erotismo ammiccante e sentenze filosofiche. Rispetto a questa ricchezza le scelte di Pizzi appaiono un po’ rinunciatarie, eccessivamente minimali e poco allineate con la varietà espressiva della musica. Le luci avrebbero potuto essere maggiormente modulate e i movimenti un po’ più articolati, anziché essere lasciati alla libera iniziativa dei personaggi. D’impatto comunque l’arrivo di Mercurio e la morte di Seneca, nonché il raffinato amoreggiare di Nerone con Poppea e con Lucano. Da parte loro, i costumi sono di grande efficacia, con i pretoriani in latex e pelle nera, le ampie vestaglie dei due protagonisti, gli abiti preziosi della Fortuna e di Ottavia e quelli più costruiti di Pallade e di Mercurio.

La conduzione di Greco ha un passo costante, disteso e narrativo, e compone con cura e fermezza le voci e gli elementi dell’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, senza farsi turbare neppure dalla caduta di uno strumento con conseguente scordatura. Una lettura trasparente e attenta al dettaglio, con un suono definito e vivace, tanto nei momenti più brillanti, come il duetto dei servi, quanto in quelli più meditativi, come il suicidio di Seneca.

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Roberta Mameli

Roberta Mameli è una Poppea sensuale ed elegante, tanto nel canto quanto nella gestualità. È morbida nell’emissione e trasparente nei vocalizzi, con una dinamica modulazione dell’intensità, un ampio utilizzo di mezze voci ed una sicura tenuta delle note. Di raffinata delicatezza nell’incantevole duetto “Pur ti miro, pur ti godo” realizzato insieme a Federico Fiorio.

Quest’ultimo appunto delinea efficacemente l’ambiguità di Nerone, principe nobile e autoritario ma schiavo dell’eros e del capriccio. Omogeneo e di buon volume, ha una linea flessuosa ed assai modulata che lo fa risultar irruento nel duetto con Seneca e quasi lascivo con Poppea e Lucano, in un contegno però che è sempre alquanto garbato.

Con voce tonante ed un fraseggio scolpito, Federico Domenico Eraldo Sacchi interpreta un Seneca talora autorevole, talaltra pomposo. È di accesa veemenza nello scambio con Nerone, per essere poi commovente e solenne nel momento della morte.

Di grande nitore formale l’Ottavia di Josè Maria Lo Monaco, pur mancando un po’ nel finale di carica drammatica. Con voce rotonda e voluminosa, Enrico Torre è un Ottone agile ed appassionato, di tagliente tragicità nell’aria prima del delitto.

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Paola Valentina Molinari, Chiara Nicastro, Danilo Pastore

Con voce piena e rotonda, Luigi Morassi risulta efficace in ogni personaggio. Come Lucano è di grande equilibrio nel duetto con Nerone, dove la seduzione è resa con misura e ambivalenza.

Prezioso ed intenso il Mercurio di Mauro Borgioni, di spiccata espressività anche negli altri ruoli di famigliare e tribuno. Accorato e luminoso Luca Cervoni nel messaggio a Seneca e valido anche come soldato. Grottesca la nutrice di Danilo Pastore, con un canto molto marcato che poi diviene leggero nel ruolo del famigliare.

Vivace e modulata l’Arnalta di Candida Guida, melodica la Drusilla di Claudia Nicastro e brillante nel dialogo con il sarcastico Valletto di Paola Valentina Molinari. Quest’ultima interpreta con rilievo anche il ruolo di Amore nel Prologo, realizzato in felice sintonia con Francesca Boncompagni nelle vesti di Fortuna e Giorgia Sorichetti, la raffinata Virtù che poi ritroviamo come ieratica Pallade.

Grande entusiasmo da parte del pubblico, in verità non troppo numeroso ma decisamente attento e motivato.

L’INCORONAZIONE DI POPPEA
Dramma per musica in un prologo e tre atti
Libretto di Giovanni Francesco Busenello
Musica di Claudio Monteverdi

Poppea Roberta Mameli
Nerone Federico Fiorio
Ottavia Josè Maria Lo Monaco
Ottone Enrico Torre
Seneca Federico Domenico Eraldo Sacchi
Arnalta Candida Guida
Drusilla Chiara Nicastro
Lucano, soldato, famigliare Luigi Morassi
Liberto, soldato, console Luca Cervoni
Mercurio, familiare, tribuno, littore Mauro Borgioni
Nutrice, famigliare Danilo Pastore
Fortuna Francesca Boncompagni
Amore, Valletto Paola Valentina Molinari
Pallade, Virtù, Damigella Giorgia Sorichetti

Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Antonio Greco
Regia, scene, costumi e luci Pier Luigi Pizzi

FOTO: Kiwi official-Diego Bianchi