Concerti

Concerto Finale – Mola di Bari, Palazzo Pesce

L’appuntamento con l’alta formazione è ormai di prassi a Palazzo Pesce. A popolare la splendida Mola di Bari e allietare l’antica dimora sono questa volta dodici partecipanti alla masterclass di Antonella D’Amico, nata ad Ostuni, con una prima formazione come violinista. Il soprano ha collaborato con i più grandi nomi e registi del panorama operistico e si è formato con nomi di fama internazionale del calibro di Ileana Cotrubas e Ghena Dimitrova. Attualmente si dedica all’insegnamento con gioia e minuziosa attenzione ad ogni pur minimo dettaglio, solo, quest’ultimo, in apparenza poco importante per caratterizzare la carriera di un giovane cantante.

La serata si snoda tra brani della tradizione, dal 1700 fino a Giacomo Puccini. Il primo a esibirsi è il baritono Giovanni Intini con Ideale di Francesco Paolo Tosti. Se la tecnica non è perfetta e a fuoco, è comunque possibile percepire tanta passione e intensità interpretativa nella voce di Intini. D’altronde è decisione della D’Amico, didatta umile e generosa, di dare a tutti coloro che vogliano apprendere l’arte del canto la possibilità di prender parte alle sue masterclass. 
Il soprano Cinzia Dimatteo segue con Deh vieni non tardar, dalle Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. La sue esibizione vede problemi di intonazione e di fiati non ancora perfettamente a fuoco, pertanto talvolta è presente uno stretto vibrato che ne inficia la linea di canto. La voce è fresca e propria di un soprano leggero. Col tempo senz’altro migliorerà nel fraseggio e nelle sfumature di colori richiesti dalla scrittura mozartiana.
Sempre dalle Nozze di Figaro Carlotta Missiroli propone Porgi amor. Avevamo già avuto modo di ascoltarla nel mese di gennaio e, come auspicato, sono in corso miglioramenti dal punto di vista tecnico che, tuttavia, ancora non le consentono di padroneggiare al meglio il fiato. Anche nel suo caso si registra, come in passato, un vibrato stretto, sebbene meno accentuato rispetto alla volta precedente. L’attacco non è sicuro e sorretto dal canto sul fiato. A lei un vivo augurio di compiere decisivi miglioramenti perché la sua voce consistente e rotonda lo meriterebbe e ne trarrebbe sensibili vantaggi.
Si prosegue sempre all’insegna del compositore di Salisburgo, con Se il padre perdei, da Idomeneo. A eseguirla è Fabiola Salaris. L’aria è tecnicamente perigliosa, con lunghi legati e dove Mozart richiede alla voce il massimo della perfezione musicale, come nel resto della sua scrittura, strumentale più che vocale. La giovane cantante la esegue correttamente e canta, in verità con poche sfumature di fraseggio, eseguendo il brano complessivamente bene. Il timbro è chiaro. Qua e là si avvertono lievi incertezze dovute, forse, al fiato in emissione. 

Si passa a Romeo et Juliette di Charles Gounod con la romantica Ah! Leve toi Soleil, cantata da Alessandro Lanzi. Il tenore è in possesso di un bellissimo dono, una voce da lirico pieno, di qualità e straordinaria morbidezza. Gli armonici si espandono avvolgenti e il suono è ben proiettato. La vocalità in suo possesso è importante, per questo gli auguriamo caldamente di non temere il registro acuto, dove infatti la gola si chiude pericolosamente con conseguente difficile rilascio dei suoni, duole dirlo, ripetutamente prossimi allo strillo. Spiace udire l’ultimo acuto in falsetto. Anche a lui un fervente auspicio di migliorare. Ciò gli consentirà di fraseggiare al meglio e far parlare di sé, in quanto il materiale vocale ascoltato è prezioso.
È ora il momento del soprano Ylenia Scimia con Mesicku na nebi hlubokéem, meglio nota come Canzone alla luna. Il soprano ha dalla sua un mezzo di bel volume e non certo privo di armonici, ma non mancano suoni eseguiti di spinta e non sul fiato legato, come quest’aria richiederebbe. Un peccato perché essi risultano essere generalmente di fibra, duri in emissione e rovinano il canto spianato, caratteristico della Canzone alla luna.
Il soprano italo greco Danae Rikos esegue la bellissima aria dal Guillaume Tell, Sombre foret. Il timbro è adamantino e il legato richiesto dalla scrittura protoromantica dell’ultima opera rossiniana è correttamente eseguito. Ne si apprezza il fraseggio e la pronuncia.

È la volta del soprano giapponese Hiromi Kurusaki con Il mio ben sospiro e chiamo, da La scala di seta, di Gioacchino Rossini. L’eccessivo caldo di questi giorni e una secchezza vocale tuttavia le impediscono in un primo momento di eseguire l’aria. È qui opportuno spendere qualche parola per lodare la forza d’animo e l’impressionante tenacia di questa ragazza che, al termine delle esibizioni dei suoi colleghi, si ripresenta eseguendola senza perdersi d’animo. Il suo obiettivo era superare il problema, cosa che le riesce, peraltro anche molto bene. Un ultimo ostacolo nell’esecuzione del sovracuto nella cadenza cromatica che la Kurusaki, dopo una breve pausa, esegue con ancor più grinta di quella già dimostrata. La sua vocalità è di autentico soprano leggero, brillante e cristallina. La linea di canto è punteggiata da musicali agilità, eseguite come fosse uno strumento. Quello rossiniano è il suo repertorio di elezione e il giovane soprano lo dimostra in stile e interpretazione. Da ammirare anche l’ottima dizione. La prova è superata, per lei solo applausi meritati, non solo di incoraggiamento. Le si perdona più che volentieri il lieve incidente, ammesso vi sia qualcosa da perdonare. Tali inconvenienti possono capitare, muoverle critiche sarebbe quanto mai crudele e fuori luogo.

Si giunge al Vissi d’arte dalla Tosca di Giacomo Puccini. A interpretarlo è il soprano Eleonora Rossi, di cui si apprezza in primo luogo la maturità vocale e opulenza del mezzo, imponente, morbido, rotondo, dall’affascinante colore di lirico spinto. L’artista sfoga bene in acuto, dove la voce acquista ulteriore squillo e risuona libera. Nei centri si nota tuttavia un netto cambio di posizione, più bassa. Ne consegue che il suono, pur bello e raccolto, non sembra scendere dall’alto, sul fiato, ma vi è una voluta ricercatezza timbrica. Non ne ha bisogno, la sua voce è naturalmente bella e scura. Della Rossi si apprezza l’intensità interpretativa. A lei rivolgiamo i nostri migliori auguri per una promettente carriera. 
Anna Ciprian, la più giovane del gruppo, è Liù con Tanto amore segreto/Tu che di gel sei cinta. Il soprano si impone per talento e accento interpretativo. La voce galleggia morbida sul fiato, di dolce emissione e piacevolezza di colore. 
A seguire è il tenore Nicolò Dal Ben con La mia letizia infondere dai Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi. Non è frequente ascoltare un tenore, per giunta drammatico, nelle masterclass e nei concorsi. Dal Ben si fa apprezzare per l’indubbio talento, lo squillo è eroico e fiero, la vocalità scura e possente. Per risaltarne maggiormente le doti sarebbero forse per lui più appropriati altri ruoli: Manrico, Pollione, Otello. Per il momento gli auguriamo di limarsi ulteriormente nella tecnica, facendo attenzione al registro acuto, non perfettamente a fuoco.

Una rarità donizettiana conclude La Rosa dei candidati e brani presentati: Havvi un Dio, da Maria di Rohan, eseguita dal talentuoso soprano Nicoletta Briguglio. Il bel mezzo vocale di cui è in possesso trova suo naturale sfogo nel registro acuto, in un’aria prettamente belcantista come questa, le si raccomanda maggior rotondità nei suoni e dolcezza nel legato. Le agilità della cabaletta non sono perfettamente scandite. La robustezza di suono farebbe pensare ad una futura trasformazione della sua vocalità in lirico spinto. L’ultimo sovracuto è il suo asso nella manica, grande e lucente. Siamo felici di averla scoperta insieme a tanti altri talenti, grazie alla profonda competenza di Antonella D’Amico, un’insegnante paziente e sempre felice di compiere il proprio lavoro con assoluta abnegazione. In tre giorni ha amorevolmente portato per mano i suoi ragazzi, in un percorso tecnico e di crescita umana. Ognuno ha ricevuto da lei affettuose attestazioni di stima alla consegna degli attestati.
Una lode per la pianista Angela Zaccaria, colei a cui è affidato il compito di eseguire più note in assoluto. Nata a Bari, Angela Zaccaria è pianista collaboratore di lunga esperienza e ha lavorato con artisti come Renata Scotto e in molteplici teatri e festival operistici quali il teatro Petruzzelli e il festival della Valle d’Itria. 
Un ultimo apprezzamento, non certo per minore importanza, va a Margherita Rotondi, direttrice artistica di Palazzo Pesce. Senza la sua bravura e spirito organizzativo queste occasioni di incontri, cultura e formazione non avrebbero luogo.

Si ringraziano la maestra Antonella D’Amico e alcuni tra i partecipanti alla masterclass per le foto.

PROGRAMMA DEL CONCERTO

1.Ideale
di F. P. Tosti
Canta Giovanni Intini – baritono
2.Deh vieni non tardar
Tratto da “Le Nozze di Figaro” di W. A. Mozart
Canta Cinzia Dimatteo – soprano
3.Porgi amor
Tratto da “Le Nozze di Figaro” di W. A. Mozart
Canta Carlotta Missiroli – soprano
4.Se il padre perdei
Tratto da “Idomeneo” di W. A. Mozart
Canta Fabiola Salaris – soprano
5.Ah! Lève toi soleil
Tratto da “Roméo et Juliette” di C.Gounod
Canta Alessandro Lanzi – tenore
6.Mesícku na nebi hlubokém
Tratto da “Rusalka” di A. Dvorjak
Canta Ylenia Scimia – soprano
7.Sombre foret
Tratto da “Guillaume Tell” di G. Rossini
Canta Danae Rikos – soprano
8.Il mio ben sospiro e chiamo
Tratto da “La scala di seta” di G. Rossini
Canta Hiromi Kurusaki – soprano
9.Vissi d’arte
Tratto da “Tosca” di G. Puccini
Canta Eleonora Rossi – soprano
10.Tanto amore segreto.. Tu che di gel
Tratto da “Turandot” di G. Puccini
Canta Anna Ciprian – soprano
11.La mia letizia infondere
Tratto da “I Lombardi alla prima crociata” di G. Verdi
Canta Nicolò Dal Ben – tenore
12.Havvi un Dio
Tratto da “Maria di Rohan” di G. Donizetti
Canta Nicoletta Briguglio – soprano