Spettacoli

Turandot – Teatro Petruzzelli, Bari

Una Turandot di diamanti, pietre preziose, chiffon e seta va in scena al Teatro Petruzzelli dal 13 al 20 settembre. Si tratta di una nuova produzione dello stesso teatro, per la regia di Paul Curran, gli splendidi costumi di Roberto Capucci, collaboratrice ai costumi è Anna Biagiotti e le scenografie di Gary McCann. I costumi del Capucci, tra i più noti stilisti italiani nel mondo, sono perfettamente concepiti per tale scenografia. Il pubblico tra cui erano presenti anche celebrità, qualche esponente di rango nobiliare, manager e imprenditori, ha potuto assistere ad uno spettacolo fiabesco ed elegantissimo, con costumi colorati, molto d’effetto il primo di Turandot, di color ghiaccio e adornato di pietre preziose. Lo stilista, la cui fonte di ispirazione non sembra mai esaurirsi, sognava di mettere in scena una Turandot ancora prima che gli fosse commissionata, da sempre appassionato d’Opera. Quello di stasera per lui può essere considerato un vero e proprio debutto in veste di costumista e stilista nel mondo del melodramma. Perfettamente aderenti ai i movimenti coreografici, i costumi e le scene evocano totalmente la Cina al tempo della principessa di gelo.

Il regista, nella necessità di far dialogare una fiaba con l’attualità, ha individuato nella vicenda cinese temi immortali come l’amore o il potere, mettendo in luce gli aspetti umani e più fragili di personaggi insospettabili come la stessa Turandot che si rifugia in una corazza di disumanità.
Sul fronte musicale si ha modo di apprezzare l’ottima prova del maestro Palumbo. Egli fa risaltare ogni sfumatura della partitura pucciniana, così intrisa di fascinoso colore locale, con gesto deciso ed energico. Le concitate sonorità iniziali che accompagnano il Mandarino nell’annuncio del regio decreto, quelle di massima tensione, al termine del primo atto, ben si alternano con la dolcezza di cui la difficile partitura del compositore toscano non manca: le atmosfere sospese al chiarore della luna dell’atto primo, il coro di voci bianche Là, sui monti dell’est, nonché la struggente aria di Liù, Signore ascolta. L’orchestra è imponente e lucente, un muro sonoro, in perfetto accordo con l’ottimo coro del Massimo barese. Fatta eccezione per qualche lieve rallentando, i tempi sono sempre in accordo con i cantanti. Il tessuto musicale è un ricamo perfettamente tinteggiato e permeato delle sonorità caratterizzanti la lontana Cina e le spigolose armonie, di cui soprattutto il ruolo di Turandot è costellato, un dettaglio tra tutti è l’intervallo di semitono. Buca e palcoscenico dialogano in perfetto accordo nel dipingere un mondo pervaso di colori e suoni estranei alla cultura occidentale: tam-tam, xilofono, campane tubolari, triangolo e gong cinesi.

A vestire i panni della sanguinaria principessa è il soprano sloveno Rebeka Lokar, piacevole scoperta già nel lontano 2015 come Abigaille per il Taormina Opera Festival. La Lokar dimostra perfetta aderenza vocale e stilistica con l’aspro ruolo pucciniano, siderale, irraggiungibile, pur tuttavia venata di un inaspettato lirismo, attraverso un sapiente uso della mezza voce. La sua è una Turandot avvolta da una corazza di ghiaccio che la difende dal mal supremo dell’amore; tuttavia non è priva di umanità e fragilità. L’emissione è morbida, gli attacchi sicuri, il mezzo in possesso del soprano è ampio e sonoro, di vellutato colore e privo del tutto di asprezze. Un lieve appunto riguarda il registro grave, non perfettamente sonoro quanto i centri e gli acuti. 
Spiace invece per il Calaf di Jorge de León. Malgrado le intenzioni interpretative infatti che lo tratteggiano come un principe eroico e impavido, il tenore sembra ricercare volutamente sonorità più scura. Pertanto la dizione è penalizzata con O in sostituzione delle U, o E invece delle I. Alcuni suoni risultano privi di rotondità, aperti e in zona acuta la sua voce ne risente, con suoni troppo spesso indietro. Si registra inoltre una certa eccessiva e generale oscillazione di troppo. 
Si apprezza l’intensa Liù di Francesca Sassu, dolente e struggente nell’aria Signore ascolta. Una schiava innamorata e per questo decisa e determinata. La sua voce, di squisito soprano lirico puro, si espande in sala luminosa come un cristallo. La linea di canto è pura e l’artista conta su una gestione del fiato di prima qualità. 

Di grande intensità il basso georgiano Ramaz Chikviladze nel ruolo di Timur, un padre impotente di fronte all’ostinazione del principe, egli stesso re in fuga e privato del suo regno. Anche nel suo caso si loda l’eccellente fraseggio. La voce è importante, tecnicamente omogenea, scura, avvolgente, autorevole. Ci auguriamo di applaudirlo presto in altre occasioni.
Perfetto l’intreccio tra Ping, Pang e Pong, le maschere rispettivamente interpretate da Jungmin Kim, Blagoj Nacoski e da Massimiliano Chiarolla, voci di bella presenza e squillo. 
Molto bene anche il Mandarino di Giovanni Guagliardo, anch’egli dotato di voce ben proiettata e per colore destinato a ruoli tutt’altro che marginali
Bene anche Bruno Lazzaretti come Altoum, il quale offre un’apprezzabile interpretazione dell’anziano imperatore, per una volta impersonato da una voce tecnicamente corretta, non oscillante e con sonorità ultraterrene, com’è spesso capitato di ascoltare in talune edizioni del passato.
Corrette anche la prima e la seconda ancella, cui hanno dato voce, nell’ordine, Maria Meerovich e Annamaria Bellocchio, così come il Principe di Persia, Raffaele Pastore.
Il coro del Teatro Petruzzelli, guidato dal maestro Fabrizio Cassi, si conferma tra le punte di diamante, in un’unico, potentissimo e smaltato suono.
Molti applausi con particolare entusiasmo per Francesca Sassu e il maestro Renato Palumbo.

TURANDOT
di Giacomo Puccini.
Opera in 3 atti di Giacomo Puccini, con libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni.
Fu rappresentata per la prima volta  il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala di Milano.

INTERPRETATO DA

Turandot Rebeka Lokar
Calaf Jorge de León
Altoum Bruno Lazzaretti
Timur Ramaz Chikviladze
Liù Francesca Sassu
Ping Jungmin Kim
Pang Blagoj Nacoski
Pong Massimiliano Chiarolla
Un mandarino Giovanni Guagliardo
Principe di Persia Raffaele Pastore
Prima ancella Maria Meerovich
Seconda ancella Annamaria Bellocchio

direttore Renato Palumbo
regia Paul Curran
scene Gary McCann
costumi Roberto Capucci
costumista collaboratrice Anna Biagiotti
disegno luci Fabio Barettin
coreografie Kyle Lang
maestro del coro Fabrizio Cassi

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO PETRUZZELLI

Foto di Clarissa Lapolla cortesia della Fondazione Teatro Petruzzelli