Spettacoli 2022

A sweet silence in Cremona

Al Teatro Ponchielli di Cremona va in scena, in prima esecuzione assoluta, l’opera del compositore Roberto Scarcella Perino A sweet silence in Cremona.

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Antonella Di Giacinto, Pietro Di Bianco, Costanza Fontana, Ramiro Maturana e Sara Fanin

Una serata-evento, quella che il giorno 8 maggio ha avuto luogo nella splendida cornice del Teatro Ponchielli di Cremona. È andata in scena, infatti, la prima assoluta di A sweet silence in Cremona, opera buffa in un atto su musica del compositore italo-americano Roberto Scarcella Perino e libretto in lingua inglese dell’americano Mark Campbell. Una prima mondiale per questa coproduzione tra il Teatro Ponchielli di Cremona e il Center fon Contemporary Opera di New York. Il soggetto, a cura dello stesso Campbell, fa riferimento ad un fatto realmente accaduto: nel 2019 il sindaco di Cremona ha emanato una ordinanza contenente una moratoria contro la produzione di qualsiasi tipo di rumore nelle zone limitrofe al Museo del Violino mentre al suo interno avveniva la registrazione per la Banca del Suono di alcuni leggendari strumenti ad arco (Amati, Stradivari e Guarnieri del Gesù) simbolo del patrimonio culturale cittadino. Una notizia eccezionale, bizzarra forse, che fece il giorno del mondo guadagnando persino una menzione sul New York Times. Campbell vide ben presto il potenziale espressivo insito in questa situazione, un soggetto perfetto per un lavoro buffo che potesse raccontare le reazioni di diversi personaggi che, all’improvviso, vedono la loro quotidianità dinanzi ad una battuta d’arresto, ad un cambiamento forzato e repentino. L’idea drammaturgica trovò immediatamente interesse nel compositore Roberto Scarcella Perino che si mise subito all’opera (in senso letterale) per dare voce ai personaggi che abitano in un immaginario palazzo adiacente al Museo del Violino.

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Antonella Di Giacinto e Pietro Di Bianco

L’opera, commissionata dalla New York University, si apre con un prologo dove i sei protagonisti della vicenda, letta l’ordinanza del sindaco, formano un unico ensemble che sembra venire travolto da un moto perpetuo nel quale assumono particolare rilievo, in orchestra e nelle scritture dei personaggi, le figure onomatopeiche. Successivamente la composizione si articola in otto scene, veri e propri fermo immagine sui singoli personaggi e sulle loro tragi-comiche reazioni nell’affrontare gli effetti di quel silenzio forzato. Ecco allora il commerciante che se la prende con il sindaco e le sue idee antieconomiche, una giovane ragazza che, nella sua iperattività quotidiana, esce dal suo appartamento per portare a spasso il cane, una donna in procinto di partorire e terrorizzata all’idea di chiamare l’ambulanza al momento opportuno, un’anziana signora che riflette, malinconica nella sua serenità, sulla bellezza del silenzio. Il filo conduttore tra i vari personaggi è un giovane immigrato algerino che, per pagarsi gli studi, lavora come fattorino. La costruzione musicale è perfetta, le scene sembrano confluire l’una nell’altra con naturalezza e mostrando sempre un’adeguata capacità descrittiva di quanto avviene nel libretto. Il ritmo appare talora brillante, talora più riflessivo grazie, tra l’altro all’impiego di sonorità misurate e composite che amalgamano al meglio le potenzialità degli strumenti previsti in orchestra. Non mancano le citazioni al grande repertorio classico (su tutte sono ben riconoscibili i riferimenti alla musica rossiniana) mentre il libretto strizza l’occhio volutamente a Puccini. Le arie dei protagonisti sono ben articolate e fluide esprimendo al meglio la potenzialità espressiva e drammatica del registro vocale per il quale sono pensate. E poi c’è il finale: dopo il monologo del liutaio (durante il quale si odono distintamente alcuni temi celeberrimi di musiche per violino), cessano le parole ed entra in scena il Violino – personaggio che prende vita attraverso un soprano d’agilità la cui voce sembra danzare con il violino suonato in palco di proscenio. Sulle ultime battute, tutti i personaggi raggiungono il Violino in proscenio e si uniscono al suo canto in una celebrazione della meraviglia del suono e del suo potere salvifico ed immortale che commuove e tocca l’anima. Una composizione perfettamente riuscita, un prodotto di assoluta qualità nella sua perfetta simbiosi tra musica e testo.

Il Maestro Giuseppe Bruno ha interpretato perfettamente le intenzioni dell’autore e dato vita ad una concertazione delicata e briosa, creando una buona simbiosi tra buca e palcoscenico.

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Sara Fanin, Pietro di Bianco, Antonella Di Giacinto e Gianluca Moro

Buona la prova dell’Orchestra Monteverdi Festival, partecipe e coinvolta nel seguire le indicazioni provenienti dal podio. Una menzione d’onore per Lena Yokoyama, primo violino, che si rende protagonista, nella scena finale dell’opera, di una prova di grande virtuosismo esecutivo combinato con il giusto guizzo interpretativo.

Un plauso unanime per la compagnia di canto impegnata a dare vita ai vari personaggi della vicenda.

Gianluca Moro, con la sua vocalità dal timbro chiaro e limpido, interpreta Yassine con buona musicalità e perfetta credibilità scenica.

Pietro di Bianco, grazie ad un mezzo screziato e brunito, si disimpegna con pregevoli risultati nel dare vita alle insofferenze del commerciante Ettore.

Brilla Sara Fanin nel duplice ruolo di Valentina e de Il Violino. L’artista riesce a coniugare freschezza vocale, intonazione ed espressività. Ecco allora una donna incinta che, in un immaginario, quanto divertente, dialogo con il nascituro, sa combinare alla perfezione la gioia per il lieto evento con il comprensibile sbalzo umorale legato all’appressarsi di un momento tanto delicato quanto il parto. Nel finale la Fanin torna, inoltre, per interpretare il ruolo del violino e, in questa occasione, si rivela ottima vocalista esibendo una pregevole facilità nella salita verso la parte superiore del pentagramma.

Costanza Fontana è Giulia e la sua è una prova frizzante sia dal punto di vista vocale sia scenicamente dove mette in evidenza la sua figura aggraziata.

Antonella Di Giacinto interpreta il personaggio di Mariolina con vocalità solida e un fraseggio scolpito ed incisivo.

Ramiro Maturana interpreta con simpatia il ruolo di Attila (il Cane). Particolarmente riuscita, nella seconda parte dello spettacolo, la sua prestazione nel personaggio di un Liutaio: una scena che rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti del re degli strumenti ad arco (il violino). Da segnalare, nella prova di Maturana, la pulizia e l’ampiezza della linea vocale sempre ben appoggiata.

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Costanza Fontana e Ramiro Maturana

Cecilia Ligorio porta sulla scena la drammaturgia del libretto dando vita ad uno spettacolo ironico e assai funzionale, uno spaccato di vita quotidiana dove ciascuno dei protagonisti viene ottimamente tratteggiato nella propria individualità. Particolarmente curata è la gestualità dei singoli, in grado di sbalzare perfettamente il carattere di ognuno. Sul palco prende così vita il fantomatico condominio abitato dai vari personaggi e i diversi spazi vengono realizzati grazie a sottili pareti mobili che, venendo opportunamente manovrate dall’alto delimitano gli appartamenti dei diversi condomini. Il gioco scenico (scene a cura di Tommaso Lagattolla) è fluido e rende lo spettacolo scorrevole e godibilissimo. Pregevoli i costumi (a firma del già citato Lagattolla), efficaci nelle loro cromie che ben caratterizzano i singoli personaggi, con una menzione particolare per lo splendido abito del Violino. Curatissimo il progetto luci di Oscar Frosio che riesce ad evidenziare con grande efficacia i diversi spazi ove di volta in volta si concentra la vicenda.

Fondamentale l’apporto del visual art Imaginarium Studio in grado di animare il fondale della scena con proiezioni coloratissime in grado di riflettere alla perfezione l’atmosfera di volta in volta raccontata dalla musica. Particolarmente riuscite e gustosissime le proiezioni di una Cremona in formato cartone animato.

Grande successo al termine da parte ci un pubblico entusiasta che, dopo aver applaudito lo spettacolo a scena aperta in un paio di occasioni, stringe in un abbraccio ideale interpreti, team registico e autori di questa riuscitissima operazione culturale.

A sweet silence in Cremona

Opera buffa in un atto (prologo e otto scene)
Musica di Roberto Scarcella Perino
Libretto e soggetto di Mark Campbell
Prima rappresentazione assoluta

Yassine Gianluca Moro
Ettore Pietro Di Bianco
Valentina/Il Violino Sara Fanin
Giulia Costanza Fontana
Mariolina Antonella Di Giacinto
Attila/Liutaio Ramiro Maturana


ORCHESTRA MONTEVERDI FESTIVAL
Direttore Giuseppe Bruno
Regia Cecilia Ligorio
scene e costumi Tommaso Lagattolla
light designer Oscar Frosio
visual art IMAGINARIUM CREATIVE STUDIO
Coproduzione Fondazione Teatro Ponchielli, Center for Contemporary Opera (NY)

FOTO: F. ZOVADELLI