Spettacoli

Le nozze di Figaro

Omaggio al regista inglese Jonathan Miller scomparso nel 2019, viene riproposto al Festival del Maggio Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart nello storico allestimento del 1992. Lo spettacolo va in scena al Teatro della Pergola, per il quale fu ideato e dove, tra l’altro, l’opera fu rappresentata per la prima volta in Italia nel 1788. Dopo un paio di riproposizioni e adattamenti per il vecchio Teatro Comunale, la regia viene oggi ripresa da Georg Rootering nella sua primigenia cornice settecentesca. Lo spettacolo è celebre per la sua essenzialità e per una rievocazione del Settecento stilizzata ed ideale. Le scene di Peter J. Davison acquistano profondità da un atto all’altro e sono semplici per lasciare lo spazio ad una musica multiforme e policroma. I costumi di Sue Blane sono nella moda del tempo, di taglio elegante e preziosi, ma spogliati da ogni ornamento superfluo, quasi neoclassici, più inglesi che continentali. Le luci di Emanuele Agliati caratterizzano la scena dal mattino alla notte e scandiscono il tempo della folle journée.

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Luca Micheletti e Benedetta Torre

Dirige Theodor Guschlbauer, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. A seguito della rinuncia di Minkowski, che era a sua volta subentrato a Zubin Metha, il direttore viennese ha accettato l’incarico meno di due settimane fa, consentendo di fatto la realizzazione di questa produzione. Nell’overture dinamismo e valorizzazione del dialogo tra gli strumenti: impulsi vitalistici, quasi nervosi, ed evidenza dei fiati e dei legni contro gli accenti più marcati degli archi. Analoga resa delle altre parti sinfoniche come la marcetta. Nel susseguirsi delle arie e dei recitativi la conduzione è però piuttosto monotona, senza guizzi o particolari sottolineature. Non è dunque quella sorta di nastro trasportatore, flusso ondulatissimo e variegato, che è la musica di Mozart in quest’opera e che sostiene ed appunto trasporta situazioni e personaggi. Nei primi due atti alcuni passaggi sono scarsamente connotati ed il canto non si apre e dispiega, risultando un po’ meccanico o a cantilena. In sofferenza anche certi momenti d’insieme. Ben riuscito e suggestivo il IV atto, dove il suono lirico e cangiante dell’orchestra è intrecciato intimamente alle voci dei cantanti.

Di luminoso respiro tutti gli interventi del Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Lorenzo Fratini; momenti festosi e campestri ben armonizzati allo svolgimento drammatico.

Luca Micheletti è un Figaro esuberante, dal timbro bronzeo e solare e dalla dizione nitida e precisa. Fresco e misurato nel primo duetto e nella cavatina, è solido e rotondo nel fraseggio, sempre brioso mancando talvolta di qualche sfumatura. Delinea con fermezza ogni passaggio dell’aria alla fine del I atto, compatto nel suono e rigoroso negli accenti. La recitazione è alquanto articolata ed attentissima al dettaglio; in alcuni frangenti risulta però troppo marcata, rischiando così di sminuire l’effetto per eccesso di zelo e nuocere alla musica. E’ pieno di coloriture e di inflessioni nell’aria ”Aprite un po’ quegl’ occhi”, che svolge in un’amplissima varietà di modulazioni, sbalzando con forza un Figaro di rilievo, misto inscindibile di comico e tragico.

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Serena Malfi e Alessandro Luongo

Limpida e squillante, dall’emissione estesa ed omogenea, Benedetta Torre è una Susanna vivace e luminosa fin dal primo duetto con Figaro; pungente ma piena di garbo nel duettino con Marcellina, fluente e leggera negli scambi con Cherubino e poi con il Conte. E’ però leggermente spigolosa in certi acuti e non egualmente espressiva in tutti i recitativi, probabilmente, come sopra detto, anche a causa della direzione. Agile e fascinosa in “Che soave zefiretto”, è morbidissima e traboccante d’incanto nell’aria conclusiva “Vieni, non tardare”. Qui il canto è ampio e sicuro, dolcissimo e soave, ricco di sfumature e variazioni d’intensità: Susanna come una sorta di Flora o di altra divinità celebra la bellezza e l’amore e prelude alla riconciliazione finale.

Alessandro Luongo è il Conte di Almaviva. Voce brunita ed intensa, conduce il fraseggio in maniera chiara e definita. E’ un aristocratico ancient regime, altero e sprezzante, tormentato ma trattenuto nella sua ambigua passione per Susanna come nel complesso rapporto con la Contessa. Saldo ed autorevole nell’intonazione dell’aria “Vedrò mentre io sospiro”, è nobile ed elegante in ogni scambio, anche in quelli del pentimento. Più drammatico ed irruento nell’Atto conclusivo, commuove nell’arioso del “Perdono” per un’effusione degli affetti sobria ed appassionata.

La Contessa di Almaviva di Kirsten MacKinnon realizza un momento di grande perfezione tecnica nell’aria “Dove sono i bei momenti”. Limpida e consistente, modula con rigore ed agilità ma non esprime sufficientemente la malinconia e i turbamenti del personaggio. Debolmente incisiva nel dialogo con il Conte, è più ammaliante nella “Canzonetta sull’aria”.

Serena Malfi è un Cherubino adolescente ed irrequieto, più ragazzaccio che anima sognante. Timbro corposo e volume coeso, traccia con puntualità le arie affascinanti ed enigmatiche, in particolare ”Voi, che sapete che cosa è amor”. Il canto è strutturato e levigato; qualche accento e screziatura in più ne avrebbe aumentato la magia e la seduzione.

Rosalia Cid è Barbarina, l’altro personaggio acerbo della vicenda, mezzo trasparente in un canto fluido e tornito. Struggente e deliziosa nella cavatina della spilla, evoca con grazia e rimanda con sgomento al tema della perdita.

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Alessandro Luongo, Luca Micheletti, Benedetta Torre, Fabio Capitanucci, Carmen Buendia e Antonio Garés

Ironica e ben impostata la Marcellina di Carmen Buendia, tanto nel duettino quanto nei recitativi; con vigore ed inflessioni, conferisce spessore e lucentezza all’aria “Il capro. e la capretta”.

Fabio Capitanucci interpreta Don Bartolo con energia ed umorismo. Vocalità duttile e profonda, intona con solennità parodistica “La vendetta, ah la vendetta” ed è flessibile ed armonico in ogni conversazione.

Melodico e brillante è Paolo Antognetti nei panni di un Basilio tagliente e divertito, che esegue con destrezza “In quegli anni, in cui val poco”.

Efficace l’Antonio di Davide Piva, musicalmente corretto e valido attore. Simpatico ed appropriato il Don Curzio balbuziente di Antonio Garés, slanciate ed arcadiche le due contadine di Sarina Rausa e di Nadia Pirazzini.

Grande entusiasmo da parte del pubblico. Tanti gli applausi per tutti, in particolare per Torre e Micheletti.

LE NOZZE DI FIGARO
Commedia per musica in quattro atti K. 492
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Il Conte d’Almaviva Alessandro Luongo
La Contessa d’Almaviva Kirsten MacKinnon
Susanna Benedetta Torre
Figaro Luca Micheletti
Cherubino Serena Malfi
Marcellina Carmen Buendía
Bartolo Fabio Capitanucci
Don Basilio Paolo Antognetti
Don Curzio Antonio Garés
Barbarina Rosalia Cíd
Antonio Davide Piva

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Theodor Guschlbauer
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia Jonathan Miller
ripresa da Georg Rootering
Scene Peter J. Davison
Costumi Sue Blane
Luci Emanuele Agliati
Movimenti coreografici Livia Risso