Spettacoli

I Puritani

L’amore è cieco a Plymouth. Il nuovo allestimento de “I Puritani” di Vincenzo Bellini del Teatro dell’Opera di Roma per la stagione 2021-2022 ha interpretato in modo particolare la pazzia di Elvira, lasciando spazio a una cecità momentanea e di grande impatto per lo spettatore. L’ultima composizione del musicista catanese mancava in forma scenica al Costanzi dal lontano 1990: è passata quasi un’eternità, in quel caso c’era una Roma in fibrillazione per gli imminenti Mondiali di Calcio a fare da sfondo, stavolta il 2775° compleanno della città ha reso ancora più speciale la rappresentazione. Questa recensione si riferisce alla seconda recita in programma, quella di giovedì 21 aprile 2022. 

La regia di Andrea De Rosa, insieme alle scene di Nicolas Bovey e ai costumi di Mariano Tufano hanno ambientato l’opera belliniana nel primo ‘900, uno spostamento temporale di circa tre secoli che però non ha affatto sfigurato. Le scelte sono state razionali e rispettose del libretto di Carlo Pepoli, con gli unici spunti che potevano destare qualche perplessità rivelatisi poi due intuizioni interessanti. Presentare Elvira bendata a partire dal secondo atto dopo il sanguinamento che si è autoinflitta in seguito alle nozze mancate è stato una sorta di riferimento all’autolesionismo di tanti giovanissimi al giorno d’oggi, un dettaglio che non ha stonato.

L’altro aspetto un po’ controverso è stato quello della gabbia-griglia luminosa in cui è stata racchiusa la stessa protagonista, un particolare di scena necessario per imprigionarla in una porzione spaziale e rendere ancora più intimo il suo dolore. Le figure che si sono mosse sul palco sono apparse eleganti e raffinate, senza il minimo accenno di sfarzo. Gli abiti neri, grigi e bianchi hanno contribuito a rendere cupa al punto giusto l’atmosfera, mentre lo sfondo è stato caratterizzato da superfici in un materiale che ricordava il granito e il marmo. Tutto è stato pensato per dare enfasi alle vicende dell’eroina principale, avvolta in un gigantesco velo nuziale che ha finito poi per intrappolarla.

Con un allestimento del genere, ci si attendeva molto dal ruolo di Elvira e Jessica Pratt si è dimostrata il soprano giusto al momento giusto. La cantante di Bristol ha brillato per la sua perfetta adattabilità al più puro Belcanto, oltre al sapiente impiego della tecnica della coloratura: Pratt ha regalato agli spettatori romani agilità carezzevoli, vellutate e al tempo stesso molto espressive, ricevendo un importante tributo di applausi, i più intensi (giustamente) in termini di decibel. Qualsiasi interprete di Arturo sa di dover attendere quasi un’ora per entrare in scena e avere il suo momento di gloria.

Questa attesa ha finito per tradire parzialmente John Osborn, apparso un po’ affaticato e forzato in A te, o cara, ma capace di migliorare la resa vocale nel corso della serata. La sua performance è stata caratterizzata da un canto pieno di trasalimenti dell’anima e abbandoni lirici, con risultati importanti nel duetto finale, ben accolto dal pubblico del Costanzi. Qualche timida disapprovazione si è udita per Franco Vassallo, un Riccardo Forth dalla vocalità inizialmente poco incisiva che poi si è fatto apprezzare per il timbro convincente. 

Più che positiva la prova di Nicola Ulivieri, un Giorgio Valton di sorvegliata raffinatezza e applaudito con convinzione per la sua voce dalla grana pregiata e generosa, oltre che sontuosa in Suoni la tromba. A completare il cast sono stati Roberto Lorenzi (Lord Gualtiero Valton), vocalmente a fuoco e imperioso, e i due allievi del progetto Fabbrica dell’Opera di Roma, Rodrigo Ortiz (Bruno Roberton), forse eccessivamente penalizzato dalla regia per quel che riguarda l’emissione vocale, e la sempre valida Irene Savignano (Enrichetta di Francia), sicura e carismatica nella sua prova. 

Sul podio del Costanzi era presente Roberto Abbado, capace di restituire un suono trasparente e luminoso per tutto il corso dell’opera: la sua lettura è stata morbida, flessuosa, con una sapiente alternanza tra gli effetti più drammatici e quelli maggiormente disincantati e trasognati. A suo agio anche il coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani, un accompagnamento valido ed energico in ogni fase della storia, da quella più spensierata a quella intensa e drammatica. I Puritani rimarranno in scena nella Capitale fino a sabato 30 aprile. 

I PURITANI

Opera seria in 3 atti

Musica di Vincenzo Bellini

Libretto di Carlo Pepoli

Direttore: Roberto Abbado 

Regia: Andrea De Rosa

Maestro del coro: Roberto Gabbiani

Scene: Nicolas Bovey 

Costumi: Mariano Tufano

Luci: Pasquale Mari

PERSONAGGI E INTERPRETI

Elvira Valton Jessica Pratt

Lord Arturo Talbo John Osborn

Sir Riccardo Forth Franco Vassallo

Sir Giorgio Valton Nicola Ulivieri 

Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi

Sir Bruno Robertson Rodrigo Ortiz

Enrichetta di Francia Irene Savignano

Orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento dell’Opera di Roma

Foto Fabrizio Sansoni (Teatro Opera Roma)