Spettacoli 2021

La fille du régiment (Festival Donizetti 2021)

La fille du régiment è il terzo titolo del Donizetti Opera Festival 2021.

La fille du régiment è considerata l’opera bellica per eccellenza, scritta a Parigi per l’Opéra-Comique nel 1840, una sorta di punto a capo rispetto alla grande parentesi napoleonica, un modo scanzonato per irridere il tanto, troppo, militarismo conosciuto dalla Francia. La nuova versione critica andata in scena al Festival Donizetti 2021, a cura di Claudio Toscani, introduce interessanti novità testuali e viene concepita dal regista Luis Ernesto Doñas come un grande e coloratissimo omaggio a Cuba, ai suoi colori e alla sua pittura murale. Lo stesso Fidel Castro sosteneva “Le idee non hanno bisogno di armi, se sono in grado di convincere le grandi masse.”, ecco allora che sulla scena, curata da Angela Sala, i soldati, qui cubani e non francesi, impugnano pennelli, per colorare un mondo e respingere la monocromia del vecchio regime aristocratico. Un progetto registico riuscitissimo, piacevole e vivace, merito anche dei costumi pieni di fantasia di Maykel Martínez e delle luci nitide e abbaglianti di Fiammetta Baldiserri.

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Adriana Bignagni Lesca, Paolo Bordogna e Sara Blanch

Di assoluto rilievo la parte musicale dello spettacolo.
Straordinaria la direzione del giovane Michele Spotti, bacchetta tra le più talentuose della sua generazione. Spotti coglie perfettamente le intenzioni donizettiane e le restituisce al pubblico in un tripudio di colori, sonorità appassionate e vigorose. Emerge così alla perfezione il contrasto tra le pagine di sapore militaresco e quelle di stampo più romantico, come il meraviglioso finale primo. Una prova davvero encomiabile che viene accolta dal pubblico con grande calore già al termine della ouverture.

L’Orchestra Donizetti Opera, travolta dall’entusiasmo del direttore, segue alla perfezione le sue indicazioni e realizza un tappeto sonoro ricco di ironia, atmosfere frizzanti e palpito d’amore. Di rilievo la prova del percussionista Ernesto Lopez Maturell, che esegue i propri interventi direttamente della scena con grande maestria e indiscussa verve.

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Adriana Bignagni Lesca e Paolo Bordogna

Nel ruolo della protagonista, la giovane Sara Blanch ha conquistato il pubblico grazie ad un presenza scenica deliziosa e una linea vocale molto musicale e ben educata. Il mezzo, anche se non di ampio volume, presenta un bel colore chiaro e sale con grande facilità nel registro acuto e sopracuto che suona particolarmente squillante. Il mezzo è di sicuro interesse, ben appoggiato e tecnicamente preciso. Riuscito senza dubbio anche il fraseggio nel rendere il contrasto tra il carattere simpaticamente fumantino e militaresco della fanciulla (quasi un novello “Gianburrasca”) e i momenti di malinconico abbandono, soprattutto nelle due grandi arie di finale primo e di secondo atto, dove emerge un’interessante lettura introspettiva. Scenicamente, grazie all’agile e minuta figura, si muove disinvolta centrando perfettamente il personaggio.

Sensazionale il Tonio di John Osborn. Artista eccelso, inappuntabile sotto il profilo vocale e del pari efficace sotto quello scenico. La parte, tra le più ardue di tutto il repertorio belcantista, è affrontata con impressionante sicurezza sia nei momenti più spericolati (la funambolica “girandola” dei nove Do durante “Pour mon âme”, con interpolazioni, riuscitissime, al Re nella ripresa) sia in quelli più lirici. L’esecuzione dell’aria di secondo atto “Pour me rapprocher de Marie”, nella versione originariamente concepita da Donizetti, è un vero proprio manuale di bravura dove l’artista coniuga morbidezza nell’emissione, precisione nel canto sul fiato e un registro acuto e sopracuto luminosi e penetranti. Anche scenicamente sa disegnare un personaggio a tutto tondo, naturale ed aggraziato.

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John Osborn, Adriana Bignagni Lesca e Paolo Bordogna

Bravissimo Paolo Bordogna nei panni di Sulpice. Artista di razza, vocalmente solidissimo, linea caratterizzata da un timbro vellutato e un colore caldo, impressiona per l’assoluta facilita nell’emissione in tutti i registri. Il registro acuto suona morbido e ben appoggiato, come quello centrale e grave, naturale e senza forzature. Il fraseggio brilla per compostezza ed eleganza, così come la ricerca dell’accento sempre sfumato e coerente con le intenzioni dell’autore. Scenicamente è godibilissimo e irresistibile nella sua raffinata ironia.

Una autentica rivelazione Adriana Lesca Bignani nel ruolo della Marchesa di Berkenfield: voce torrenziale dal seducente colore notturno, ricca di armonico, timbratissima nel cantabile e opulenta in acuto. Il fraseggio è straordinariamente scolpito, ogni parola viene così colorata della giusta sfumatura rendendo alla perfezione l’emozione di ogni singolo momento. Scenicamente poi, è irresistibile, ogni gesto, ogni espressione, nulla lasciato al caso, un trionfo personale al termine meritatissimo per questa bravissima artista che ci auguriamo di poter sentire nuovamente al più presto in altri ruoli.

Cristina Bugatty interpreta una Marchesa di Krakenthorp, personaggio che in questa produzione assume particolare rilievo in secondo atto. Un’interpretazione ideale, la sua, per ironia, classe e pertinenza stilistica. Un plauso particolare al meraviglioso costume di scena.

Haris Adrianos è uno spassosissimo Hortensius, una lode in particolare alla sua capacità attoriale grazie alla quale tratteggia un personaggio ironico ma non affettato.

Ottima impressione desta Adolfo Corrado, che interpreta con voce solida e ben tornita un caporale.

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Cristina Bugatty e Adriana Bignagni Lesca

Completa la locandina il bravo Andrea Civetta nel ruolo di un paesano.

Di ottimo livello la prova del Coro dell’Accademia del Teatro alla Scala, diretto dal maestro Salvo Sgrò, pregevole per compattezza ed intensità.Una menzione particolare alle sezioni maschili chiamate ad interpretare il reggimento, assoluto protagonista della vicenda: vocalmente compatti e sonori, risultano scenicamente irresistibili nelle loro uniformi gialle e sanno esprimere alla perfezione lo spirito cameratesco della compagnia.

Trionfo al calor bianco al termine per tutta la compagnia con punte di assoluto entusiasmo per il quartetto dei protagonisti e direttore.

Dopo avere visto e recensito le tre produzioni del Festival possiamo salutare una edizione riuscitissima sotto tutti i punti di vista, un’eccellenza artistica giustamente premiata con ottima partecipazione di pubblico e grande interesse di critica e dei media.

La città di Bergamo, divenuta tristemente nota al mondo lo scorso anno come una tra le realtà più colpite dal Covid, ha ottenuto finalmente il suo giusto riscatto artistico e culturale!


LA FILLE DU RÉGIMENT
Opéra-comique in due atti di Jean-François-Alfred Bayard
e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti

La Marquise de Berkenfield Adriana Bignagni Lesca
Sulpice Paolo Bordogna
Tonio John Osborn
Marie Sara Blanch
La Duchesse de Krakenthorp Cristina Bugatty
Hortensius Haris Andrianos
Un caporal Adolfo Corrado
Un paysan Andrea Civetta

Orchestra Donizetti Opera
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Michele Spotti
Maestro del coro Salvo Sgrò
Percussioni Ernesto López Maturell
Regia Luis Ernesto Doñas
Scene Angelo Sala
Costumi Maykel Martínez
Coreografie Laura Domingo
Lighting design Fiammetta Baldiserri
Drammaturgo Stefano Simone Pintor
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
in coproduzione con il Teatro Lírico Nacional de Cuba

FOTO GIANFRANCO ROTA