Rubriche 2021

Opera al femminile: Carolina Pazzini Uccelli

Si è fin troppo abituati a connotare la composizione operistica con le figure maschili che sembra quasi un azzardo parlare di una musicista donna: eppure, qualche caso che merita un approfondimento esiste, specialmente quello relativo a una compositrice italiana dell’Ottocento, Carolina Pazzini Uccelli. Che cosa si sa esattamente di lei? Nata Pazzini nel 1810 a Firenze, discendeva da una famiglia nobile e passò alla storia anche come una delle migliori amiche di Gioachino Rossini. Il debutto operistico avvenne molto presto, all’età di appena vent’anni, con l’opera sacra Saul che venne rappresentato per la prima volta al Teatro La Pergola di Firenze il 21 giugno del 1830. Carolina Uccelli scrisse sia il libretto che la musica per quest’opera, mettendo in luce delle capacità davvero interessanti.

Della Uccelli si ricordano anche una seconda composizione, vale a dire il melodramma in due atti Anna di Resburgo, messa in scena nel 1835 al San Carlo di Napoli, oltre a un lavoro inedito, Eufemio di Messina, la cui prima esecuzione della sola ouverture ebbe luogo molti anni dopo la sua morte, nel 1933 a Milano. Nel 1843 rimase vedova del marito Filippo Uccelli, medico e famoso docente all’Università di Pisa. Da quel momento, decise di trasferirsi a Parigi con la figlia Emma ed è proprio nella capitale francese che avviarono una serie di concerti insieme, ben recensiti dalla critica musicale dell’epoca. Quello che interessa sapere maggiormente è il tipo di produzione lirica che ci è stato tramandato.

Una definizione molto interessante di Carolina Uccelli ci è stata fornita da Henri Blanchard, un critico musicale a lei contemporaneo: Una signora italiana, una Corinne dai piccoli piedi, che improvvisa a piacimento qualsiasi tipo di musica strumentale e vocale. Insomma, ne viene fuori un ritratto vivo e intraprendente, molto vivace, quale appunto era il suo carattere. La vita di Carolina fu infatti caratterizzata da numerose e importanti amicizie, sapeva perfettamente come muoversi in società. Queste conoscenze influenti furono più che mai decisive per l’esecuzione delle sue musiche nella natia Firenze. Non è un caso che il Saul sia stato rappresentato proprio alla Pergola. Altri esempi di questo tipo le consentirono di farsi conoscere in altri teatri, come il Santa Radegonda e il Teatro della Cannobbiana di Milano.

La conoscenza delle lingue, in particolare il francese e l’inglese, è un altro punto a suo favore. In questa maniera si esibisce spesso in concerto suonando il pianoforte e improvvisando ogni tipo di musica, senza dimenticare l’apprezzata attività didattica. Il mondo dell’opera sapeva apprezzarla in quanto era proprio al suo interno che aveva stretto i legami più duraturi. Il lungo elenco comprendeva nomi importanti come il già citato Rossini, Simone Mayr, Giacomo Meyerbeer, Caroline Ungher, Maria Malibran e l’impresario Alessandro Lanari. Di conseguenza, i suggerimenti e i consigli ricevuti sono tra i più svariati, ma soprattutto utili. D’altronde, bisogna sottolineare che si sa davvero pochissimo della sua formazione musicale. Lo stile tipicamente rossiniano delle sue composizioni fa però intendere una influenza del pesarese e quasi certamente qualche lezione impartita.

Fu proprio Rossini a descrivere la sua prima opera, il Saul, parlandone al marito in una lettera, dunque lasciamo che siano le sue parole a farci capire qualcosa di più sulla musica in questione: La musica del Saul, sebbene non la riguardi come un capo d’opera, la ritengo però atta ad avere un felice successo; la musica suddetta è ricca di idee, la parte strumentale trattata con franchezza e conoscenza degli strumenti, e la parte declamata e melodica del canto tutta con sentimento ed eleganza. L’ispirazione rossiniana è evidente anche in una sua sinfonia in Re minore, in cui spicca un assolo di violoncello in tutto e del tutto simile a quello dell’ouverture del Guillaume Tell. Una ulteriore testimonianza che non si può non citare è quella di Simone Mayr.

A suo dire, infatti, la fantasia musicale di Carolina Uccelli era spontanea e vivace, con una disposizione delle parti che faceva ben intendere come la compositrice fosse avvezza agli studi del contrappunto e della melodia. Qualche mistero aleggia sulla data della morte, si è parlato spesso del 1885, ma pare che sia più probabile il 1858, visto che ne parlò perfino la rivista L’Italia musicale. L’opera lirica al femminile avrebbe forse meritato più spazio, l’ispirazione musicale non è stata infatti una prerogativa della sola Uccelli.