Concerti 2020

Concerto di Jonas Kaufmann

Nel giorno che celebra l’Opera World Day il Teatro Comunale di Bologna ospita, nella sua sede provvisoria del PalaDozza, l’atteso concerto del Divo Jonas Kaufmann.


“…Andémo, fenimo de gòder una de ste ultime sere de carneval. Signori con tanta bontà n’avè favorio; vualtri, che sè avezzi a gòder de le belissime sere de carneval…” Con questo toccante addio Carlo Goldoni, in metafora, attraverso le parole di Domenica protagonista di “Una delle ultime sere di carnovale” si accomiata melanconicamente dal suo pubblico. Un arrivederci lasciato solo alla potente espressione dell’arte, questa l’atmosfera che si percepiva al PalaDozza di Bologna dove è andato in scena, in un clima triste e teso, per la preannunciata chiusura dei teatri imposta dal nuovo Dpcm, l’ultimo concerto del Teatro Comunale con un grandissimo protagonista internazionale: Jonas Kaufmann.

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Asher Fisch

Il tenore, nativo di Monaco di Baviera, rappresenta senza dubbio uno dei veri e propri divi del panorama lirico internazionale avendo preso parte ad alcune tra le più celebrate produzioni degli ultimi anni, collaborato con direttori d’orchestra e registi tra i più illustri, realizzato incisioni discografiche di album tra i più venduti.
La serata si è aperta con un brano affidato alla sola orchestra: l’overture de La forza del destino che l’Orchestra del Teatro Comunale ha eseguito sotto la guida del Maestro Asher Fish. Una lettura dall’incedere maestoso quella di Fish, che con gesto ampio e vigoroso ha cesellato le melodie della partitura verdiana ottenendo dalla compagine orchestrale sonorità fluide e pastose. Subito dopo l’ingresso in sala (o meglio nel palazzetto) del Divo e il pubblico gli riserva un applauso festoso, una sorta di abbraccio caloroso, al termine del quale il celebre tenore si mostra sul podio, accanto al Direttore, pronto ad affrontare l’impegnativo programma della serata.

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Jonas Kaufmann e Asher Fisch

Kaufmann esegue dunque “Cielo e mar” da Gioconda di Amilcare Ponchielli e fa subito sfoggio di tutte le sue indubbie qualità: il colore luminoso e solare della voce, la naturalezza con cui il tenore passa dalle sonorità più arroventate a quelle più sfumate, l’accento seducente che riesce ad infondere in ogni frase. Mirabili in questo brano sono, in particolare, l’attacco con enfasi amorosa e la chiusa in un pianissimo sfumato che contrasta così con la classica conclusione in acuto che di solito appartiene alla tradizione interpretativa. Nel proseguo della serata Kaufmann affronta “Un dì all’azzurro spazio” da Andrea Chénier, uno dei cavalli di battaglia del tenore. L’esecuzione è commovente e partecipata, struggente nell’accento, totale l’immedesimazione dell’interprete che trasmette al pubblico i palpiti del poeta idealista pensato da Umberto Giordano. Eccellente la resa vocale che gli vale un’ovazione interminabile da parte del pubblico. Segue una parentesi pucciniana con l’ “Intermezzo” dal terzo atto di Manon Lescaut che Fisch restituisce al pubblico in tutta la sua disperata drammaticità grazie al contributo invero notevole dell’intera sezione degli archi.

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Asher Fisch e Clémentine Margaine

La prima parte del concerto prevede anche un omaggio a Pietro Mascagni e al suo titolo più celebrato: Cavalleria rusticana, all’esecuzione energica e struggente dell’ “Intermezzo” sinfonico da parte di un’ispirata Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, segue l’esecuzione da parte del tenore di “Mamma, quel vino è generoso”. Kaufmann riesce qui a raggiungere un altro vertice della serata: un Turiddu, il suo, dolcissimo e devoto, meticoloso nella ricerca di colori delicatissimi, disperato nel finale concitato reso attraverso un registro acuto squillante. Accanto al divo internazionale il pubblico può ascoltare, in qualità di special star il mezzo-soprano Clémentine Margaine cui viene affidata, in primis, l’esecuzione dell’aria “Acerba voluttà” da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea. La cantante francese, avvolta in un vestito dai colori autunnali, tratteggia una Principessa di Bouillon volitiva e sensuale grazie al colore vellutato e al timbro ricco di armonici specialmente nella regione centrale. Nella prima parte del concerto è previsto anche un duetto tra i due cantanti tratto dall’atto quarto di Aida di Giuseppe Verdi: “L’aborrita rivale…Già i sacerdoti adunansi…”. Se da un lato il Radames di Kauffmann è il ritratto di un giovane innamorato e tormentato al pensiero della perdita dell’amata, dall’altro la Amneris della Margaine è accecata dalla gelosia e dalla disperata bramosia di un amore impossibile; il tenore fa sfoggio ancora una volta della fluidità dell’intera linea, mentre il mezzo-soprano risalta per la facile proiezione del suono e per il fraseggio ben tornito.

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Jonas Kaufmann e Asher Fisch

Nella seconda parte del concerto il tenore bavarese si esibisce con un altro brano verdiano, la grande aria di Alvaro “La vita è inferno all’infelice…O tu che in seno agli angeli” da La Forza del destino: un’esecuzione la sua notevolissima sin dal recitativo attaccato in pianissimo e condotto con impressionante morbidezza. L’esecuzione dell’aria è esemplare per dolcezza, ricchezza di colori e per la facilità con cui vengono affrontate tutte le asperità della scrittura: pregevole la chiusura in piano poi virato al fortissimo. Con il “Baccanale” da Samson et Dalila il pubblico viene introdotto nell’ampia sezione del concerto dedicata al repertorio francese. In questa pagina la compagine del teatro felsineo aderisce meticolosamente al gesto del Maestro Fish e in particolare alla creazione di un clima esotico e lussureggiante, dal ritmo sfrenato ed orgiastico, sottolineando nuovamente il buon equilibrio tra le diverse sezioni orchestrali. Sempre da Samson et Dalila è tratto il brano “Mon coeur s’ouvre à ta voix” che Clémentine Margaine affronta, indossando un bellissimo abito da sera color malva, con abbandono impreziosendo la scrittura con il bel timbro screziato ed ammantato di notturne suggestioni. Il ritorno in scena di Kauffmann avviene con l’aria “Rachel, quand du Seigneur” da La Juive di Jacques Halévy; il tenore trova in questo repertorio il proprio terreno di elezione grazie al timbro ambrato, all’uso suggestivo delle mezze voci ed al registro acuto penetrante. Anche sotto il profilo interpretativo sa creare un personaggio malinconico, tormentato e assolutamente credibile. Il programma della serata si conclude con due brani da Carmen di Georges Bizet: “Aragonais” per sola orchestra dove Fish ottiene sonorità luminose ed incalzanti ma ad un contempo presaghe dell’imminente tragedia che ne seguirà, e il duetto “C’est toi! C’est moi…”. In questa pagina, particolarmente nota ad entrambi gli interpreti, data la reciproca frequentazione del titolo, emerge, grazie alla perfetta amalgama dei timbri particolarmente evidente in questa pagina, una tensione drammatica senza precedenti: Kaufmann mette la propria voce al servizio di un Don Jose’ disperato, arresosi al destino e vittima della sua stessa passione, mentre Margaine è una Carmen dove la rivendicazione della libertà da parte del personaggio convive con l’amara consapevolezza del tragico destino cui è destinata e cui non potrà sottrarsi. Il programma del concerto è concluso ma non è ancora tempo per il pubblico per abbandonare la sala, mancano ancora i bis. Kaufmann si esibisce in brani popolari della canzone italiana, quali “Non ti scordar di me” e “Tu che m’hai preso il cuor” (quest’ultima con testo in parte in tedesco ed in parte in italiano), alternati a ben due arie pucciniane “E lucevan le stelle” da Tosca e “Nessun dorma” da Turandot. Il tenore si conferma così artista eclettico, che sa dominare la scena, conquistando il pubblico per la sua voce avvolgente e per il pathos che sa infondere in ogni suo personaggio. Anche Clémentine Margaine regala al pubblico un bis: un’esecuzione seducente e coinvolgente della “Seguidilla” da Carmen.

Al termine del concerto le acclamazioni del pubblico sembrano non aver fine e con grande entusiasmo viene coronato il trionfo di una serata per tanti versi memorabile; mentre il pubblico esce dal palazzetto si fa però purtroppo strada l’amara consapevolezza che, dal giorno dopo, la musica dal vivo sarà messa ingiustamente a tacere.

FOTO PER GENTILE CONCESSIONE DEL TEATRO