Pergolesi, Lully e la “guerra dei buffoni”
Il 4 gennaio del 1710, esattamente 311 anni fa, nasceva a Jesi Giovanni Battista Draghi, meglio noto come Pergolesi. La vita di questo compositore marchigiano è stata breve ma intensa: morì ad appena 26 anni, ma fu comunque in grado di lasciare ai posteri capolavori musicali come “La serva padrona” e lo “Stabat Mater”. Anche qualche anno dopo la sua scomparsa, comunque, si continuò a parlare di lui, in particolare il nome di Pergolesi venne sfruttato per la cosiddetta “guerra dei buffoni”. Si trattava di una disputa musicale che divampò letteralmente in Francia a partire dal 1752. Il musicista jesino fu confrontato con Jean-Baptiste Lully, il collega che lo aveva preceduto dal punto di vista temporale. Per ricordare meglio la figura di Pergolesi, dunque, non si può non approfondire questa polemica.
La cosiddetta “Querelle des Bouffons” viene fatta risalire al 1752. A Parigi fu rappresentata “La serva padrona” di Pergolesi e contemporaneamente ci fu spazio anche per Lully e la sua “Acis et Galatée”. Del compositore italiano venne apprezzata soprattutto la melodia, oltre alla freschezza di quello che è ancora il suo soggetto operistico più ammirato. Il lavoro di Lully, invece, veniva considerato grandioso, ma troppo complesso per la fruizione da parte di un vasto pubblico. Come è spesso avvenuto a causa della musica, Parigi si divise inesorabilmente in due fazioni distinte. In poche parole questo confronto era diventato un vero e proprio caso nazionale, coinvolgendo personaggi eminenti come Diderot e Rousseau. Proprio l’opinione degli enciclopedisti non mancò mai.
Secondo questi ultimi, infatti, l’opera buffa italiana doveva essere considerata superiore e più piacevole di quella francese. I sostenitori della musica transalpina, al contrario, erano personaggi ricchi e influenti di quella società, spesso seduti sotto al palco del Re quando si trattava di assistere a un’opera. Gli “italianisti” si posizionavano normalmente sotto il palco della Regina (tanto da passare alla storia come “Coin du roi” e “Coin de la reine”). La guerra dei buffoni iniziò il 1° agosto del 1752, quasi senza alcun apparente motivo. In effetti, “La serva padrona” era già approdata a Parigi sei anni prima senza aver acceso alcuno spirito come poi sarebbe accaduto. Le ostilità si aprirono in seguito alla pubblicazione di una lettera da parte del barone Paul Henri Thiry d’Holbach, enciclopedista e divulgatore scientifico.
A suo dire l’opera era in una situazione particolare e per descriverla utilizzò una ironia arguta. Ecco alcuni stralci di questa lettera: Sì, lo spettacolo di cui l’immortale Lully è stato fondatore è stato abbandonato dagli Istrioni Ultramontani, perdendo la sua dignità. Nel giro di due anni vennero pubblicati circa 60 libretti in cui si parlava proprio di questa disputa. Nel giro di poco tempo tutti si sentirono in dovere di esprimere la loro opinione e soprattutto la preferenza. Non si può banalizzare la guerra dei buffoni in un semplice confronto tra Italia e Francia, la Querelle andò decisamente oltre e furono necessari addirittura dodici anni prima di poter mettere la parola fine. Tra i contributi più importanti ci fu senza dubbio quello di un personaggio rispettato come Diderot.
Il filosofo ed enciclopedista attese il 21 febbraio del 1753 per pubblicare “Le petite prophète”, uno scritto in cui cercava di confrontarsi con gli italianisti e i francesisti. Diderot confessò di aver particolarmente apprezzato lo spirito e la malvagità di tutti gli altri punti di vista. La sua idea era semplice, bisognava mettere a confronto i pezzi musicali a “piccole dosi”. Quindi Diderot propose di dare un giudizio su una singola scena di Pergolesi e po su una di Lully. Soltanto in questa maniera l’opinione sarebbe stata imparziale e comprensibile. Anche Jean-Jacques Rousseau fu protagonista della guerra dei buffoni con un contributo non indifferente in termini di inchiostro. Quale fu la posizione del filosofo che fu anche compositore?
Rousseau decise di pubblicare le “Lettere sulla musica francese” nel novembre del 1753. Proprio queste lettere diventarono l’oggetto principale della Querelle, accendendo e non poco gli animi di chi fu coinvolto nella disputa. In queste argomentazioni si parla della melodia e del suo legame con la lingua e la ricchezza espressiva. Inoltre, Rousseau parlò dei linguaggi che si formano in modo del tutto naturale in base al bisogno dell’uomo. La guerra dei buffoni era diventata “sociale” e l’idea degli italianisti era che si poteva fare della buona musica popolare di qualità. Lully era morto da tanti anni, Pergolesi da meno tempo, ma entrambi erano impossibilitati a difendere i loro lavori in quel momento.
L’unico compositore che riuscì ad avere questa opportunità fu Jean-Philippe Rameau, di sicuro molto brillante nel sostegno incondizionato alle proprie opere. Gli articoli del musicista francese arricchirono ulteriormente la disputa e Rameau continuò a produrre musica con il suo stile personale. Ancora oggi questo personaggio viene associato al gusto classico e i suoi trattati teorici sono diventati fonte di ispirazione per i compositori successivi. La guerra dei buffoni fu veramente intensa e accesa per due anni di fila, anche se il confronto si spense in modo definitivo nel 1764. Si tratta dell’anno della morte di Rameau e a quel punto non sembrava avere più senso continuare a polemizzare senza che i diretti interessati fossero in vita.