Die Zauberflöte – Teatro Municipale, Piacenza
Il flauto magico incanta Piacenza.
“Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto.” Questa frase di Marcel Proust descrive perfettamente il nuovo allestimento de Il flauto magico, con la regia di Marco Bellussi, una produzione del Teatro Municipale di Piacenza insieme al Teatro Comunale di Ferrara.
In apertura di sipario, un video (a cura di Fabio Massimo Iaquone) ci mostra un bambino, un accanito lettore, che scopriamo essere Tamino, il protagonista di questa famosa favola iniziatica che Mozart scrisse nel 1791. Siamo in una biblioteca (scene di Matteo Paoletti Franzato) caratterizzata da tre grandi librerie rotanti: il percorso dalla tenebra alla luce avviene proprio all’interno di questo luogo dal sapore ottocentesco. Gli scaffali mobili mostrano un lato pieno di libri, simboli di sapienza ed un altro quasi vuoto. Un cammino di conoscenza che passa attraverso la lettura, una buona idea, che incappa però, visivamente, in una certa monotonia e ripetitività. Non aiutano in tal senso i costumi di Elisa Cobello, abiti di colore nero e di foggia nordica, come suggerisce il libretto di sala, che se sottolineano, giustamente, la continuità fra bene e male, non aiutano però a distinguere i personaggi e risultano poco interessanti. Anche le luci di Marco Cazzola seguono questo principio così viene forse a mancare quella netta divisione fra luce ed ombra che ci aspettiamo in questo singspiel. Ricordiamo che lo spettacolo è già stato recensito in occasione del suo passaggio ferrarese e potete trovare le nostre impressioni seguendo questo link.

Passando al versante musicale dello spettacolo, poi, sul podio dell’Orchestra Città di Ferrara torna Massimo Raccanelli, chiamato nuovamente a dare voce alle immortali melodie del genio salisburghese. Una lettura precisa e funzionale, la sua, costruita attraverso agogiche distese ed articolata in dinamiche piuttosto asciutte. L’esecuzione alterna parti cantate nell’originale tedesco a recitativi tradotti in lingua italiana (non sempre integrali); scelta che si rivela purtroppo poco efficace da un punto di vista drammaturgico. Al risultato finale non giova, forse, neppure la tendenza della compagine orchestrale (nella quale troviamo anche una tastiera elettronica per riprodurre il suono dei campanelli) a ricercare sonorità poco sfumate e dai volumi talvolta troppo accesi, con il rischio di creare più di una difficoltà agli artisti in palcoscenico.
Parzialmente rinnovata, rispetto alle recite ferraresi, la locandina degli interpreti.
Ad Antonio Mandrillo spetta il compito di vestire i panni di Tamino. Il tenore, al suo debutto nel ruolo, sfoggia una vocalità luminosa e dal prezioso impasto timbrico, doti ideali per rappresentare la purezza e il coraggio intrinseche nel personaggio. Dopo l’iniziale cautela, dettata da una comprensibile emozione, Mandrillo acquisisce sicurezza e sigla una prova di buon livello. L’artista riesce inoltre a costruire, con la giusta combinazione di colori e sfumature, un personaggio sempre credibile; una ulteriore e costante frequentazione di questo repertorio potrà di certo portare ad una maturazione del ruolo.
Ben centrata la Pamina di Leonor Bonilla, forte di una organizzazione vocale complessivamente sicura e ben timbrata. Il soprano mostra una adeguata consapevolezza dello stile mozartiano e, grazie anche alla disinvolta presenza scenica, restituisce un personaggio appassionato e coinvolto.
Davvero riuscito il Papageno di Gianluca Failla. Se vocalmente apprezziamo la duttilità e la morbidezza di un canto di compatto ed omogeneo, sulla scena emergono, in particolare, il carisma e la giusta esuberanza delle movenze. Una prova efficace a tutto tondo, giustamente premiata dal pubblico alla ribalta finale.

Claudia Urru si lancia a capofitto nella temibile scrittura della Regina della Notte ed esce vittoriosa dal cimento grazie al pregevole dominio tecnico di un mezzo dal caratteristico colore chiaro. A onor del vero va riconosciuto come l’artista si sia trovata ad eseguire le proprie arie in posizione sopraelevata ed arretrata, e come la presenza di uno schermo calato sul proscenio ne abbia limitato la proiezione vocale.
Dmitrii Grigorev dona a Sarastro il velluto di una vocalità brunita e sonora. Alla solenne compostezza del portamento si accompagna l’aulicità dell’accento che tende a perdere di efficacia, tuttavia, nei recitativi parlati in lingua italiana.
Lorenzo Martelli è un Monostratos di spiccata musicalità, preciso e misurato nel dispiegare il fraseggio mozartiano. Di rilievo la caratterizzazione del personaggio, sempre incisivo e coinvolgente.
Note positive anche per Alessandra Adorno, una Papagena ben tratteggiata grazie alla veridicità di un accento dalla irresistibile ironia.
Perfettamente assortito, per amalgama timbrico e credibilità scenica, il terzetto delle Dame della Regina della Notte interpretate, rispettivamente, da Gesua Gallifoco, Silvia Caliò e Janessa Shae O’Hearn.
Degni di nota, per grazia e delicatezza, i tre Fanciulli, Khloe Kurti, Lorenzo Pigozzo e Giovanni Maria Zanini, giovani cantori dell’Accademia A.LI. VE di Verona, opportunamente guidati da Paolo Facincani.

Completano la locandina, il sagace Gianluca Convertino, un Oratore, il mercuriale Giulio Riccò, impegnato nel duplice ruolo del Primo Sacerdote e Secondo armigero, e il puntuale Carlo Enrico Confalonieri, Secondo Sacerdote e Primo armigero.
Corretto, pur insolitamente meno efficace del solito, l’apporto del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, guidato con la ben nota professionalità da Corrado Casati.
La serata viene salutata dal pubblico da applausi calorosi, equamente distribuiti tra tutti gli interpreti.
DIE ZAUBERFLÖTE
Singspiel in due atti
Libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Sarastro Dmitrii Grigorev
Tamino Antonio Mandrillo
Oratore Gianluca Convertino
Primo Sacerdote Giulio Riccò
Secondo Sacerdote Carlo Enrico Confalonieri
Regina della Notte Claudia Urru
Pamina Leonor Bonilla
Tre Dame Gesua Gallifoco, Silvia Caliò,
Janessa Shae O’Hearn
Tre Fanciulli Khloe Kurti, Lorenzo Pigozzo,
Giovanni Maria Zanini
dell’Accademia A.LI.VE di Verona
seguiti dal Maestro Paolo Facincani
Papagena Alessandra Adorno
Papageno Gianluca Failla
Monostatos Lorenzo Martelli
Primo armigero Carlo Enrico Confalonieri
Secondo armigero Giulio Riccò
Orchestra Città di Ferrara
Direttore Massimo Raccanelli
Coro Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro Corrado Casati
Regia Marco Bellussi
Scene Matteo Paoletti Franzato
Video Fabio Massimo Iaquone
Costumi Elisa Cobello
Luci Marco Cazzola
Foto: Gianni Cravedi