The Bear – Piccolo Regio Puccini, Torino
Nei primi decenni del ventesimo secolo il fisico tedesco Albert Einstein sviluppò una nuova teoria che avrebbe cambiato il nostro modo di intendere il mondo per sempre: leggi immutate dai tempi di Galileo venivano messe in discussione e le certezze su come misurare tempo e spazio necessariamente riconsiderate. Come negare dunque che soggettività diverse possano percepire l’inesorabile scorrere del tempo in maniera diversa? Questa l’interessante domanda fulcro dello stimolante allestimento di The Bear ideato da Paolo Vettori per la Stagione In Famiglia del Teatro Regio e qui presentato per la prima esecuzione dell’opera a Torino. Protagonista dell’impianto scenico è infatti un grande orologio le cui lancette vengono spostate avanti e indietro durante il dipanarsi della vicenda. Tratta dall’omonima breve opera teatrale di Anton Čechov The Bear è un atto unico su libretto di Paul Dehn del compositore britannico William Walton che insieme ad Elgar, Holst, Vaughan Williams e Britten fu una delle glorie del pantheon musicale inglese del tardo diciannovesimo e primo ventesimo secolo. Denominata “extravaganza” la partitura di The Bear segue lo sviluppo della trama commentandola ironicamente in maniera non dissimile da una colonna musicale cinematografica, genere non sconosciuto a Walton, con vari effetti buffi e talora grotteschi in una vicenda di gusto farsesco musicata per orchestra da camera e tre solisti. Personaggi principali sono Jelena Ivanovna Popova, vedova da diverso tempo di un marito violento ed infedele ma che per principio si rifiuta di smettere il lutto e tornare a vivere, e Grigorij Stepanovič Smirnov, il rude proprietario. Intorno a loro Luka, il cameriere della vedova sommamente preoccupato per la sua padrona, un’altra cameriera ed un cuoco. Quando la Popova comunica a Smirnov di non avere con sé in quel momento il denaro necessario a ripagare il debito del marito egli si rifiuta di andarsene prima di venire pagato, a costo di rimanere giorni nella casa. I due litigano animatamente, poi discutono su chi sia più fedele in amore, se gli uomini e le donne, finché la situazione non precipita nuovamente quando Jelena insulta Grigorij dandogli dell’orso zoticone ed egli la sfida a duello nonostante sia una donna. Ella risponde con entusiasmo alla sfida e mentre Luka cerca prima di calmarli e poi di trovare aiuto i due tentennano tra furia, ormai simulata, e l’ammettere la propria attrazione reciproca.

Ecco che senza mai smorzare la verve comica e rispettando le qualità grottesche della pièce, ma sempre con gusto, la regia di Paolo Vettori riflette sulla percezione del tempo da parte del singolo e su quanto le convenzioni sociali possano andare in contrasto con questa percezione o influenzare le proprie scelte perché si vuole trasmettere una certa immagine di sé. Popova vuole apparire come una vedova inconsolabile pur nutrendo sentimenti decisamente ambivalenti verso il marito ma questo suo trincerarsi dietro il lutto nasconde quasi certamente anche un tentativo di proteggersi; Smirnov è sicuramente un uomo di campagna non avvezzo a smancerie ma con un coté più amabile che tiene ben celato; entrambi sono ingabbiati delle convenzioni sociali e riescono a evaderne, così come riescono a rompere una delle clessidre che li circondano e a “fermare il tempo”, solo insieme in un incontro/scontro tra opposti da cui forse entrambi possono trarre qualcosa di buono. Squisiti i costumi di foggia tardo vittoriana di Laura Viglione e menzione speciale per la pelliccia di Smirnov, vera pièce de résistence dei look sfoggiati sul palco. Piacevole l’ambiente scenico creato da Claudia Boasso delimitato da una fila di clessidre in proscenio e diviso tra un interno, suggerito da un divanetto rotondo, ed il grande orologio montato su una piattaforma rotante che diventa un po’ luogo liminale e un po’ lanterna magica grazie all’ottimo gioco di luci di Andrea Rizzitelli che accompagna ottimamente la crescente temperatura emotiva e dà al tutto un sapore fiabesco. Ben assortito il cast vocale con la sontuosa voce di Siphokazi Molteno nel ruolo della protagonista, il vigoroso Smirnov di Yiorgo Ioannou ed il robusto Luka di Tyler Zimmerman. Ognuno dei tre ha ampiamente modo di dimostrare le proprie qualità tecniche ed interpretative supportato in maniera egregia dalla bacchetta di Marco Alibrando capace di restituire l’eclettica varietà della partitura in maniera coesa e sempre coinvolgente. Non resta dunque che essere grati al Teatro Regio, così come in occasione di Powder her face, The Tender Land o Un mari à la porte delle scorse stagioni, che offre al suo pubblico la possibilità di riscoprire titoli poco rappresentati ma tutti da gustare, a qualsiasi età!

THE BEAR
Extravaganza in un atto
Libretto di Paul Dehn e William Walton
dall’omonima commedia di Anton Čechov
Edizione in lingua originale inglese
Prima esecuzione a Torino
Musica di William Walton
Marco Alibrando direttore d’orchestra
Regia di Paolo Vettori
Scene di Claudia Boasso
Costumi di Laura Viglione
Luci di Andrea Rizzitelli
Orchestra Teatro Regio Torino
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
Personaggi e interpreti
Jelena Ivanovna Popova mezzosoprano Siphokazi Molteno *
Grigorij Stepanovič Smirnov baritono Yiorgo Ioannou
Luka basso Tyler Zimmerman *
La cameriera attrice Alessia Coda Zabetta
Il cuoco attore Gabriele Bocchio
*Artista del Regio Ensemble