Interviste

Intervista a Massimo Iannone

A Torre del Lago si è da pochi giorni concluso il 69° Festival Puccini, un’edizione iniziata all’insegna dei colpi di scena, che si è poi caratterizzata per la poesia della tradizione e la volontà di sperimentare, rinnovando così l’incanto della musica e del teatro.
Massimo Iannone è stato appunto uno dei protagonisti di quest’avventura, in quanto vocal coach della Puccini Festival Academy. Abbiamo il piacere di incontrarlo alla vigilia di un tour internazionale di master class che lo porterà in Messico e a Singapore.
Massimo, su quali aspetti punta principalmente il tuo lavoro di vocal coach?
Mi piace pensarmi non tanto come un tradizionale maestro di canto, ma piuttosto come un allenatore sportivo, un motivatore che cura la tecnica vocale ma che deve essere parimenti capace di darti un indirizzo musicale. La mia spiritualità è fortemente legata al buddhismo dove fondamentale è il controllo della mente. Questa dimensione influenza inevitabilmente il mio lavoro, che mira soprattutto a far acquisire il controllo di sé e del palcoscenico.
Oltre all’attività di insegnante, sei stato il conduttore di spettacoli come Recitar cantando. Ce ne parli? E a tal riguardo, che importanza riveste per te la formazione del pubblico?
E’ stata un ‘esperienza alquanto stimolante. In particolare, nella serata a cui ti riferisci, abbiamo raccontato la storia dell’opera, partendo dagli albori del melodramma con il recitar cantando per arrivare a Puccini, che utilizza il “recitativo” in una forma del tutto nuova, facendone lo strumento principe per evidenziare il “carattere descrittivo” del personaggio. Il pubblico ama essere coinvolto, partecipare alle prove come addirittura alle master class aperte; va quindi guidato nella comprensione integrale del potenziale espressivo di una composizione, come ho cercato ad esempio di fare durante lo spettacolo illustrando il recitativo che precede Casta Diva.

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Come hai esordito nel mondo della musica e come sei diventato vocal coach?
Ho iniziato con gli studi accademici di pianoforte a Napoli dove nel frattempo ho intrapreso anche l’attività di pubblicista e critico musicale. Quando mi sono avvicinato al canto, ho avuto la fortuna di studiare con Ettore Campi Galliani, Arrigo Pola e Alfredo Kraus. A ventiquattro anni ho vinto il concorso per l’Accademia di Santa Cecilia, dove ho lavorato per oltre trent’anni. Questo è stato un periodo fondamentale per la mia formazione, soprattutto perché mi ha dato la possibilità di incontrare direttori d’orchestra che hanno segnato la storia della musica e che costituiscono un’ inesauribile fonte d’ispirazione per la mia attività di vocal coach.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il Conservatorio di Stato Messicano di Toluca mi ha invitato per una conferenza ed una lunga master class, che si concluderà con un concerto in uno dei più grandi e famosi auditorium del Messico. Mi sposterò poi a Singapore dove terrò un ciclo di lezioni aperte al pubblico e nate dall’interesse per i miei video seguiti in numerose parti del mondo. Infine sarò a Bangkok, dove con alcuni studenti cantanti e musicisti, thailandesi, cinesi e coreani, stiamo pensando a degli incontri le cui modalità sono ancora in corso di definizione.
Qual è il primo consiglio che daresti ad un giovane cantante?
Sulla scorta della mia esperienza mi sento di affermare con certezza che chi si appresta a studiare canto deve studiare pianoforte. Ritengo infatti che il cantante, prima di essere artista ed interprete, debba essere musicista. Come insegnante posso passare ore a spiegare i cambiamenti ritmici e tutti i segni espressivi, ma senza solide basi musicali è una lotta contro i mulini a vento.
Grazie, Massimo per le tue parole e per la tua disponibilità. Consentimi però un’ultima domanda. Tu sei un napoletano che vive in Toscana: ma il tuo cuore tifa per Paisiello o per Puccini?
Questo è un derby del cuore e come tale alla fine non c’è mai un vincitore. Del resto il cuore ha due parti: la destra che riceve il sangue e lo porta ai polmoni, la sinistra che lo spinge poi in tutto il corpo. Nella prima parte sta la scuola napoletana, soprattutto con Pergolesi, per me l’essenza dell’arte assoluta; dall’altra tengo Puccini. Secondo la filosofia indiana tutte le più belle energie passano dal cuore. E Puccini, compositore sanguigno, di queste energie è appunto il generoso propagatore.