Spettacoli

Madama Butterfly – Arena, Verona

Madama Butterfly di Giacomo Puccini all’Arena di Verona con la superstar Asmik Grigorian.

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“Ogni stanza ha un’alcova detta tokonoma, riservata ad una o più cose belle – una pittura, una poesia tracciata in delicati geroglifici, una scultura antica, un vaso – ed a qualche fiore sapientemente disposto. Quando il padrone o la padrona di casa sono persone di gusto, tutto è legato da segrete armonie; opera d’arte e fiori si completano come note d’un canto armonizzato, spesso ad evocare o a commentare un dato stato d’animo od un dato evento: arrivo, gioia, primavera, partenza, amore, natura, tristezza, montagna, congratulazioni.” Un Giappone segreto e delicatissimo quello che vede e descrive Fosco Mariani nelle sue “Ore giapponesi” del 1957, e a guardare bene la scena ideata da Franco Zeffirelli per Madama Butterfly all’Arena di Verona pare quasi che si materializzi di fronte a noi un grande tokonoma: rocce e lanterne che nascondo la casetta pucciniana, dove Cio-Cio San aspetta il ritorno del suo amore, circondata, ed essa stessa parte, delle cose belle e care.

Una regia ed una scena, pensate dal maestro toscano nel 2004 che creano un mondo ingenuamente fiabesco, un fare teatro un po’ all’antica che nella sua spiazzante semplicità concettuale riesce ancora a comunicarci, forse più di altri allestimenti zeffireliani, un senso di stupore e magia teatrale. Un japonisme generico e di maniera che in fondo ben si sposa con l’opera considerando che lo stesso Giacomo Puccini per quanto ben documentatosi, soprattutto musicalmente, non era mai stato nel paese del sol levante. Deliziosi i costumi del premio Oscar Emi Wada: kimono dai molteplici colori e ombrellini giapponesi che arricchiscono il colpo d’occhio, splendido su tutti il kimono rosso della protagonista che riporta alla mente quello indossato da Camille Monet in un celeberrimo ritratto. Curati e puntuali i movimenti coreografici di Maria Grazia Garofoli.

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Asmik Grigorian e Piero Pretti

C’era tanta attesa per il debutto areniano, nel ruolo della protagonista, di Asmik Grigorian, star tra le più acclamate dell’attuale panorama lirico internazionale e nota, al pubblico italiano, per le sue riuscitissime esibizioni al Teatro alla Scala di Milano in Die Tote Stadt di Erich Wolfgang Korngold nel 2019 e in Pikovaja Dama di Pëtr Il’ič Čajkovskij nel 2022. Dopo i recenti trionfi salisburghesi con il suo debutto nel difficile ruolo della verdiana Lady Macbeth, il soprano lituano si presenta ora alla ribalta del più grande palcoscenico all’aperto confrontandosi con Cio-Cio-San, personaggio tra i più temibili, ma anche iconici, della letteratura musicale di ogni tempo. Folte schiere di melomani ed appassionati sono dunque accorse per celebrare questo importante avvenimento che è stato coronato, come prevedibile e meritatamente, da un autentico trionfo.
Sin dal suo apparire in scena, Grigorian sfodera una vocalità oggettivamente importante ed imponente per volume e consistenza. L’impasto timbrico è suggestivo, così come il controllo della linea a tutte le altezze. Colpisce, senza dubbio, la fermezza di una tecnica che consente di cesellare ogni frase musicale con perfetta aderenza stilistica e di mantenere lo strumento sempre morbido ed omogeneo. Il soprano domina la partitura passando, con la giusta disinvoltura, dal registro centrale, corposo e vibrante, a quello superiore, squillante e luminoso, senza dimenticare la naturalezza con cui raggiunge la regione più grave del pentagramma. Tanti i momenti da ricordare, su tutti però vogliamo citare l’esecuzione da manuale di “Un bel dì vedremo”, sostenuto da arcate musicali di madreperlacea perfezione, o il finale con quel “Tu? Tu? Piccolo Iddio”, pervaso da straziata drammaticità. Grigorian non è solo artista dotata di grande musicalità, ma anche, e soprattutto, interprete di livello assoluto. Con stupefacente facilità e naturalezza, il soprano lituano riesce ad entrare totalmente nel personaggio e lo vive e lo fa vivere al pubblico, attraverso un fraseggio di assoluta incisività, e una presenza scenica a dir poco magnetica. Nel corso della serata assistiamo ad una evoluzione del personaggio che già nel primo atto ci viene presentato come una donna consapevole e meno ingenua di quanto si voglia tradizionalmente. Negli atti successivi, poi, siamo di fronte ad una eroina forte e tenace, incapace di perdere la speranza neppure dinanzi alla cruda evidenza della realtà che la farà poi precipitare sino al drammatico epilogo. E così, quando Girgorian è sul palco nulla più esiste, tutto si annienta e l’attenzione è tutta per questa diva che sa creare un personaggio autentico e vibrante, destinato a rimanere a lungo nella memoria degli spettatori.

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Asmik Grigorian e Piero Pretti

Nel ruolo di Pinkerton, Piero Pretti offre una prova convincente, pur meno incisiva del solito. Il mezzo sfoggia la bellezza timbrica e lo squillo che ben conosciamo, tuttavia nei centri si avverte, soprattutto in primo atto, forse un po’ di raucedine, e con ogni probabilità una forma non ottimale. Ad ogni buon conto si vuole segnalare la credibilità e l’efficacia dell’interprete, soprattutto nell’ultimo atto.

Ben riuscita la Suzuki di Sofia Koberidze, dotata di un mezzo educato e dal bel colore chiaro. Alla correttezza e compostezza esecutiva, si unisce un fraseggio accorato e misurato, così come la garbata presenza scenica.

Piacevole sorpresa è lo Sharpless di Gevorg Hakobyan, in possesso di una vocalità dal prezioso impasto timbrico e di tutto rispetto per volume e facilità di proiezione. Variegato e sfumato l’accento, particolarmente efficace nel comunicare quel senso di paterna protezione manifestata nei confronti della infelice Butterfly.

Ricco e ben assortito lo stuolo dei comprimari.
Particolare menzione merita lo squillante e sottilmente insinuante Goro di Matteo Mezzaro.

Marta Pluda presta il bel timbro ambrato al personaggio di Kete Pinkerton, giustamente valorizzata dall’aggraziata presenza scenica.

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Asmik Grigorian, Sofia Koberidze e Gevorg Hakobyan

Sonoro e ieratico lo zio Bonzo di Gabriele Sagona.

Languido ed appassionato lo Yamadori di Italo Proferisce.

Ben a fuoco tutte le altre parti di fianco, Gianfranco Montresor, il Commissario imperiale, Stefano Rinaldi Miliani, l’Ufficiale del registro, Federica Spatola, la madre di Cio-Cio-San, Valeria Saladino , la cugina di Cio-Cio-San.

A tenere le fila del discorso musicale è chiamato Daniel Oren, profondo conoscitore di questo repertorio. Il Maestro israeliano sembra offrire, in questa occasione una lettura piuttosto ispirata che, rifuggendo da un certo facile patetismo, riesce a trovare il giusto equilibrio tra sentimentalismo e tensione emotiva. Una visione, la sua, che sembra ben sposarsi con quella della protagonista, tutta tesa a raccontare un dramma interiore profondo e di viscerale tragicità. Buono il lavoro sulle sonorità orchestrali che spiccano, ora più fragorose e caotiche nel matrimonio di primo atto, ora più delicate ed abbozzate, specie nell’esaltazione della speranza di Butterfly, ora più violente e tese, come nel drammatico finale. Particolarmente significativa, grazie anche al prezioso contributo dei complessi dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’esecuzione del preludio di terzo atto.

Pregevole, per compattezza ed intensità, la prova del Coro della Fondazione Arena di Verona, sotto la guida attenta del Maestro Roberto Gabbiani.

Grande successo al termine da parte di una Arena pressoché esaurita, coronato, come già ricordato, da un vero e proprio trionfo per Asmik Grigorian.

MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini

Cio-Cio-San Asmik Grigorian
Suzuki Sofia Koberidze
Kate Pinkerton Marta Pluda
F.B. Pinkerton Piero Pretti
Sharpless Gevorg Hakobyan
Goro Matteo Mezzaro
Il Principe Yamadori Italo Proferisce
Lo zio Bonzo Gabriele Sagona
Il Commissario imperiale Gianfranco Montresor
L’Ufficiale del registro Stefano Rinaldi Miliani
La madre di Cio-Cio-San Federica Spatola
La cugina di Cio-Cio-San Valeria Saladino

Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Roberto Gabbiani

Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Coordinatore del Corpo di ballo Gaetano Petrosino

Allestimento Fondazione Arena di Verona

FOTO: ENNEVI