Spettacoli

Rigoletto

La stagione d’Opera 2022/2023 del Teatro Municipale di Piacenza si apre con Rigoletto di Giuseppe Verdi, in un nuovo allestimento con la direzione di Francesco Ivan Ciampa e la regia di Leo Nucci.

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Amartuvshin Enkhbat

“Che io continui a cantare o no, non ha importanza. Quel che importa è che voi usiate saggiamente tutto quello che avete imparato. Pensate all’espressione delle parole, alla buona dizione, e ai vostri sentimenti profondi. L’unico ringraziamento che chiedo è che voi cantiate correttamente e con onestà. Se lo farete, mi sentirò ripagata.” Con queste parole il 16 marzo 1972 Maria Callas prendeva commiato dai suoi alunni della Juilliard School of Music e ogni volta che vediamo uno spettacolo creato dalla sinergia fra un grande maestro e giovani bravissimi artisti non possiamo che ricordare questo prezioso insegnamento. È il caso del Rigoletto andato in scena a Piacenza, spettacolo che inaugura la stagione d’opera 2022 – 2023 e che ha visto un grandissimo maestro della lirica tornare a teatro: Leo Nucci è stato infatti “metteur en scène” dello spettacolo e mentore di un cast perlopiù composto da giovani artisti.

Il team creativo, capitanato dal mitico “Rigoleo” aiutato dal regista collaboratore Salvo Piro, e dallo scenografo Carlo Centolavigna, crea un allestimento attento agli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Sono stati infatti riutilizzati attrezzi e scene di precedenti produzioni, fra tutti spicca la bella riproduzione del Francesco I Re di Francia a cavallo di Clouet. Un allestimento complessivamente coerente e gradevole, pur nella sua semplicità: nelle intenzioni del regista un omaggio al modo di fare teatro dell’Ottocento, con tanto di luci di proscenio e un bell’uso dello splendido sipario storico del teatro Municipale di Piacenza. Lo spettacolo è stato degnamente accompagnato dalle luci di Michele Cremona e dai coloratissimi e fantasiosi costumi del sempre bravo Artemio Cabassi.

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Amartuvshin Enkhbat, Stefano Marchisio e Andrea Galli

Ben riuscito il versante musicale dello spettacolo.
Sul podio, il Maestro Francesco Ivan Ciampa, assiduo frequentatore del repertorio verdiano. Ciampa mostra un’ottima conoscenza di questo stile che si traduce in un sapiente equilibrio di dinamiche e volumi. Il racconto musicale si dipana attraverso ritmi talvolta spediti, per sottolineare i momenti di maggiore concitazione, talaltra più distesi, specialmente in occasione dei grandi appuntamenti solistici. Una lettura precisa e meticolosa che arriva all’essenza di quel tragico intreccio di rapporti familiari ed affetti immaginati da Victor Hugo ed egregiamente tradotti in musica dal genio verdiano. Ciampa sostiene, inoltre, ottimamente gli artisti sul palcoscenico, dosando scientemente colori e sonorità orchestrali. I complessi dell’Orchestra Filarmonica Italiana, da par loro, si prodigano per assecondare al meglio le indicazioni del direttore. Una prova che mette in luce, al netto di qualche suono non proprio irreprensibile nella sezione dei fiati, una buona coesione tra le diverse sezioni nonché il massimo impegno nel caratterizzare le infinite sfumature della partitura.

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Marco Ciaponi e Federica Guida

Amartuvshin Enkhbat dona al personaggio di Rigoletto la potenza e lo splendore di una vocalità sonora ed omogena in tutti i registri. Il mezzo, dal caratteristico colore brunito, mostra grande duttilità nei centri e si espande con notevole facilità nel registro superiore che tuona come folgore. Sempre pulita e ben appoggiata l’emissione; il baritono affronta l’impervia parte senza accusare difficoltà alcuna ed evidenzia, peraltro, una indiscussa familiarità con lo stile verdiano. Curato e puntuale il fraseggio, grazie anche all’ottima dizione, incisiva la caratterizzazione del personaggio sulla scena. Mirabile, sotto tutti i punti di vista, l’aria di secondo atto “Cortigiani! Vil razza dannata”, che il baritono affronta con una grande partecipazione vocale ed interpretativa. Enkhbat si conferma artista d’alto rango e, con particolare riferimento alle ultime produzioni alla quali abbiamo assistito recentemente, è possibile riscontrare l’innegabile progressiva maturazione, scenica e interpretativa, del suo rapporto con il gobbo verdiano.

Brilla la Gilda di Federica Guida. Il giovane soprano palermitano sfoggia una linea preziosa, dal timbro di adamantina purezza e dal colore chiaro e melodioso. Ai centri ben torniti, si uniscono acuti e sovracuti scintillanti e vibranti; di rilievo anche i filati madreperlacei. Ben tratteggiato il personaggio che si muove, secondo quanto previsto dal disegno registico, nell’alveo della tradizione più classica. L’esecuzione di “Caro nome”, opportunamente arricchita da picchiettati e sovracuti timbratissimi, denota una egregia padronanza della tecnica, come ben sottolineato dall’applauso scrosciante a scena aperta al termine di quest’aria. Percepibile, inoltre, l’intesa con gli altri protagonisti e, in particolare, con Enkhbat, con il quale ha saputo dare vita ad una travolgente esecuzione della “vendetta” di secondo atto, bissata tra le acclamazioni del pubblico.

Completa il terzetto dei protagonisti il Duca di Mantova di Marco Ciaponi. Il tenore è in possesso di un mezzo ben timbrato e dal bel colore chiaro. La frequentazione del repertorio belcantista da parte del tenore si riflette nella pregevole padronanza della tecnica e soprattutto del canto di agilità. La linea vocale, inoltre, risulta sempre musicale nei centri e squillante in acuto. Particolarmente interessante, grazie alla ricerca di accenti sfumati e variegati, lo scavo nel personaggio, restituito, con la giusta modernità, in tutta la sua romantica tracotanza.

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Mattia Denti e Rossana Rinaldi

Scenicamente ben centrato lo Sparafucile di Mattia Denti. Non sempre a fuoco la prova vocale, pur a fronte di un mezzo dal colore notturno e dal timbro vellutato, particolarmente suadente nella regione più grave.

Rossana Rinaldi è una Maddalena dalla vocalità tornita e dalla linea avvolgente. Scenicamente esprime con sagace ironia lo spirito seduttivo del personaggio.

Luminoso il Marullo di Stefano Marchisio, vocalmente inappuntabile e dalla raffinate movenze sulla scena.

Note di merito anche per il Matteo Borsa di Andrea Galli, che brilla per una linea vocale musicale e precisa e una presenza scenica disinvolta e naturale.

Christian Barone, pur con vocalità brunita, non restituisce appieno la tremenda ieraticità del Conte di Monterone.

Efficace il Conte di Ceprano di Juliusz Loranzi.

Emanuela Sgarlata riesce a tratteggiare al meglio il personaggio della Contessa di Ceprano.

Puntuale la Giovanna di Elena Borin.

Completano la locandina la brava Agnes Sipos, un paggio, e Lorenzo Sivelli, un usciere.

Puliti e puntuali gli interventi del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, guidato con sicura mano dal Maestro Corrado Casati. Spiccano, per musicalità e intensità espressiva, pagine come “Zitti! Zitti!” di primo atto o la scena del temporale, con il suo spettrale effetto drammatico.

Grande successo al termine, particolarmente acceso per i protagonisti e direttore. E dopo l’apoteosi, meritatissima, per Enkhbat, raggiunge il palcoscenico Leo Nucci, accompagnato dal suo team creativo, ed è bellissimo percepire l’affetto del pubblico nei confronti di una vera e propria leggenda che ha fatto la storia dell’opera. Ed è emozionante quell’abbraccio sincero tra Nucci e Enkhbat: un maestro ed un allievo, due grandi artisti sul palco uniti dalla musica.

Rigoletto
Melodramma in tre atti
su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi

Il duca di Mantova Marco Ciaponi
Rigoletto Amrtuvshin Enkhbat
Gilda Federica Guida
Sparafucile Mattia Denti
Maddalena Rossana Rinaldi
Marullo Stefano Marchisio
Matteo Borsa Andrea Galli
Il Conte di Monterone Christian Barone
Il Conte di Ceprano Juliusz Loranzi
La Contessa di Ceprano Emanuela Sgarlata
Giovanna Elena Borin
Un paggio Agnes Sipos
Un usciere Lorenzo Sivelli

Orchestra Filarmonica Italiana
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del Coro Corrado Casati

Regia Leo Nucci
Regista collaboratore Salvo Piro
Scene Carlo Centolavigna
Costumi Artemio Cabassi
Luci Michele Cremona

Foto: Cravedi | Cavalli