Concerti 2021

Concerto Riccardo Muti

Il Teatro Municipale di Piacenza prosegue la sua programmazione post pandemia con uno straordinario concerto sinfonico dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini sotto la direzione di una bacchetta d’eccezione: il Maestro Riccardo Muti.

Per William Shakespeare, “L’amore dei giovani non sta nel cuore, ma negli occhi”, e di occhi entusiasti ed innamorati della musica ne abbiamo visti tanti questa sera: erano quelli dei componenti dell’Orchestra Cherubini, fondata dal Maestro Muti nel 2004 e che divide la propria sede tra le città di Piacenza e Ravenna.
L’Orchestra, formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, ha affrontato, sotto la direzione del Maestro di origini partenopee, un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento calcando numerosi palcoscenici internazionali ed ottenendo unanimi consensi di critica e di pubblico tanto nel repertorio della musica sinfonica e concertistica quanto in quello operistico.

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Riccardo Muti e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

Il celebre direttore diventa in questo contesto molto più che un Maestro Concertatore, quanto piuttosto una vera e propria guida spirituale, un demiurgo che sa infondere le proprie sconfinate conoscenze nei giovani e talentuosi musicisti.
Il programma del concerto si apre con l’esecuzione della Sinfonia dall’opera “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti, una partitura a cui il Maestro Muti è particolarmente legato dal momento che fu il primo titolo da lui diretto al Festival di Salisburgo nel 1971 su invito di Herbert von Karajan. Il breve attacco brioso cede immediatamente il passo alla melodia intonata dal primo violoncello, suonato magistralmente dalla piacentina Maria Giulia Lanati, che richiama alla memoria dell’ascoltatore il tema dell’amore e del languido abbandono del personaggio di Ernesto verso la sua innamorata. La connotazione propria dell’opera giocosa ottocentesca è ben riconoscibile, poi, nel terzo tempo del brano, di chiara ascendenza rossiniana, che nell’esecuzione del Maestro Muti risuona morbido e delicato. Si giunge quindi rapidamente al finale della sinfonia nel quale le diverse sezioni orchestrali sembrano susseguirsi in un gioco di schermaglie amorose, pur velato da un pizzico di amara ironia, che conquista il pubblico, prodigo di applausi calorosi al termine.

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Riccardo Muti e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

Nella seconda parte del concerto è la musica di Antonin Dvořák a farla da padrone e più precisamente l’ultima e più famosa tra le sue sinfonie, la n. 9 in mi minore op. 95 “Dal nuovo mondo”. Il componimento, pur guardando inevitabilmente alla struttura compositiva di carattere europeo, si arricchisce di contaminazioni dalla tradizione musicale del continente americano, il nuovo mondo del titolo. Il primo movimento, ispirato allo spiritual Swing Low Sweet Chariot, consente già di percepire in modo esemplare l’incrocio di sonorità che divengono espressioni complementari in un più ampio disegno generale di perfetta integrazione culturale, un messaggio di grande modernità per l’epoca e quanto mai attuale ai giorni nostri. Con il secondo movimento si potrebbe azzardare un paragone con uno spiritual americano: i temi musicali che lo compongono e che si ripetono nel corso della sua esecuzione richiamano infatti le melodie dei nativi americani. Nel terzo movimento il ritmo brioso e pulsante e i colori brillanti della scrittura musicale riportano l’ascoltatore alle tradizioni europee e più precisamente a quelle del folklore ceco, paese di origine del compositore. Il quarto movimento infine, forse il più suggestivo, risulta ben riconoscibile per la presenza del tema maestoso, ripreso più volte come citazione in alcune colonne sonore, anime giapponesi o addirittura come sigla introduttiva del Gran Premio di Formula 1. L’esecuzione della celebre e articolata sinfonia risulta di ottimo livello grazie alla perfetta intesa tra le diverse sezioni della giovane compagine orchestrale, ben concentrata a seguire, con risultati invero pregevoli, le indicazioni del Maestro Muti. Quest’ultimo si erge fiero dal podio, solenne nei movimenti, circoscritti e talvolta appena accennati, e guida gli strumentisti con gesto asciutto e preciso. L’ascoltatore percepisce un clima di grande concentrazione tra i diversi musicisti, quasi un respiro all’unisono e teso a far vibrare con vivida emozione la scrittura del compositore ceco. Il Maestro Muti riesce così ad ottenere dagli archi suoni morbidi ed intensi, dai fiati emissioni precise e pulite, in particolare nel secondo movimento che risulta a tratti quasi ipnotico, dalle percussioni interventi puntuali e non straripanti. La profonda conoscenza musicale e l’indiscutibile esperienza maturata con perizia in anni di onorata carriera da parte del Maestro concertatore si uniscono alla passione e al vigore dei giovani musicisti e riescono così ad ottenere un’esecuzione vibrante ed emozionante che al termine lascia nell’ascoltatore una sensazione di arricchimento spirituale e di ammirazione verso la bellezza e il fascino di questa composizione immortale. Dopo alcuni attimi di silenzio il pubblico presente in sala si scioglie in un lungo applauso caloroso che ben presto si trasforma in acclamazioni entusiastiche per il celebre Direttore e la giovane orchestra.

Dopo il recente Requiem verdiano, il Teatro Municipale di Piacenza mette così a segno un altro colpo da maestro confermandosi, ancora una volta, una delle realtà teatrali tra quelle di maggior interesse nel panorama attuale.

FOTO PER GENTILE CONCESSIONE DEL TEATRO