Spettacoli

Suor Angelica / Il prigioniero – Roma, Teatro dell’Opera

Il progetto triennale “Trittico ricomposto”, realizzato dal Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con il Festival di Torre del Lago in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini, giunge al suo ultimo pannello che unisce Suor Angelica a Il Prigioniero di Luigi Dalla Piccola. Un accostamento azzeccato e stimolante che si è dimostrato il più convincente della serie e che trova una perfetta collocazione nel cartellone romano dedicato ai “Volti del potere”, mettendo in dialogo due drammi in cui il singolo viene annientato dalle logiche del corpo sociale. E sulla coercizione del sistema insiste particolarmente la regia di Calixto Bieito, realizzando un discorso unitario e coerente che ci suggerisce l’idea di una continuità tra le due vicende, raccordate visivamente, secondo le scenografie di Anna Kirsch, dall’immagine del giardino, richiamo edenico ad una possibile felicità e al contempo luogo in cui si consuma la tragedia.

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Marie-Nicole Lemieux e Corinne Winters

Tutta ambientata nel chiostro-giardino è infatti la storia di suor Angelica, che si apre con il suggestivo quadro delle suore nella nebbia, mostrandoci un fondo indistinto dal quale a mano a mano si stagliano le diverse personalità. Fin da subito tuttavia la gestualità troppo marcata e scattosa contrasta con la delicatezza della musica, mentre distrae il corteo funebre dell’uomo, pur suggerendo numerose allusioni e chiavi di lettura, dal Cristo al padre del bambino, dal maschio defunto di una sessualità negata financo al Prigioniero. Lascia poi alquanto perplessi la curiosa caratterizzazione della Badessa, un’alienata che nella perdita del controllo di sé pare anticipare il destino di ogni sorella; perdipiù, la figura della Zia principessa, presentata con tratti materni e certamente meno dura della nipote, con cui tenta tra l’altro un estremo gesto di riparazione, ne esce totalmente svuotata e finisce per alterare la drammaturgia pucciniana. In generale, una continua esplicitazione di significati, più o meno legittimamente estraibili dalle pieghe dell’opera, allenta la tensione e attenua la penetrante tragicità. Inoltre, il rappresentare le suore soltanto come delle represse prigioniere e candidate alla pazzia risulta riduttivo e nulla ci dice di quel fragile incanto tra sofferenza e soavità. Alla fine dunque, mentre ci si spoglia dell’abito e si prende a cullarlo come un figlio mancato, la torta di compleanno della Zia non cambia le carte in tavola: trionfa il delirio e il dolore schiaccia la protagonista. Punto e basta. Nessun miracolo, nessuna visione, nessuna domanda.

In questo senso, risulta più articolata e perfettamente aderente allo spirito dell’opera la lettura di Michele Mariotti, in un costante equilibrio tra leggerezza e vigore, lirismo e drammaticità. Il flusso è continuo e modulato, con un attacco delicatissimo e via via più vibrante, punteggiato da pause e rallentamenti e assai variato nella dinamica, con momenti che risaltano per la rarefazione del suono, altri per la cantabilità ed altri ancora, come le parti conclusive, per travolgente vigore.

In questo contesto, Corinne Winters è una Suor Angelica dolente ma grintosa, di grande energia nel colloquio con la Zia principessa e capace di esprimere con forza lo strazio del finale. La vocalità è estesa e voluminosa, ma si espande moderatamente nelle parti liriche a scapito dell’emozione. In linea con le scelte registiche, il personaggio si profila soprattutto come donna ribelle all’ingiustizia subita, in cui fatica a farsi strada la dimensione della dolcezza.
Ha un canto rotondo e omogeneo Marie-Nicole Lemieux nel ruolo della Zia principessa, con uno strutturato fraseggio che delinea una figura più combattuta che aggressiva, che pare travolta dalle circostanze e anche lei soffocata dai doveri sociali.
Molto drammatica la Badessa di Annunziata Vestri con un canto diretto e incisivo e con una gestualità esasperata che, per quanto criticabile, viene resa con grande bravura.
Ben assortito ed affiatato tutto il gruppo delle suore, che, sotto la guida di Ciro Visco, plasmano una trasparente “Ave Maria” iniziale ed interpretano “O gloriosa virginum” in modi struggenti e levigati. Tra di esse, la Suor Genovieffa di Laura Cherici è luminosa e puntuale nei suoi interventi della fontana e dell’agnellino, mentre la Maestra delle Novizie di Carlotta Vichi esibisce una vocalità rotonda e consistente. Ilaria Sicignano è Suor Dolcina, golosa e solare, senza troppi sensi di colpa come invece viene spesso rappresentata. Scandita e diretta la Suora Zelatrice di Irene Savignano e ben definite la Suor Osmina di Jessica Ricci e la Suora Infermiera di Maria Elena Pepi. Brillanti le Cercatrici di Marianna Mappa e di Claudia Farneti e accorate le Converse di Sofia Barbashova e di Caterina D’Angelo.
Raffinato e leggiadro l’apporto delle Voci bianche dirette da Alberto de Sanctis.

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Mattia Olivieri e John Daszak

Pur nella continuità dell’allestimento, Il prigioniero procede con maggiore tensione, in un più stretto accordo tra azione scenica e musica e con la direzione di Mariotti che riconferma la sua capacità narrativa e l’attenzione nel definire il dettaglio. Nelle suggestive luci di Michael Bauer, ritorna il giardino, con il carcere che si colloca al di sotto di esso, come a rappresentare un livello più profondo o un periodo antecedente, laddove il potere assume la forma dalla persuasione mediatica che induce ad un’inconsapevole schiavitù. Più chiari qui i riferimenti cristologici con il legno secco portato come la croce e la pulizia del corpo del Prigioniero come se fosse già un cadavere. Poco efficace risulta tuttavia il riconoscimento dell’inganno nella scena finale, con il Carceriere con lo stesso abito e quindi non immediatamente identificabile come Grande Inquisitore, ferma restando l’efficacia dei costumi di Ingo Krügler. Del resto, la speranza appare inconsistente fin dal principio e lo sperare viene quindi connotato da un atteggiamento dissociato e poco realista. In definitiva, nonostante l’intenso coinvolgimento di questa parte del dittico, il finale non ha un carattere autenticamente interrogativo come ha invece l’opera che Dallapiccola compose negli oscuri anni della guerra. La domanda sulla libertà non rimane dunque drammaticamente sospesa, ma si rivela semplicemente illusoria.

In questa cornice è davvero notevole la prova di Mattia Olivieri, che interpreta il Prigioniero con grande varietà di espressione. Con voce morbida e piena, oscilla tra esaltazione e disperazione, impiegando con appropriatezza parlati e falsetti e tratteggiando marcatamente i tratti infantili del personaggio, anche grazie ad un eloquente linguaggio del corpo.
John Daszak è il Carceriere/Inquisitore, chiaro e definito e con uno stile mellifluo e suadente, che ben incarna un paternalismo ingannevole ma rassicurante, rendendo con nitore e distacco l’aria a tre strofe dentro la cella, pur con qualche forzatura in acuto.
Eccellente la Madre di Ángeles Blancas, di ottimo volume ed estensione e di grande precisione nel tracciare la linea ondeggiante e tagliente del suo canto.
Accuratamente caratterizzati, nel contrasto delle loro voci, i Sacerdoti di Nicola Straniero e Arturo Espinosa.

A ribadire l’unità della rappresentazione, tutti gli interpreti si presentano sulla ribalta soltanto alla conclusione, con unanimi consensi per l’intero spettacolo. Tripudio per Olivieri, molto applaudite la Blancas e il coro femminile. Grande entusiasmo per Mariotti, trionfo per la Winters.

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Ángeles Blancas e Mattia Olivieri

SUOR ANGELICA – IL PRIGIONIERO

Direttore Michele Mariotti

Regia Calixto Bieito

Maestro del Coro Ciro Visco
Scene Anna Kirsch
Costumi Ingo Krügler
Luci Michael Bauer

SUOR ANGELICA

Musica Giacomo Puccini
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano

PERSONAGGI E INTERPRETI
Suor Angelica Corinne Winters
La Zia Principessa Marie-Nicole Lemieux
La badessa Annunziata Vestri
La Suora Zelatrice Irene Savignano
La Maestra delle Novizie Carlotta Vichi
Suor Genovieffa Laura Cherici
Suor Osmina/La novizia Jessica Ricci*
Suor Dolcina Ilaria Sicignano
La suora infermiera Maria Elena Pepi*
I cercatrice Marianna Mappa
II cercatrice Claudia Farneti
I Conversa Sofia Barbashova*
II Conversa Caterina D’Angelo

IL PRIGIONIERO
Musica Luigi Dallapiccola
Opera in un prologo e un atto
Libretto di Luigi Dallapiccola
da La torture par l’espérance di Villiers de l’Isle Adam,
da La légende d’Ulenspiegel et de Lamme Goedzak di Charles de Coster

PERSONAGGI E INTERPRETI
La Madre Ángeles BlancasIl Prigioniero Mattia Olivieri
Il Carceriere/Il Grande Inquisitore John Daszak
Primo Sacerdote Nicola Straniero**
Secondo Sacerdote Arturo Espinosa
Il Grande Inquisitore John Daszak

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma (maestro Alberto de Sanctis)

Foto: Fabrizio Sansoni – Teatro dell’Opera di Roma