Spettacoli

Il campiello, Teatro Filarmonico, Verona

Per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, Il Campiello di Ermanno Wolf-Ferrari conquista il pubblico veronese.

Rappresentata al Teatro alla Scala di Milano l’11 febbraio del 1936, è la quinta opera in ordine di tempo che l’autore dedica al suo amato Carlo Goldoni, e forse la sua opera più ambiziosa, volta ad omaggiare un genere, quello dell’opera buffa (evolutosi poi in Commedia Lirica), che nel corso del secolo XIX° aveva raggiunto il suo apice con il Falstaff di Giuseppe Verdi e che in quegli anni stava riaccendendo l’interesse, non tanto per il teatro dialettale, ma per quello della tradizione della commedia  dell’arte settecentesca italiana. Il libretto gli fu confezionato da Mario Ghisalberti che in quegli anni si era fatto una buona reputazione per aver adattato numerosi lavori goldoniani per il teatro d’opera. Nonostante le affermazioni del compositore sul prendere le distanze dal sinfonismo imperante a fronte di una particolare leggerezza del tessuto orchestrale, temi ed elaborazioni proprio a quei modelli si ispirano (il  Richard Strauss della Salome o addirittura, nella scena in cui Anzoleta dona l’anello di fidanzamento a Luçieta, rieccheggia il lamento delle figlie del Reno del Rheingold di Richard Wagner); e come Gaetano Donizetti non poteva fare a meno dal comporre opere sullo stile rossiniano, anche Ermanno Wolf-Ferrari non si sottrae allo stile imperante dell’epoca, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni in prima fila (i refusi di Bohème e Cavalleria rusticana, sono facilmente avvertibili, non pallide imitazione, beninteso, ma commossi omaggi). Ne risulta un’operazione complessa dove non sempre quell’idea di spontaneità risulta evidente, a discapito di una continuità narrativa che in alcuni punti risulta appesantita da un’orchestra forse troppo presente e priva di quella leggerezza che prepotentemente emerge dal testo goldoniano.
Opera impegnativa, si diceva, che richiede non solo una perfetta conoscenza della prosodia dialettale veneziana ma che richiede al direttore d’orchestra e alla compagnia di canto un affiatamento collettivo, poiché in quest’opera non ci sono protagonisti ma una serie di personaggi che rappresentano scene di vita quotidiana popolare della decadente Serenissima e che proprio Goldoni riuscì a ritrarre con una facilità e un’arguzia (anche se priva di graffiante satira sociale) che ancora oggi affascina.

il_campiello_verona_2024_1
Il campiello, Verona 2024

Nel guidare questa produzione Francesco Ommassini non tradisce il suo evidente amore per questo autore e mette a disposizione tutta la sua esperienza e professionalità nel guidare con mano autorevole una partitura a prima vista semplice e spontanea ma di non facile realizzazione proprio per quella complessità di orchestrazione, molto spesso slegata dal tessuto vocale; notevole impresa è stata quella di ridurre il più possibile il peso sonoro dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, soprattutto degli ottoni, per favorire una narrazione e un accompagnamento alle voci di grande sensibilità. Menzione a parte i preludi a inizio atti e i frequenti intermedi orchestrali che collegano le varie scene, che il direttore veneziano (ormai veronese di adozione) ha reso con una grazia e una malinconia davvero encomiabili. Lo sforzo compiuto è stato ripagato da una interpretazione maiuscola, salutata da un meritatissimo successo personale.

Il Cast di questa produzione, formata da giovani talenti e alcuni artisti che confermano talento e solida professionalità, offre complessivamente una prova eccellente per affiatamento e resa scenico vocale.
Bianca Tognocchi delinea una simpatica Gasparina, un’interpretazione tutta a punta di spillo a cui spetta il meraviglioso e malinconico finale d’opera che, pur con qualche fissità nella zona acuta, viene eseguito con commossa partecipazione.
Biagio Pizzuti nei panni del Cavalier Astolfi dimostra quanto questo eccellente, nonché eclettico cantante possa trasformare un personaggio con piccoli tocchi da consumato attore (le frasi in dialetto partenopeo, alla richiesta del denaro dopo il pranzo offerto ai residenti del Campiello, non presenti nel libretto, hanno dato un tocco di surreale brio). Quanto al cantante non si potrà mai apprezzare abbastanza l’eccellente fraseggio, la misura scenica e una linea di canto che non soffre del minimo sforzo in tutti i registri.
Sara Cortolezzis è una Luçieta dal canto irreprensibile, tenera ed appassionata che si ritaglia il suo successo personale nel bellissimo e struggente quartetto del terzo atto; gli fa da perfetto contraltare Gabriele Sagona nei panni di Anzoleto, anch’egli eccellente nel canto e misurato nella recitazione.
Simpatica e petulante, come richiesto dal ruolo, Lara Lagni come Gnese.
Matteo Roma nel ruolo di Zorzeto conferma quanto scritto di lui nella recensione della Rondine rappresentata il mese scorso sempre qui a Verona. Eccellente la linea di canto, ottimo gusto e recitazione sempre calibrata.
Dona Cate Panciana e Dona Pasqua Polegana sono i personaggi più a rischio di eccessi, dovendo interpretare ruoli di donna attempata (nel teatro antico era uso affidare questi ruoli a cantanti o attori maschi) e proprio per questo più a rischio di vezzi e lazzi da avanspettacolo; Leonardo Cortellazzi e Saverio Fiore non scadono mai nella macchietta e risultano irresistibili non solo scenicamente, ma nel canto eccellente e misurato.
Paola Gardina disegna una Orsola che ben si inserisce in un contesto di assoluta eccellenza; Guido Loconsolo dona al personaggio dell’altezzoso Fabrizio dei Ritorti una voce tonante e dagli accenti cavernosi, come il personaggio richiede.

il_campiello_verona_2024_2
Il campiello, Verona 2024

Molto elegante nella sua semplicità la regia di Federico Bertolani (Barbara Pessina assistente alla regia), che si avvale della bella scena fissa curata da Giulio Magnetto. Scatenata e movimentata, grazie anche alle ottime capacità attoriali del cast che non scadono mai nella macchietta, tutti i personaggi si muovono e si esprimono in base al loro rango di appartenenza e i bei costumi di Manuel Pedretti sottolineano con gusto le differenze di classe. Notevole l’idea di sfruttare i preludi e gli intermedi in cui l’azione si blocca, i personaggi rimangono immobili in scena, quasi un omaggio agli scorci paesaggistici veneziani immortalati nelle  tele dipinte dal Canaletto e le belle luci di Claudio Schmid danno un ulteriore tocco di impressione pittorica; sullo sfondo, grazie a una parete scorrevole, il regista ripercorre le fasi storiche dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri e fa cantare il bellissimo finale con il coro in abiti moderni (e con tanto di bastone per i selfie) mescolato ai personaggi della commedia; una nave da crociera sullo sfondo sottolinea, forse con una punta di polemica (ma può essere interpretazione di chi scrive), quel turismo di massa che dai più viene visto come una invasione senza rispetto delle città storiche.

Al termine dello spettacolo unanimi consensi da parte del numerosissimo pubblico presente in sala; chissà se, visto il successo ottenuto per una produzione sicuramente rischiosa di un titolo desueto, non si pensi ad inserire una recita fuori abbonamento nelle successive stagioni, magari proprio in una delle ultime sere di Carnevale.

Fondazione Arena di Verona
Teatro Filarmonico
Stagione d’Opera e Balletto 2024

IL CAMPIELLO
Commedia lirica in tre atti
Libretto di Mario Ghisalberti
Musica di Ermanno Wolf-Ferrari

Gasparina Bianca Tognocchi
Dona Cate Panciana Leonardo Cortellazzi
Lucieta Sara Cortolezzis
Dona Pasqua Polegana Saverio Fiore
Gnese Lara Lagni
Orsola Paola Gardina
Zorzeto Matteo Roma
Anzoleto Gabriele Sagona
Il Cavaliere Astolfi Biagio Pizzuti
Fabrizio dei Ritorti Guido Loconsolo

Orcvhestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Direttore Francesco Ommassini

Regia Federico Bertolani
Scene Giulio Magnetto
Costumi Manuel Pedretti
Luci Claudio Schmid

Nuovo allestimento di Fondazione Arena di Verona

Prima rappresentazione a Verona in tempi moderni

Verona, Teatro Filarmonico, 17 marzo 2024

Foto ENNEVI