Danza

Il lago dei cigni – Teatro Massimo Bellini, Catania

Al Teatro Massimo Bellini di Catania tutto esaurito per le sette rappresentazioni del capolavoro per eccellenza del balletto classico, Il Lago dei Cigni, musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij su libretto di Vladimir Begichev e Vasil Heltzer. Le coreografie sono quelle originali di Marius Petipa e Lev Ivanov, che il teatro etneo mette in scena nella versione coreografica di Aleksej Fadeecev. Ospiti sul palcoscenico del Bellini il Corpo di ballo e i solisti dell’Opera and Ballet State Theatre di Tbilisi in Georgia, la cui direzione è affidata all’ex etoile Nina Ananiashvili, tra le ballerine più importanti di tutti i tempi. A dirigere l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini il maestro Papuna Gvaberidze, le scenografie portano la firma di Vyacheslav Okunev.

L’opera, che ha avuto una genesi lunga e travagliata, fu il primo balletto composto da Čajkovskij tra l’agosto 1875 e l’aprile 1876; malgrado esistano molteplici versioni con varianti sia sul piano coreografico che musicale, l’odierno allestimento al Bellini ripropone quello che Petipa e Ivanov presentarono per la prima volta al Teatro Imperiale Mariinskij di San Pietroburgo il 15 gennaio 1895 e che tradizionalmente viene scelto dalla maggior parte delle compagnie di danza nel mondo. In occasione di quella prima rappresentazione la maestosa partitura del compositore russo venne sottoposta a revisione e adattamento da parte del maestro di cappella dei Teatri Imperiali, l’italiano Riccardo Eugenio Drigo.

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La trama presumibilmente si ispira a varie fiabe popolari russe e tedesche (tra queste in particolare l’antica fiaba “Il velo rubato”)e racconta la romantica storia del principe Siegfried, giovane uomo smarrito, confuso dinanzi all’intricato dilemma dell’amore immortale, puro, limpido, innocente peril cigno bianco Odette e la sensualità seducente ed ingannevole del cigno nero Odile. Una narrazione incentrata sulla duplicità della vita che è amore e morte, realtà e sogno, bianco e nero, luce e oscurità, disperazione e speranza, paura e coraggio. Proprio il coraggio darà a Siegfried la forza e la determinazione per rompere l’incantesimo che imprigiona la sua amata Odette e coronare così il desiderio di una felicità perenne nell’unione amorosa. Tra le diverse varianti del balletto la compagnia georgiana sceglie infatti di concludere la rappresentazione con il lieto fine perché, come dice la direttrice Nina Ananiashvili, la gente ha bisogno di gioia e di leggerezza in questi tempi così duri, difficili, pieni di interrogativi sul futuro.

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L’esperienza artistica di Nina Ananiashvili è stata lunga e luminosa, portandola ad affermarsi al Bolshoi Ballet di Mosca e poi a trionfare sul palcoscenico dell’American Ballet Theatre e del New York City Ballet fondato da Balanchine. Il Lago dei Cigni è l’opera che l’ha accompagnata per tutta la vita fin dagli inizi della sua carriera e che ogni volta affronta con la passione e la dedizione necessarie a superare le molteplici sfide tecniche ed interpretative che il balletto pone ai danzatori. Il suo lavoro di direttrice artistica del Balletto di Stato della Georgia è iniziato nel 2004 e in questi anni il Corpo di ballo, composto prevalentemente da giovani artisti, ha interpretato un vastissimo repertorio nell’ambito della danza classica, aprendosi anche a nuovi stili coreografici e alla collaborazione con coreografi di fama internazionale. Tra le numerose tournée in molti paesi del mondo l’Italia è spesso presente, come testimonia la collaborazione con il Teatro Massimo Bellini di Catania che prevede anche altre tappe future.

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L’eccellente livello artistico e l’abilità tecnica dei giovani danzatori appare evidente fin dal prologo dell’opera; i quattro atti di cui si compone il balletto si snodano in un crescendo di leggiadra ed elegante bellezza, un piacevole incanto che si nutre dell’atmosfera fiabesca ricreata sul palcoscenico dall’energia pura e vibrante dei corpi in movimento sulle note struggenti di Čajkovskij. I corpi dei danzatori sono essenze liquide, flessuose, coacervi di grazia e sensualità, esili giunchi nello spazio scenico fulmineamente pronti ad alzarsi in volo, a far volteggiare le agili gambe quasi fossero eliche di prodigiosi aeromobili. Eppure quei corpi sono anche fortissimi, poderosi, perseveranti nella ricerca della perfezione tecnica e della maestria interpretativa, sono statue di muscoli e sangue scolpite dal costante lavoro artistico. Il pubblico catanese risponde con grande fervore e generosi applausi a sottolineare il gradimento delle danze di gruppo impreziosite dai magnifici, coloratissimi costumi; una vera festa di consensi accompagna anche la magica atmosfera dei pas de deux e pas de trois dei solisti, tutti straordinariamente bravi, intensi, espressivi, in perfetta intesa sincronica.

Un contributo estetico essenziale è dato anche dalle incantevoli scenografie di Vyacheslav Okunev,che ricreano gli ambienti naturali e la foresta attraverso ingegnosi intrecci di rami, i quali formano grandi archi ad incorniciare i movimenti dei protagonisti. Molto belli anche i riferimenti architettonici alle ogive e a decori tipici dello stile gotico della scena della festa. Altrettanto importanti per l’insieme dello spettacolo sono le splendide luci curate da Steen Bjarke e naturalmente la grande prova dell’Orchestra del Bellini diretta dal maestro Papuna Gvaberidze, che alla fine dello spettacolo sale sul palco insieme agli altri artisti a ringraziare gli orchestrali e il pubblico.

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