Danza

Coppélia – Teatro alla Scala, Milano

Con Coppelia si apre la nuova stagione del balletto al Teatro alla Scala, una favola in piena regola, tanto classica quanto moderna. Rappresentata per la prima volta nel 1870 all’Opéra di Parigi, sulla celeberrima musica di Léo Delibes e coreografia di Arthur Saint-Léon, ma quella andata in scena alla Scala è una nuova versione, reinterpretata dal coreografo Alexei Ratmansky che conferisce una cifra del tutto particolare alle sue creazioni e ai suoi riadattamenti. Ratmansky è di casa nel teatro meneghino, dove ha già portato nuove coreografie e balletti classici; prosegue così un lavoro di crescita per ballerini e coreografo particolarmente proficuo, anche grazie alla versatilità dell’autore capace di lavorare su musiche e linguaggi assai diversi.

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Coppélia, Teatro alla Scala, 2023

La vicenda, sviluppata in tre atti, si ispira al racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, L’uomo della sabbia, pubblicato nel 1816, e che sarà poi usato anche, come fonte letteraria, per il secondo atto di I racconti di Hoffman celebre opera di Jacques Offenbach del 1880. Un racconto con risvolti cupi e angosciosi che in questa versione danzata vengono edulcorati. A differenza di tanti soggetti per il balletto classico l’esito della vicenda è a lieto fine e la protagonista ed eroina della favola è una ragazza comune, coraggiosa e piena di iniziativa, intelligentemente innamorata, tanto che è lei a salvare il suo amato, un po’ più infantile, un po’ ingenuo. Dietro alla favola si adombrano così temi attuali in quest’epoca di riflessione sui rapporti tra i generi e il ruolo della donna nella società. Swanilda, un’emergente Camilla Cerulli, appena premiata dalla rivista Danza&Danza, interpreta felicemente il personaggio secondo la lettura di Ratmansky, noto per accentuare la mimica dei personaggi, senza tuttavia scivolare nel grottesco, ma anzi invitando i ballerini a una grande naturalezza e spontaneità attoriale. Il linguaggio di Ratmansky si sforza di armonizzare gli elementi tipici del ballet d’action, facendo in modo che danza e pantomima convivano nello stesso gesto, nello stesso passo superando la cesura tra atti “più ballati” o “più recitati” tipica del ballet d’action; un risultato questo ottenuto grazie alla collaborazione con Guillaume Gallienne, attore e sceneggiatore. Accanto a Camilla Cerulli, il bravo Nicola Del Freo, l’amato Franz, di cui si ammira soprattutto la perizia tecnica nei grandi salti. Nei ruoli secondari spiccano a nostro parere Christian Fagetti, che conduce un energico a solo tra le danze allegoriche del terzo atto e Domenico di Cristo, ottimo interprete della Sensualità.

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Christian Fagetti

Scene e costumi sono di Jérome Kaplan. Se la scenografia del primo atto si inserisce appieno nella tradizione del balletto romantico, fino ad essere quasi scontata, è invece molto ben riuscita quella del secondo atto, il laboratorio di Coppelius, che evoca i toni più cupi e ambigui della vicenda: lì Coppelius cerca di rubare l’anima agli umani per infonderla nei manichini. Le danzatrici che impersonano le bambole nel laboratorio sono semplicemente eccezionali, con una capacità mimica che quasi fa dubitare che siano in carne ed ossa, aiutate da costumi molto ben studiati (e molto belli sono anche i costumi delle Ore del terzo atto). È questo secondo atto che consente, soprattutto a Camilla Cerulli, di mettere in scena grandi doti interpretative, muovendosi rigidamente come una bambola e come personaggio di spiccare su Franz, liberandolo dai malefici di Coppelius e spiegandogli che il vero amore è quello della vita reale.

Come sempre il corpo di ballo della Scala spicca per capacità di adattamento, vivacità e forza di esecuzione, cimentandosi su passi tecnicamente non ordinari, inventati da Ratmansky che, sfruttando le diverse danze di carattere previste dal balletto, ha la possibilità di spaziare e reinterpretare i diversi generi: dalla mazurka alla czarda, dalla danza spagnola a quella scozzese. Ratmansky sfrutta queste danze di carattere per rendere omaggio alla sua terra d’origine, l’Ucraina, rievocata anche dai costumi, dove in effetti è ambientato il balletto nella sua versione originale. La musica di Leo Delibes, qui diretta dal bravo Paul Connelly, tra le poche per balletto che possono definirsi memorabili, con un ritmo sostenuto e vivace muove tutta la vicenda, preannunciando sin dall’inizio un esito felice, senza dramma, che prevede solo l’allontanamento dell’ambiguo Coppelius dalla felice comunità del villaggio.