Danza

Onegin

La stagione del balletto 2021-2022 del Teatro alla Scala si chiude con il capolavoro di John Cranko, Onegin, balletto in tre atti su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, ispirato al dramma in versi di Aleksandr Puškin Evgenij Onegin, pubblicato nel 1833.

Il balletto andò in scena per la prima volta nel 1965 alla Staatsoper di Stuttgart diretta dal 1961 da Cranko, fautore, proprio grazie a coreografie come Onegin, del cosiddetto “miracolo di Stoccarda” che portò la Staatsoper alla ribalta sulle scene internazionali. 

La musica è frutto dell’orchestrazione, commissionata da Cranko e compiuta da Kurt-Heinz Stolze, di diversi brani di Čajkovskij, un collage di pezzi per pianoforte, operistici e sinfonici. Il compositore russo in effetti aveva scritto un’opera dal titolo Evgenij Onegin, ma Cranko scartò l’ipotesi di ricorrere a questa partitura per la sua coreografia, chiedendo a Stolze qualcosa di nuovo e più aderente ai movimenti. 

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Onegin, Teatro alla Scala, 2022

La scena si apre sul giardino di casa di Madama Larina che con la nutrice e le figlie Tatiana e Olga (interpretate da Vittoria Valerio e Caterina Bianchi, entrambe al debutto nei ruoli) sta finendo di cucire gli abiti per la festa di compleanno di Tatiana. Segue la danza delle due giovani con alcune amiche che organizzano un gioco: guardandosi allo specchio ciascuna di loro vedrà l’amore della sua vita. Questo primo atto introduce le due polarità del balletto. La danza delle ragazze veicola il tema dei sogni e della spensieratezza della giovinezza, sostenuta anche da scelte registiche adeguate (le luci calde, gli abiti chiari e vaporosi, l’interpretazione dei ballerini, in tale senso molto convincente quella di Caterina Bianchi), ma in questo idillio si avverte subito un’incrinatura: mentre Olga, fidanzata con Lenskij (debutta in questo ruolo Navrin Turnbull), vede riflesso il volto dell’amato, Tatiana scorge quello dello sprezzante Onegin, giunto a San Pietroburgo insieme all’amico, che approccia la giovane con ambiguo distacco. Onegin (il cui ruolo è affidato per la prima volta a Nicola Del Freo), rigorosamente in vesti scure, che contrastano con quelle di Lenksij e delle ragazze, non partecipa mai a questa joie de vivre: l’atteggiamento sostenuto, i suoi assolo di grande austerità e rigore tecnico, esprimono la sua indifferenza per quell’ambiente. 

La notte stessa, dopo il primo incontro tra i due, Tatiana sogna, e al contempo vive, un momento di grande intesa con Onegin, perfettamente corrisposta dall’amato. Il celeberrimo pas de deux di Tatiana e Onegin, giocato sull’ambiguità della finzione scenica per cui Onegin è un sogno, ma rappresentato con le stesse fattezze che ha nelle scene “reali”, è estremamente coinvolgente perché illude Tatiana, e con lei lo spettatore, che Onegin sia sinceramente innamorato. È questo l’unico momento di vera felicità della coppia, che resta confinata alla dimensione del sogno. L’intimità è sostenuta dalla musica armonica e ardentemente incalzante e dai costumi leggeri ed essenziali che favoriscono l’incontro tra i due amanti, ma soprattutto dalla perfetta tecnica degli interpreti, in particolare la flessuosità di Vittoria Valerio che esprime splendidamente l’abbandono all’amato. L’indomani la giovane scrive una lettera dichiarandosi a Onegin il quale però, durante la festa di compleanno, manifesta la sua insofferenza per le attenzioni di Tatiana e davanti ai suoi occhi, con disprezzo, straccia la lettera ricevuta. Come nel primo atto, anche in questo secondo, l’allegria della festa, espressa dalle danze di carattere e da una certa ironia dei personaggi, è intaccata dal gesto di Onegin. Sopraggiunge alla festa il principe Gremin (al debutto Gioacchino Starace); Madama Larina, visto l’atteggiamento ambiguo di Onegin, spera che l’aristocratico decida di sposare Tatiana. Intanto Onegin, per vincere la noia dell’intrattenimento, corteggia Olga con il solo scopo di provocare l’amico Lensky che finisce per sfidarlo a duello. In un bosco desolato e cupo, nonostante le suppliche di Olga e Tatiana, vestite come due vestali, i due uomini si affrontano e Onegin uccide Lensky.

La narrazione si interrompe e riprende anni dopo quando Onegin, tornato a San Pietroburgo, è invitato al gran ballo organizzato dal principe Gremin per presentare in pubblico la sua sposa, Tatiana. Quando Onegin rivede la giovane sfolgorante in tutta la sua bellezza si pente di averla respinta anni addietro e nella notte le scrive una lettera dichiarandole il suo amore. Tatiana, pur corrispondendolo, fedele al marito rifiuta di cedere al sentimento e straccia la lettera ricevuta da Onegin ordinandogli di andarsene per sempre. Il pas de deux finale si contrappone perfettamente a quello del sogno: dove prima i due ballerini con movimenti fluidi, carichi di slancio e leggerezza si incontrano, ora gesti densi di tensione e contrapposizioni portano al definitivo allontanamento. Nell’addio finale sospensioni musicali e sonorità acute scandiscono il distacco in un crescendo drammatico, la luce dell’alba entra nel salottino di Tatiana, mentre i due protagonisti vestono rigidi abiti borghesi, quasi a ricordare che il ruolo loro assegnatogli dalla società ne ha determinato il destino. 

Il dramma borghese Onegin, che Cranko racconta con superba chiarezza narrativa e stretta aderenza tra coreografie e caratteri psicologici, calibrando passi di pura danza classica con movimenti narrativamente eloquenti, è stemperato dalle danze d’insieme del corpo di ballo che scandiscono la storia nei tre atti, inserendo la tragedia degli amanti in quadri sociali di grande varietà dal punto di vista dei temi musicali, dei costumi e degli interpreti. 

L’orchestra è diretta da Felix Korobov, le scene, romanticamente classiche, sono di Pier Luigi Samaritani come anche i costumi insieme a Roberta Guidi di Bagno, le luci sono di Steen Bjarke.

ONEGIN
Balletto in tre atti di John Cranko
ispirato al poema di Aleksandr Puškin

Onegin Nicola Del Freo
Lenskij Navrin Turnbull
La vedova Larina Francesca Podini
Tat’jana Vittoria Valerio
Ol’ga Caterina Bianchi
La nutrice Giuseppina Zeverino
Il Principe Gremin Gioacchino Starace
I parenti, la gente del paese, gli ospiti a San Pietroburgo
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala

Orchestra del Teatro alla Scala
Arrangiamento e orchestrazione Kurt-Heinz Stolze
Direttore Felix Korobov
Scene Pier Luigi Samaritani
Costumi Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno
Luci Steen Bjarke
riprese da Birgit Deharde
Supervisione coreografica Reid Anderson
Proprietà dei diritti Dieter Graefe

Foto: Brescia-Amisano Teatro alla Scala