Rubriche 2021

“1492”, l’opera contemporanea che ha ricordato l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia

Vincenzo Bellini, “Cavalleria Rusticana” e “I Vespri Siciliani”: sono queste le prime cose che vengono in mente quando si accosta la Sicilia all’opera lirica, nonostante l’isola sia la grande protagonista in almeno un centinaio di lavori, gran parte dei quali finiti nel dimenticatoio. Rimuovere la polvere da tutti questi libretti non è semplice, quindi è più che apprezzabile l’intenzione di presentare un’opera nuova di zecca. Il progetto si è concretizzato di recente: nel 2018 è stato illustrato quello che sarebbe poi diventato “1492”, un titolo che non ha nulla a che vedere con la scoperta dell’America. L’opera è servita infatti a ricordare un’episodio della storia siciliana che si colloca nello stesso anno in cui Cristoforo Colombo salpò con le famose tre caravelle.

“1492” ha visto la collaborazione tra il compositore Marco Betta e il librettista Davide Camarrone: la vicenda è quella dell’allontanamento degli ebrei dalla Sicilia in seguito all’editto firmato dai sovrani di Spagna, Ferdinando il Cattolico e Isabella. Nel corso dell’incontro in cui il progetto è stato presentato Betta ha parlato della necessità di interrogare le memorie perdute: la sua è stata definita come un’opera viva, una musica rivolta in prospettiva verso l’orecchio di chi sta leggendo. Il testo è stato preparato in forma classica, quindi ci sono arie, recitativi e corali, il tutto in una lingua popolare che ricorda la fine del ‘400.

L’obiettivo è stato fin da subito quello di rappresentare per la prima volta il lavoro nel 2020, per la precisione in concomitanza con l’inaugurazione della Sinagoga di Palermo. La prima assoluta ha avuto infatti luogo a Palermo il 12 gennaio dello scorso anno. La scelta di Marco Betta per la musica dell’opera non è stata certo casuale. Nato ad Enna nel 1964, in questi anni si è fatto notare per una produzione teatrale di tutto rispetto. Oltre ai balletti, infatti, la sua mente ha partorito la musica di opere come “Bellini ultime luci”, “Il fantasma nella cabina” e “Natura viva”: quest’ultima è stata rappresentata per la prima volta in assoluto nel 2010 in occasione del Maggio Musicale Fiorentino. Il librettista di “1492”, come già anticipato, è il giornalista e scrittore palermitano Davide Camarrone. Oltre ai premi e ai riconoscimenti ricevuti, si può ricordare il suo esordio romanzesco, il giallo “Lorenza e il commissario” in cui la Sicilia riesce a trovare spazio in alcune pagine.

Tornando a parlare della vicenda storica alla base di quest’opera, cosa successe di preciso più di 500 anni fa? Alla fine del XV secolo la Sicilia era divisa in due gruppi di comuni, uno composto dalle città regie in cui l’amministrazione era affidata ai nobili (Palermo, Trapani e Catania facevano parte di questo novero) e un altro formato dalle città baronali, veri e propri centri rurali all’interno dell’isola. Gli ebrei siciliani erano i servi della Camera Regia e si concentravano soprattutto nel primo gruppo di comuni, nonostante non dipendessero da nessuno. L’editto del 1492 fu la conseguenza di una serie di eventi tumultuosi e sempre più gravi avvenuti tra il 1487 e il 1491.

Ad esempio, a Modica e Noto ci furono delle vere e proprie stragi, con il popolo armato e minaccioso contro gli ebrei e protagonista di ogni tipo di violenza e devastazione. Le predicazioni di alcuni frati francescani contribuirono a gettare altra benzina sul fuoco, ma le motivazioni dell’editto di re Ferdinando furono soprattutto di carattere politico, vale a dire la volontà di creare uno stato assoluto in Sicilia, tanto che persino i vescovi non gradirono il provvedimento, ritenendo di aver perso gran parte della loro giurisdizione. L’editto, datato 18 giugno 1492, non lasciò alternative agli ebrei, costretti ad abbandonare la Sicilia entro tre mesi per non rischiare la pena di morte.

Una parte della comunità trovò rifugio in altre zone dell’Italia meridionale, grazie alla protezione offerta da Ferdinando I di Napoli, ma soltanto fino al 1510, quando un nuovo editto sancì l’espulsione giudaica da tutto il Sud a meno che non fossero stati pagati 300 ducati. Grazie alla lirica è stato possibile tornare indietro nel tempo e riscoprire un episodio di cui si è dibattuto parecchio, una sorta di riconciliazione della Sicilia con questa comunità.