Rubriche 2021

“Otello”, Toscanini e il misterioso attentato di Pisa

Questa non è la solita storia aneddotica sulla prima rappresentazione della “Tosca” di Giacomo Puccini: il debutto dell’opera del compositore toscano, però, è l’aggancio ideale per approfondire una vicenda di cronaca di pochi anni precedente. La serata del 14 gennaio 1900, quando il Teatro Costanzi ospitò la prèmiere dell’opera, fu movimentata anche dalla diffusione della notizia che qualcuno avrebbe buttato una bomba in sala. Fortunatamente si trattava di una bufala, ma l’attenzione nei teatri era altissima dopo quanto accaduto sei anni prima. Cos’ era successo? Dopo mesi trascorsi a studiare e a correre al capezzale di Alfredo Catalani, nel 1894 Arturo Toscanini aveva ripreso finalmente a dirigere. Una delle prime tappe di quell’anno fu il Teatro Nuovo di Pisa (oggi Teatro Verdi).

Erano in programma alcune rappresentazioni dell'”Otello” di Giuseppe Verdi e nel corso della serata del 18 febbraio avvenne qualcosa di grave e incredibile. Come si può leggere nel dettagliato resoconto de Il Ponte di Pisa, una pubblicazione locale dell’epoca, verso le 21:15 il coro si stava preparando per la serenata del secondo atto, quando improvvisamente venne udito un rumore cupo e sordo, una detonazione in piena regola. Il pubblico pisano si preoccupò immediatamente, anche perché la sala fu avvolta dalla polvere, mischiata al fumo proveniente dalla fessura di un ventilatore. Non fu semplice evitare il panico e le prime ipotesi che circolarono tra gli spettatori riguardarono una possibile esplosione causata dal gas.

Il tenore che stava impersonando Otello, Ferdinando Avedano, non perse la calma e anzi invitò il pubblico a non muoversi, visto che non c’era alcun pericolo di incendio. Toscanini, poi, riuscì a riportare la calma in teatro suonando l’Inno di Garibaldi e la Marcia Reale, proprio lui che non amava queste esecuzioni. Il buttafuori annunciò subito dopo che si era trattato dello scoppio di un bengala e nel giro di dieci minuti fu tutto più chiaro. Più che un ordigno, si era trattato di un barattolo di latta pieno di polvere che era stato fatto esplodere nel corridoio al di sotto del palcoscenico. I vetri delle finestre si erano infranti e il boato aveva provocato il movimento sussultorio di tutto il palco.

Il carattere di Toscanini, notoriamente difficile, viene ancora oggi preso a pretesto come motivo di questo attentato. Secondo una versione che continua a circolare, il petardo sarebbe stato posizionato da un orchestrale del Teatro Nuovo di Pisa, indispettito per la sostituzione subita. Lo stesso Ponte di Pisa, però, chiarisce i dettagli sull’autore del gesto. La colpa ricadde su Egisto Lorenzi, un anarchico di 22 anni che lavorava come scultore del legno. Dopo poche ore ci fu il processo per direttissima e Lorenzi venne accusato di aver violato l’articolo 255 del Codice Zanardelli (“Chiunque, al solo fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine, fa scoppiare bombe, mortaretti o altre macchine o materie esplodenti, ovvero minaccia un disastro di comune pericolo, è punito con la reclusione sino a trenta mesi“).

Quattro giorni dopo, la breve arringa del Pubblico Ministero fu seguita dalla condanna del 22enne a 4 anni di carcere e ad altri due di sorveglianza speciale. Non mancò nemmeno la polemica per come i giornali di allora avevano descritto la vicenda. Il Ponte di Pisa si scagliò contro La Tribuna:

La bomba per eccellenza è la descrizione che certi giornali hanno fatto del panico del pubblico e specialmente delle nostre signore. La verità è che le nostre signore interpretarono stupendamente il senso che tutta la cittadinanza ha provato. Senza credere di far dell’eroismo stoico, le gentili frequentatrici del Teatro Nuovo sono rimaste indifferenti e tranquille.

Ma a cosa puntava esattamente Lorenzi? Non si conoscono le sue motivazioni, ma gli anarchici italiani erano attivi come non mai in quel periodo. Basti pensare che giusto tre anni prima era stato fondato il Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario. Il 1894, poi, fu un anno davvero intenso. Quattro mesi dopo l’episodio di Pisa, infatti, un altro anarchico, Paolo Lega, si piazzò davanti alla carrozza dell’allora Presidente del Consiglio, Francesco Crispi. Lega non riuscì subito a sparare e quando il revolver fu pronto il cocchiere gli impedì di centrare il bersaglio. Una settimana dopo Sante Caserio pugnalò a morte il Presidente della Repubblica Francese, Marie François Sadi Carnot, a Lione.

Molto probabilmente Egisto Lorenzi aveva intenzione di fare qualcosa di eclatante, approfittando del fatto che il teatro fosse gremito e che ci fosse un direttore d’orchestra conosciuto e apprezzato come Toscanini. Si può ipotizzare una sorta di “avvertimento” in previsione di azioni ancora più gravi (non è un caso se 6 anni dopo ci fu l’assassinio di Re Umberto I da parte di Gaetano Bresci). Fortunatamente tutto andò per il meglio e, a parte qualche spavento, non ci furono danni seri a persone o cose. Lo stesso Toscanini dimenticò ben presto l’inconveniente, concentrandosi su un titolo promettente come “Otello” che stava affrontando per la prima volta insieme a “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini.