Spettacoli

Die Zauberflöte – Teatro Ponchielli, Cremona

La stagione operistica del Teatro Ponchielli di Cremona si apre all’insegna di Wolfgang Amadeus Mozart e del suo Flauto magico

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Irene Celle, Julia Helena Bernhart e Aoxue Zhu e Francesco Lucii

“Ogni saggezza viene dall’Oriente.” scriveva il grande scultore Constantin Brâncuși, e, oltre alla saggezza, dall’oriente giungono il sole e la luce. Se nel mondo paleocristiano tutte le absidi delle chiese erano rivolte ad oriente, a Gerusalemme, ma anche al sole nascente, allo stesso modo Mozart crea la sua opera testamentaria come un grande inno orientato ad est, al sole e alla luce, simboli della conoscenza e del cammino spirituale che ogni uomo è chiamato a compiere nella sua vita.

Ivan Stefanutti che cura regia, scene e costumi di questa produzione decide, coerentemente, di creare un grande omaggio all’oriente nel suo complesso: una koinè dove progressivamente compaiono suggestioni che rimandano all’Egitto, con le piramidi sullo sfondo, alla Cina con i grandi draghi di pietra, all’India e all’oriente favolistico delle Mille e una notte, soprattutto grazie ai costumi coloratissimi e fantasiosi. Tante suggestioni che si fondono mirabilmente insieme, trasposte in un mondo di fiaba, creato grazie anche dalle belle luci di Emanuele Agliati. Un nuovo allestimento, nato dalla coproduzione fra i Teatri di OperaLombardia, la Fondazione Teatro Verdi di Trieste e l’Opera della Carolina, che, con mezzi tutto sommato contenuti riesce ad essere convincente ed avvincente. La sola nota stonata è rappresentata dalla scelta di proporre i dialoghi in tradizione italiana, curati da Stefano Simone Pintor. Se da un lato il pubblico pare avere apprezzato questa scelta per immediatezza e fruibilità, a noi è parso che l’azione scenica e la compattezza dell’opera ne fosse in qualche modo minata: il continuo cambio di registro linguistico creava due tronconi della rappresentazione che parevano distanti. Forse si è voluto sottovalutare il pubblico della provincia che siamo certi avrebbe apprezzato senza problemi anche i dialoghi in lingua originale. 

Complessivamente efficace anche il versante musicale dello spettacolo.

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Francesco Lucii e Elisa Verzier

Convince, in primis, la lettura che il Maestro James Meena riesce ad imprimere a questo grande, quanto estremamente complesso capolavoro. La narrazione procede spedita alternando pagine dal ritmo brioso e vivace, ad altre dove a prevalere sono sonorità più attenuate ed appena abbozzate. I diversi piani di lettura dell’opera risaltano, inoltre, attraverso la scelta dei giusti colori orchestrali il cui accostamento mette in luce, di tempo in tempo, la differenziazione delle situazioni e degli ambienti che fanno da sfondo alle azioni dei protagonisti. Una prova ben bilanciata, quindi, che trova nel pregevole apporto della Orchestra dei Pomeriggi Musicali il supporto adeguato per servire al meglio le voci presenti in palcoscenico.

Tra queste, troviamo alcuni dei vincitori delle ultime edizioni del concorso organizzato annualmente dall’associazione AsLico.
Francesco Lucii interpreta Tamino con la freschezza di una vocalità che si distingue soprattutto per la limpidezza del timbro e la correttezza di una linea musicale attenta e piuttosto sorvegliata. La compostezza del fraseggio contribuisce alla rappresentazione di un principe garbato ma anche coraggioso.

Una piacevole scoperta è quella di Pasquale Greco, dotato di un mezzo ampio e voluminoso dal bel colore notturno. Se interessante, per compattezza ed omogeneità, è la prova vocale, altrettanto rilevante è quella interpretativa. Il baritono, infatti, appare completamente immedesimato offrendo una lettura coinvolgente e trascinante del personaggio. Un Papageno che conquista la simpatia del pubblico, come testimoniato dai fragorosi applausi rivolti al suo indirizzo al termine della recita. 

Elisa Verzier è una splendida Pamina. A circa un anno di distanza, dopo il Don Giovanni nella storica regia di Mario Martone, il soprano giunge a questo nuovo appuntamento mozartiano in forma vocale smagliante. Dotata di ottima musicalità, Verzier possiede una vocalità di puro smalto e dal seducente impasto timbrico. Pregevoli, inoltre, sono la pienezza dell’emissione e la sicurezza del registro superiore. L’esecuzione dell’aria di secondo atto, cesellata da impalpabili filati, rappresenta uno dei vertici della serata.

Nicole Wacker si cimenta nel difficile ruolo di Astrifiammante con un mezzo piuttosto corposo e duttile. Buono il controllo tecnico complessivo, anche se, forse, si sarebbe auspicata una maggiore incisività nel fraseggio e nella caratterizzazione del personaggio (complice, probabilmente, il ritmo un filo rilassato staccato dall’orchestra nell’aria di secondo atto).

A Renzo Ran spetta il compito di vestire i panni di Sarastro. Il basso possiede una linea dal gradevole colore serotino che si dispiega agevolmente tra i registi senza perdere di omogeneità. Efficace il fraseggio e sempre credibile la presenza scenica.

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Nicole Wacker, Pasquale Greco, Francesco Lucii, Irene Celle, Julia Helena Bernhart e Aoxue Zhu

Ben tratteggiato il Monostatos di Lorenzo Martelli. Vocalmente squillante e brioso, riesce ad essere sempre credibile sulla scena grazie ad una spiccata disinvoltura nelle movenze e alla innegabile pertinenza del fraseggio.

Note positive per Chiara Fiorani, una Papagena riuscitissima per proprietà d’accento ed eleganza di una linea musicale ben timbrata e dalla pregevole intonazione. Ironica e divertente come “vecchietta”, si trasforma, poi, agevolmente in una ragazza tenera ed innamorata.

Si distingue Alberto Comes, impegnato sotto la triplice veste di Oratore, Primo sacerdote e secondo armigero. Il baritono spicca per la luminosità di una vocalità ampia e ben tornita, oltre che per la solennità di un fraseggio granitico.

Ben assortito, per amalgama timbrico, il terzetto delle dame, Irene Celle, Julia Helena Bernhart e Aoxue Zhou. Da segnalare, oltre alla riuscita prova vocale di ciascuna artista, anche il perfetto e totale coinvolgimento scenico grazie, tra l’altro, alla preziosità dei costumi indossati.

Giacomo Leone, con un mezzo solido e vibrante, offre una prestazione coinvolgente tanto sotto il profilo vocale, quanto sotto l’aspetto interpretativo.

Resta, infine, da riferire della infelice prova dei tre geni, Giulia Addamiano, Francesco Beschi e Teofana Prilipceanu. I giovani cantori, provenienti dalle fila del Coro delle Voci Bianche del Teatro Sociale di Como, sono scenicamente impagabili, ma ciò non basta, ahinoi, per colmare le mende di una intonazione piuttosto precaria ma probabilmente dovuta all’emozione e alla giovane età dei cantanti.

Adeguato il contributo del Coro di OperaLombardia, ben diretto dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina.

Grandi festeggiamenti al termine per tutti gli artisti.

DIE ZAUBERFLÖTE
Opera tedesca in due atti, KV 620
Libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Tamino Francesco Lucii
Pamina Elisa Verzier
La Regina della Notte Nicole Wacker
Papageno Pasquale Greco
Papagena Chiara Fiorani
Sarastro Renzo Ran
Monostatos Lorenzo Martelli
Prima dama Irene Celle
Seconda dama Julia Helena Bernhart
Terza dama Aoxue Zhu
Oratore/Primo sacerdote/Secondo armigero Alberto Comes
Secondo sacerdote/Primo armigero Giacomo Leone
Tre Geni Giulia Addamiano, Francesco Beschi,Teofana Prilipceanu

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro di OperaLombardia
Coro voci bianche del Teatro Sociale
Direttore James Meena
Maestro del Coro e Coro voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina

Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti
Luci Emanuele Agliati
Assistente alla regia e alle scene Filippo Tadolini
Assistente ai costumi Stefano Nicolao
Dialoghi in italiano a cura di Stefano Simone Pintor

FOTO: Alessia Santambrogio