Rubriche 2021

Chi sogna può muovere le montagne: la storia del vero Fitzcarraldo

Chi sogna può muovere le montagne: gli appassionati d’opera hanno trovato pane per i loro denti in un film che ormai è piuttosto “stagionato”, ma che si lascia ancora guardare piacevolmente. Il riferimento non può che andare a “Fitzcarraldo”, pellicola di Werner Herzog del 1982 che conquistò il premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Fu un lavoro travagliato con tanto di attori cambiati in corsa (tra cui il celebre cantante e frontman dei Rolling Stones, Mick Jagger) e un monumentale Klaus Kinksi nei panni de protagonista del titolo. La storia è presto detta: Brian Sweeny Fitzgerald (che si fa chiamare “Fitzcarraldo” perché i nativi del luogo non riescono a pronunciare bene il suo cognome) ha un grande sogno, costruire un grande Teatro dell’Opera a Iquitos, piccolo villaggio amazzonico isolato dal resto del mondo, per consentire al famoso tenore Enrico Caruso di esibirsi. Nel corso della storia si scoprono altri progetti di questo personaggio, quello della fabbrica di ghiaccio e quello della raccolta di caucciù per finanziare il teatro stesso.

Questa figura è ispirata ad una persona realmente esistita. Chi era il vero Fitzcarraldo?  Ancora oggi è un vero e proprio eroe nazionale in Perù, nonostante alcuni episodi contrastanti sulla sua reputazione. I suoi gusti erano decisamente opulenti: amava occuparsi di giardinaggio, frutteti e serre. Herzog aveva bisogno di rendere più intrigante la biografia di quest’uomo e trovò lo spunto giusto dopo aver assistito all’ultimo “monumento” dedicato ai baroni della gomma in Amazzonia, il teatro dell’opera, l’Amazonas di Manaus. Il film comincia proprio con  la rappresentazione di un lavoro di Giuseppe Verdi, “Ernani”, con il tenore Enrico Caruso che impressiona Fitzcarraldo, al punto che da quel momento la sua ossessione diventerà quella di farlo cantare in un teatro in mezzo alla giungla. Il decesso di Fitzcarraldo è stato certificato il 9 luglio del 1897, quando tentò di superare le rapide del fiume Urabamba, una sorgente parzialmente navigabile del Rio delle Amazzoni, sempre in Perù.

Aveva soltanto 35 anni e il battello su cui era a bordo andò completamente distrutto. Le controversie sulla sua reputazione sono cominciate proprio dopo la morte. Secondo molti contemporanei era un mito e un “gigante”, per altri invece non era altro che un volgare predatore della Foresta Amazzonica. In quel 1897 annegò con Antonio Vaca Diaz, un altro imprenditore del caucciù piuttosto facoltoso e attratto dalle capacità del “collega” di scovare nuove rotte in Sud America (sono rimasti nella storia i conflitti con gli operatori boliviani). Il nome di Fitzcarrald è ricordato per la scoperta di un breve passaggio tra il fiume Mishagua, affluente dell’Urubamba. In seguito venne coniato l’Istmo di Fitzcarrald in suo onore, mentre le sue spedizioni nella regione della Madre de Dios sono considerate fondamentali per la rotta moderna in queste zone. Le biografie non hanno permesso di capire se fosse un appassionato o meno di opera.

Di sicuro Herzog ha lavorato di fantasia e ha “costruito” una storia avvincente e potente, ma si può soltanto ipotizzare la partecipazione finanziaria del barone della gomma per l’edificazione del teatro a Manaus. Era infatti uno degli uomini più influenti della regione e i suoi viaggi in Europa non possono non avergli instillato un interesse nei confronti del belcanto. Un’altra ipotesi molto affascinante è quella di un incontro con Enrico Caruso nel corso di uno dei frequenti soggiorni europei e dei tentativi di Fitzcarrald di convincerlo a partire alla volta di Manaus. Il teatro amazzonico venne inaugurato il 7 gennaio 1897, sei mesi prima della sua morte: se fosse sopravvissuto all’ultimo viaggio avrebbe forse potuto avere ancora influenza sul tenore partenopeo, ma con i “se” e con i “ma” non si fa mai la storia, dunque bisogna “accontentarsi” di quello che è realmente avvenuto e immaginare con la fantasia episodi che rimarranno solamente nella nostra mente.