Giovanna d’Arco – Teatro Regio, Parma
A Parma la stagione si apre con Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi.
Forse non tutti sanno di una curiosa coincidenza che lega il territorio di Parma alla pulzella dí Orléans. La prima raffigurazione pittorica conosciuta di Giovanna d’Arco, in ambito italiano, si trova nel Santuario della Beata Vergine della fontana, a Casalmaggiore, a circa una ventina di chilometri da Parma e pochi di più da Busseto. Forse Giuseppe Verdi ha avuto modo di vedere l’affresco realizzato nel Cinquecento dai fratelli Pesenti e ne ha tratto una piccola ispirazione. Proprio con l’opera verdiana dedicata alla eroina francese si apre quest’anno la stagione lirica del teatro Regio di Parma. Dopo il meraviglioso Festival autunnale, dedicato al grande maestro bussetano, si torna nuovamente alla sua musica e lo si fa con un titolo giovanile che viene raramente rappresentato, ma che ha numerosi spunti di interesse. Il nuovo allestimento proposto è firmato per la regia da Emma Dante e per le scene da Carmine Maringola. Fin dalla apertura di sipario ritroviamo tutti quegli elementi che hanno reso famosa la regista palermitana: fiori in primis, e i colori accesi e saturi, oro azzurro e rosso che fanno contrasto con il fondale nero. Uno spettacolo che forse non propone idee dirompenti, al netto di qualche giusta riflessione contro la guerra ma racconta una storia con una cifra stilistica peculiare ed ancora affascinante. Particolarmente riuscita tutta la scena terza del primo atto dove grandi alberi di ficus magnolioide, (forse quello della palermitana Villa Garibaldi?), avvolgono i protagonisti. Visivamente appagante risulta anche la scena del trionfo con un enorme mantello che riempie tutto il palco. I tanti bravi mimi e ballerini presenti sul palco si muovono sulle coreografie di Manuela lo Sicco: da segnalare, in particolare, il gruppo degli spiriti infernali che, grazie ad aderenti tute rosse, diventano evocative fiammelle. Un plauso va quindi anche alla fantasia ed abilità della costumista Vanessa Sannino, che alterna tagli geometrici e metafisici ad altri creativi e fantasiosi, giocando sempre sui colori dominanti della scena e particolarmente sull’oro. Riuscitissime le luci zenitali di Luigi Biondi che cadono letteralmente sui personaggi come un segno divino. Uno spettacolo insomma visivamente riuscito, così come lo è il comparto musicale.
Sul podio troviamo Michele Gamba, al suo debutto nel teatro parmigiano. Il giovane direttore milanese riesce, attraverso una scrupolosa articolazione del fraseggio musicale, a ben sottolineare il contrasto tra realtà terrena e ultraterrena, vero cardine di questa partitura. Interessante appare, dunque, la scelta delle dinamiche, rarefatte e delicate per meglio caratterizzare gli interventi delle forze soprannaturali, vibranti ed arroventate per sottolineare il dissidio interiore della protagonista. In particolare evidenza resta, inoltre, la sinfonia iniziale, sbalzata con pennellate sonore di indubbio impatto teatrale. Il gesto direttoriale trova un valido supporto nella buona prova della Filarmonica Arturo Toscanini, in luce per un suono orchestrale nitido e ben timbrato.

Di lodevole bravura anche la compagine corale del teatro parmigiano, guidata splendidamente da Martino Faggiani. Encomiabile è, nello specifico, il lavoro svolto, anche in questa occasione, sui colori e sulle tinte.
Ben condotto il rapporto tra buca e palcoscenico dove troviamo una compagnia di ottimo livello complessivo.
La parte di Giovanna è davvero insidiosa tanto per scrittura vocale quanto per credibilità interpretativa. A vestire i panni della pulzella d’Orléans è chiamata Nino Machaidze che già aveva affrontato il ruolo al Teatro dell’Opera di Roma nel 2021. Il soprano georgiano, in possesso di una vocalità voluminosa e dal peculiare impasto timbrico, si cimenta nell’ardua prova e ne esce vittoriosa. Nell’esecuzione della terribile cavatina di ingresso “Sempre all’alba” si coglie una certa, condivisibile, cautela, ma subito dopo, l’artista regala una prova in crescendo che vede nell’aria “O fatidica foresta” e nell’ispiratissimo secondo atto, nel duetto con Giacomo prima e nel finale poi, i propri vertici. Degni di nota sono, in particolare, la duttilità e la fluidità del fraseggio musicale, articolato con convinzione e partecipazione. Una prova di buon livello complessivo che convince, tra l’altro, grazie alla freschezza e all’avvenenza dell’elegante presenza scenica.
Al suo fianco Luciano Ganci che, con vocalità generosa e piacevolmente timbrata, tratteggia un Re Carlo sognante ed innamorato. La parte viene risolta con il giusto slancio e facendo leva sulla morbidezza della linea e sullo squillo del registro acuto. Ben a fuoco anche l’aspetto interpretativo del personaggio, risolto attraverso un accento immediato e naturalmente espressivo.
Autentica rivelazione della serata è Ariunbaatar Ganbaatar, giovane baritono dalla vocalità ampia e pastosa. La linea, dotata di naturale musicalità, è ben impostata e spicca per la facilità di proiezione nel registro superiore, dove si registra uno squillo davvero notevole. La morbidezza dell’emissione e la consapevolezza del canto sul fiato sono i tratti distintivi di un mezzo che sembra trovarsi particolarmente a proprio agio nel repertorio verdiano. Da sottolineare, inoltre, l’efficace consapevolezza di un fraseggio vibrante e opportunamente sfumato. Un artista giovane ma che, senza ombra di dubbio, è destinato ad affermarsi come una delle voci più interessanti dell’attuale panorama lirico.

Completano la locandina il Delil di Francesco Congiu, dalla vocalità luminosa e dalla presenza scenica statuaria, e il Talbot di Krzystof Baczyk, dall’organizzazione complessivamente corretta.
Caloroso successo al termine per tutti gli artisti e per il team registico.
Marco Faverzani | Giorgio Panigati, 24 gennaio 2025
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In una lettera del 16 febbraio 1845 all’amico librettista Francesco Maria Piave, Verdi scrisse che considerava Giovanna d’Arco “la migliore delle [sue] opere senza eccezione e senza dubbio”. Al di là della vicenda storica, prima romanzata da Schiller e poi nuovamente rielaborata da Solera, che scompare per divenire un dramma teatrale, questo lavoro rappresenta il primo incontro del Cigno di Busseto con l’elemento fantastico, non facile da rappresentare secondo il gusto moderno del XXI secolo.

Ci riesce piuttosto bene Emma Dante nello spettacolo inaugurale della Stagione Lirica 2025 del Teatro Regio di Parma, creando un’ambientazione simbolica con una regia piuttosto semplice. Molto gradevole è la scena della foresta – creata da Carmine Maringola – nel prologo; interessante quella del muro – emblema decisamente attuale che meritava di essere maggiormente sviluppato – ma a tratti risulta essere abbastanza vuota: i due duetti Giovanna/Carlo e Giovanna/Giacomo sono abbandonati alla sola musica e il secondo atto, nella piazza di Reims, colpisce solo per la spettacolarità dei costumi di Vanessa Sannino.
Convincente la direzione di Michele Gamba, soprattutto nelle riprese e nelle pagine marziali. Molto bene per la Filarmonica Arturo Toscanini ed eccellente il Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.

Nino Machaidze esegue la parte di Giovanna con giusta perizia vocale, musicale e di fraseggio, pur difettando nelle intenzioni che risultano essere sottotono, e con una dizione che trascura le doppie e le R. La affianca il buon Carlo di Luciano Ganci, che torna a Parma a interpretare il re francese dopo l’edizione al Teatro Farnese nel 2016. Eccellente Ariunbaatar Gambaatar nei panni di un Giacomo brillante ed eloquente, che sa dosare colori e accenti con chiaro intento verdiano. Ottimo il Delil di Francesco Congiu che impersona un ufficiale con presenza regale.
È infine decisamente deludente leggere in locandina “edizione critica” quando il testo originale è relegato alle note del libretto di sala.
William Fratti, 26 gennaio 2025
GIOVANNA D’ARCO
Giuseppe Verdi
Dramma lirico in tre atti su libretto di Temistocle Solera
dal dramma Die Jungfrau von Orléans di Friedrich Schiller.
Edizione critica a cura di Alberto Rizzuti Casa Ricordi, Milano.
Carlo VII LUCIANO GANCI
Giovanna NINO MACHAIDZE
Giacomo ARIUNBAATAR GANBAATAR
Delil FRANCESCO CONGIU*
Talbot KRZYSZTOF BACZYK
*Già allievo dell’Accademia Verdiana
Direttore MICHELE GAMBA
Regia EMMA DANTE
Scene CARMINE MARINGOLA
Costumi VANESSA SANNINO
Luci LUIGI BIONDI
Coreografie MANUELA LO SICCO
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del Coro MARTINO FAGGIANI
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
Foto: Roberto Ricci-Teatro Regio di Parma