Simon Boccanegra (Festival Verdi 2021)
Il Festival Verdi prosegue con Simon Boccanegra, secondo titolo operistico di questa edizione.
La XXI edizione del Festival Verdi è stata inaugurata pochi giorni orsono da una nuova produzione de “Un ballo in maschera (Gustavo III)” e, ora che la manifestazione è entrata nel vivo, ecco debuttare la seconda produzione operistica prevista nel ricco menù parmigiano: Simon Boccanegra. Opera complessa, la cui lunga gestazione e rivisitazione hanno occupato per anni i pensieri del Cigno di Busseto, approda ora sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma in forma concertante con i complessi del Teatro Comunale di Bologna. Viene mantenuto, per l’occasione, l’impianto scenico già adottato nel “Ballo”, con il coro disposto sul fondo in alto, in una sorta di loggione.
Numerosi i motivi di interesse di questa produzione a partire dal direttore d’orchestra, il Maestro Michele Mariotti. Una lettura ispirata, la sua, meditata e tesa a sviscerare con meticolosa cura ogni sfumatura sonora della partitura. Il direttore pesarese sembra deporre ogni eccesso romantico e prediligere soprattutto la dimensione storica e politica della partitura. Con gestualità puntuale e solenne plasma il suono orchestrale per ricreare con dovizia di particolari la Genova dei dogi: un’atmosfera ricca di tensione narrativa dove si distinguono chiaramente l’odio fratricida tra le fazioni, il desiderio di rivolta del popolo, la regalità del soglio, ma si percepisce con nitidezza anche la leggerezza della brezza marina che lambisce le coste liguri, la purezza dell’amore tra i due giovani innamorati e ancora la malinconica solitudine del protagonista. La direzione di Mariotti prosegue così decisa e sicura senza tralasciare particolare alcuno, emozionando il pubblico che sembra catturato dalla sua interpretazione magnetica. Gioca a favore del direttore la lunga frequentazione negli anni con i complessi del Teatro Comunale di Bologna; l’orchestra sembra dunque rispondere con naturalezza al gesto di Mariotti, coglie ogni sua indicazione e ricrea un suono brillante, nitido e sfumato, rispondendo in pieno alle intenzioni dell’autore.
Di assoluto rilievo il cast vocale.
Nel ruolo del protagonista il baritono Igor Golovatenko, poco noto al pubblico del Regio dove cantava per la prima volta. L’artista si fa apprezzare per il timbro dal bel colore chiaro, facilità del registro acuto e ampiezza del mezzo che si espande con naturalezza in sala. Un esempio per tutti il grande concertato di finale primo atto, “Plebe, patrizi” e in particolare il passaggio “e vò gridando amore” accentato con slancio e vigore. Si percepisce senza dubbio il lavoro di intesa con Mariotti: il Simone di Golovatenko è un Doge che crede nella lealtà e nella giustizia e che sogna la realizzazione di un mondo nuovo, i cui valori fondativi siano la pace e l’amore. Notevole la tavolozza di colori di cui è permeato il suo fraseggio, così come degno di nota è il canto a fior di labbro nelle scene più intime del dramma, su tutte il commovente finale.
Ottima l’Amelia (Maria) Grimaldi di Angela Meade, altra debuttante a Parma. Il soprano statunitense è dotato di un mezzo importante per volume ed intensità, invidiabile sicurezza nel registro acuto e notevole compattezza su tutta la linea. Tra i momenti più riusciti della serata, la scena del consiglio e il finale, dove l’artista, grazie ad una tecnica salda e ben rifinita, riesce a smorzare i suoni dal forte al pianissimo realizzando impalpabili filati sostenuti da un controllo del fiato da autentica fuoriclasse.
Splendido Michele Pertusi nel ruolo di Fiesco. Il suo ingresso in scena e l’esecuzione de “Il lacerato spirito” sono da manuale per sicurezza ed omogeneità di un mezzo caratterizzato da un bellissimo colore scuro e vellutato. Splendido il fraseggio, sempre scolpito e pertinente nel pieno rispetto delle indicazioni dell’autore. Commovente, in tal senso, il terzo atto, dove Pertusi mostra un Fiesco nuovo e di riscoperta umanità, lontano dall’ira e dal desiderio di vendetta che lo hanno animato negli atti precedenti.
Riccardo della Scuccia dona al personaggio di Gabriele Adorno il bel timbro, dal colore caldo e luminoso. Un bagaglio vocale interessante, il suo, che ben si piega alle esigenze del canto verdiano, pur risultando talvolta perfettibile soprattutto nel registro di passaggio. Sotto il profilo interpretativo il personaggio risulta credibile, un amante appassionato, ma anche un giovane leale animato dalla sete di giustizia.
Completa il quintetto dei protagonisti Sergio Vitale nel ruolo di Paolo Albiani. Un personaggio, il suo, particolarmente riuscito grazie ad una spiccata proprietà di fraseggio e di accento e una buona musicalità.
Spicca la prestazione di Andrea Pellegrini, Pietro, dotato di un timbro dal bel colore notturno.
Completano la locandina Federico Veltri, un capitano dei balestrieri, e Alessia Panza, un’ancella di Amelia.
Di buon livello la prestazione del Coro del Teatro Comunale di Bologna, che brilla per compattezza e precisione, qui guidato da Gea Garattini Ansini.
Grande successo al termine con punte di entusiasmo soprattutto per Michele Mariotti, Igor Golovatenko e Michele Pertusi.
Prevista un’unica replica in data 16 ottobre.
SIMON BOCCANEGRA
Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave,
dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Simon Boccanegra Igor Golovatenko
Maria Boccanegra/Amelia Grimaldi Angela Meade
Jacopo Fiesco Michele Pertusi
Gabriele Adorno Riccardo Della Sciucca
Paolo Albiani Sergio Vitale
Pietro Andrea Pellegrini
Un capitano dei balestrieri Federico Veltri
Un’ancella di Amelia Alessia Panza
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Michele Mariotti
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
In coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Bologna
FOTO: ROBERTO RICCI – TEATRO REGIO DI PARMA