Il trovatore (Trilogia popolare) – Teatro Municipale, Piacenza
Trilogia popolare a Piacenza: Il trovatore.
Il bellissimo progetto del Teatro Municipale di Piacenza prosegue con il secondo titolo della cosiddetta Trilogia popolare: Il trovatore che debuttò a Roma nel 1853. Nella nostra recensione di Rigoletto (qui il link), abbiamo già anticipato come l’idea registica debba leggersi in modo unitario. Ecco quindi che il regista Roberto Catalano e la scenografa Mariana Moreira ci portano nuovamente in quel luogo immaginario dove era ambientato Rigoletto ma questa volta la materia nera, simbolo della maledizione, invade già i muri e gli spazi del palco. Ancora una volta risulta fondamentale la presenza del performer Marco Caudera, personificazione della maledizione, con il suo costume nero e la sua presenza androgina e arcana. I costumi di Veronica Pattuelli in questo spettacolo guardano ad un generico medioevo con tocchi di contemporaneità, le luci di Silvia Vacca, in accordo con il libretto, suggeriscono una lunga e cupa notte. Lo spettacolo, visivamente, rispetto al precedente, risulta ancora più intenso, caratterizzato da una sottile vena di inquietudine e senso dell’orrore. Il problema principale di questa messa in scena, però, è la difficoltà di comprensione per il pubblico che non abbia precedentemente visto Rigoletto; l’uso di un piccolo video iniziale di raccordo fra le due storie avrebbe sicuramente fatto orientare meglio gli spettatori.

La guida musicale dello spettacolo è affidata, anche in questa occasione, a Francesco Lanzillotta che, in linea con quanto avvenuto per Rigoletto, ci offre una esecuzione integrale dello spartito e, come già ricordato, guidata dalla fedeltà al dettato del Cigno di Busseto. Una lettura la sua, dai colori vividi ed infuocati, la cui cifra stilistica predominante suggerisce una espressività diretta e verace. La predilezione per i ritmi spediti, specie per le pagine più concitate, contrasta nettamente con il romanticismo dei momenti più intimi, illuminati da effetti chiaroscurali di indubbia suggestione. Rispetto al debutto della trilogia, la prova della Orchestra Sinfonica di Milano sembra essere decisamente migliorata e trovare un più convinto equilibrio tra le richieste del podio e le esigenze del palcoscenico.
Passando alla locandina, ritroviamo, nel ruolo del titolo, Francesco Meli. Attraverso una linea di canto morbida e ricca di armonici, il tenore supera brillantemente tutti gli scogli della scrittura e restituisce un personaggio esaltato, in particolare, nella sua anima romantica. La compostezza e il controllo dell’emissione si innestano in un fraseggio raffinato e misurato, dove la passione amorosa diviene testimonianza di un un sentimento puro e scevro da eccessi virulenti. Di rilievo, come giusto che sia, l’esecuzione dell’aria di terzo atto “Ah sì ben mio”, impreziosita dallo smalto e dalla delicatezza del canto a fior di labbro. Altrettanto efficace la seguente “Pira” che, pur privata dei “do” di tradizione, trova nell’appassionato canto di Meli il giusto valore teatrale.

Particolarmente atteso, dopo la recente indisposizione che le ha reso impossibile la partecipazione alla produzione di Rigoletto, il debutto, nel ruolo di Leonora, di Maria Novella Malfatti. Il soprano possiede una vocalità da lirico pieno che si impone per la freschezza di un timbro dal piacevole colore screziato. L’impervia scrittura viene affrontata con la prudenza necessaria e, sotto il profilo vocale, rileva la morbidezza di una linea compatta e rotonda, specie nella prima ottava. Sotto l’aspetto interpretativo, poi, il personaggio viene caratterizzato attraverso la giusta attenzione al fraseggio, scandito con varietà e in buon equilibrio tra passione e romanticismo. Si tratta di un debutto e, come tale, qualche percettibile, quanto inevitabile, segno di emozione non scalfisce di certo il buon esito di una prova che, con una maggiore frequentazione del ruolo, può mostrare significativi margini di crescita.
Ottima la prova di Teresa Romano, molto apprezzata dal pubblico per la sua interpretazione appassionata e viscerale del personaggio di Azucena. Una prova vocale che può contare sul velluto di un mezzo ampio e sonoro, saldo nei centri, naturale nei gravi e vibrante in acuto. I numerosi scarti verso la regione superiore, specie in secondo atto, sono affrontati con buona facilità, compreso il “do” della stretta con Manrico. Ottima anche la caratterizzazione interpretativa, delineata, con buona compostezza, attraverso un accento onirico e visionario.
Ernesto Petti presta al Conte di Luna una vocalità brillante e di grana preziosa. Il canto è condotto con buona sicurezza e può contare su di una emissione omogenea e compatta che rifulge, poi, in un registro acuto possente e generoso. Il fraseggio mette in luce, in particolare, l’irruenza e il desiderio amoroso di un uomo travolto dalla passione ed accecato dalla gelosia nei confronti del rivale.

Dopo la sua applaudita interpretazione di Sparafucile, Adolfo Corrado porta ora sulla scena un Ferrando torvo e misterioso. Una interpretazione, la sua, particolarmente efficace nella scena di apertura dell’opera, quella del racconto, dove l’incisività dell’accento si combina con la duttilità della linea vocale.
Di buono squillo il Ruiz di Simone Fenotti, come ben a fuoco risulta l’Ines di Greta Carlino.
Positive, infine, le prove di Omar Cepparolli e di Lorenzo Sivelli nei panni, rispettivamente, di un vecchio zingaro e un messo.
In crescendo, infine, la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, ben sostenuto dalle preziose indicazioni di Corrado Casati.
Al termine, applausi copiosi per tutti gli interpreti, con punte di più acceso entusiasmo per i quattro protagonisti e direttore.
TRILOGIA POPOLARE: IL TROVATORE
Dramma in quattro parti
Libretto di Salvadore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi
Conte di Luna Ernesto Petti
Leonora Maria Novella Malfatti
Azucena Teresa Romano
Manrico Francesco Meli
Ferrando Adolfo Corrado
Ines Greta Carlino
Ruiz Simone Fenotti
Un vecchio zingaro Omar Cepparolli
Un messo Lorenzo Sivelli
Orchestra Sinfonica di Milano
Direttore Francesco Lanzillotta
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro Corrado Casati
Regia Roberto Catalano
Scene Mariana Moreira
Costumi Veronica Pattuelli
Luci Silvia Vacca
Movimenti coreografici Marco Caudera
Foto: Gianni Cravedi
