Le Villi – Teatro Filarmonico, Verona
A Verona, dopo l’intensa stagione estiva areniana, si torna al più intimo ma sempre piacevole Teatro Filarmonico.
Il racconto fantastico e orrifico delle Villi nasce nell’Europa centrale: si narra di giovani donne che, dopo essere state abbandonate da uomini che non le amavano, trovano la morte e si trasformano in spettri vendicativi in cerca di vendetta. Una prima trattazione scritta di questa leggenda la offre, nel 1834, Heinrich Heine nel sul saggio sul folclore: “Über Deutschland II: Elementärgeister und Dämonen”. Ma a dare veramente fama per primo al mito è il balletto romantico Giselle, del 1841, messo in musica da Adolphe Adam. A quest’ultimo si ispirò poi Alphonse Karr per un racconto del 1852 dal titolo “Les Willis” e da qui il soggetto dell’opera-ballo di Giacomo Puccini. Un prezioso capolavoro giovanile che debuttò, nell’ambito di un concorso al Teatro dal Verme nel 1884 con un grande successo di pubblico ma che fu affossato, forse per interessi editoriali, dalla giuria.

A Verona va in scena l’allestimento già visto a Torino nell’aprile 2024 e non possiamo che confermare le impressioni già avute allora: “una produzione giocata sui toni di una favola noir, che, pur nella sua breve durata, riesce a passare dallo spensierato e letteralmente fiorito Ottocento della prima scena ad un baccanale brutale, dominato da una grande riproduzione de La Femme au perroquet di Gustave Courbet. Il tragico finale è affidato poi a convincenti proiezioni che evocano le foreste dell’est Europa e gli spettri delle infuriate Villi. La brevità della partitura non ha certo impedito al regista Pier Francesco Maestrini e allo scenografo Guillermo Nova di creare un prodotto curato ed anche sfaccettato. Ricchi i costumi alla moda ottocentesca di Luca Dell’Alpi, curatissimo il comparto luci di Bruno Ciulli, vorticosi, seduttivi ed ipnotici i movimenti mimici di Michele Cosentino”. Un allestimento che ci ha convinto e che ha trovato un contesto suggestivo in una Verona già addobbata dalle zucche di Halloween.
Lo spettacolo si fregia di una notevole esecuzione musicale e i meriti devono ascriversi, in primo luogo, alla bacchetta di Alessandro Cadario, autore di una prova di grande effetto teatrale. Nella lettura del direttore, infatti, si colgono tutte le intemperanze del giovane compositore lucchese; prova ne sono, ad esempio, le dinamiche incalzanti scelte per caratterizzare la scena di apertura dell’opera. Altrettanto efficace, poi, è il contrasto tra l’orgiastica frenesia di inizio secondo atto e il drammatico trasporto che ne accompagna le scene conclusive. Una concertazione curata e minuziosa che, attraverso l’efficace scelta dei colori e delle agogiche, riesce a costruire un racconto intenso ed appassionato. In ottima sintonia, rispetto alle scelte direttoriali, la prova dell’orchestra areniana, particolarmente attenta nel restituire un flusso sonoro equilibrato ed avvolgente.
Ottimo il terzetto dei protagonisti.
Sara Cortolezzis presta ad Anna la limpidezza di un timbro squisitamente lirico e naturalmente proiettato. Attraverso un canto modulato e compatto, il soprano supera brillantemente la scrittura del giovane Puccini, mettendo in evidenza la pienezza dei centri e la luminosità della regione acuta. Riuscita anche la caratterizzazione del personaggio, sbalzato nel contrasto tra la mestizia che accompagna la separazione da Roberto in primo atto e la furia vendicativa sfogata verso l’amante nel finale. La fascinosa presenza scenica, infine, viene ben valorizzata dai bellissimi costumi del già citato Luca Dall’Alpi.

Bravissimo è Galeano Salas nei panni di Roberto. Il timbro solare, inanellato attraverso una emissione pastosa e sicura, incarna la passionalità del personaggio, la cui credibilità è assicurata anche dalla incisività dell’accento. A questo ruolo viene riservata l’aria più famosa di tutta l’opera, “Torna ai felici dì”, eseguita dal tenore con pregevole legato ed impreziosita dallo slancio di un registro superiore smaltato e squillante.
A completare il cast è Gëzim Myshketa che interpreta il personaggio di Guglielmo Wulff con la compostezza di un canto misurato e la nobiltà di un accento opportunamente velato di commosso patetismo, specie nell’aria di secondo atto “Anima santa della figlia mia”.
Notevolissimo, infine, per intensità e compattezza, il coro areniano che, sotto la guida di Roberto Gabbiani, riesce a farsi apprezzare, in particolare, durante il primo atto.
Il festoso successo al termine dello spettacolo, comune a tutti gli artisti, direttore e regista, è anche un riconoscimento per la peculiarità della scelta di questa proposta in cartellone.
LE VILLI
Libretto di Gaetano Fontana
Musica di Giacomo Puccini
Roberto Galeano Salas
Anna Sara Cortolezzis
Guglielmo Wulff Gëzim Myshketa
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Direttore Alessandro Cadario
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Guillermo Nova
Costumi Luca Dall’Alpi
Movimenti mimici e assistente alla regia Michele Cosentino
Luci Bruno Ciulli
Foto: Ennevi
