Don Giovanni – Teatro Coccia, Novara
Un oscuro Don Giovanni cala sul Teatro Coccia.
“I vampiri della finta compagnia sottraggono solitudine dopo solitudine per vincere e allo stesso tempo corroborare la loro paura del vuoto irreversibile che sono.” Per Aldo Busi il vampirismo è semplicemente l’attitudine di nutrirsi di qualcosa altrui, e, sulla stessa linea di pensiero, il Don Giovanni pensato dal regista Paul-Émile Fourny, diventa: ”Un «vampiro» d’amore, sempre in movimento, che evoca la lunga transumanza del vampiro guidato, da millenni, dal sangue della verginità”. Il sipario si apre su un palazzo diroccato (scene Benito Leonori) dove si svolge tutta la vicenda, ma la scelta di accomunare il protagonista dell’opera di Mozart col principe dei non morti, non è mai troppo insistita per non cadere in un Horror Movie di serie b. Il senso di inquietudine e paura rimane un sottofondo gestito con una certa intelligenza, una chiave tematica accompagnata dalle riuscite luci serotine di Patrick Méeüs, dai costumi semplici ma evocativi di Giovanna Fiorentini e dai video, sempre a tema orrifico, curati dal video designer Mario Spinaci. Una coproduzione fra la Fondazione Teatro Coccia, la Fondaizone Pergolesi Spontini di Jesi, il Teatro Marrucino di Chieti, l’Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, ed il NOF Nouvel Opéra Fribourg. A Novara, abbiamo avuto la possibilità di vedere lo spettacolo pochi giorni prima di Halloween, cosa che ha conferito a questa particolare produzione ancora più atmosfera. Per citare un capolavoro sul vampirismo come la “Carmilla” di Joseph Sheridan Le Fanu:
“I sogni passano attraverso i muri di pietra, illuminano le stanze più buie e gettano le tenebre in quelle illuminate, e i loro personaggi entrano ed escono ovunque a loro piacimento, ridendosela di tutti i lucchetti” ma questo è anche quello che fanno, in musica, gli immortali personaggi di Mozart.

Sul palcoscenico si esibisce una compagnia di canto ben affiatata e dalla quale giunge più di una piacevole sorpresa.
Il ruolo di Don Giovanni, si sa, richiede un artista a tutto tondo e, in questa produzione, Christian Federici centra perfettamente l’obiettivo. Il baritono triestino, infatti, con la sua presenza scenica statuaria ed atletica, possiede il physique du rôle ideale per incarnare le arti seduttive del celebre libertino di Siviglia. La credibilità del personaggio viene poi assicurata dalla freschezza e dalla modernità dell’accento, sfumato a regola d’arte. Una prova che risulta parimenti efficace anche sotto l’aspetto vocale, grazie ad un mezzo dal fascinoso velluto ed in bella mostra per ampiezza e duttilità. L’esecuzione della serenata “Deh vieni alla finestra”, con la sua ripresa a mezza voce, si ascrive ad uno dei momenti più significativi della serata.
Complementare a cotanto Don Giovanni è il Leporello di Stefano Marchisio cui riconosciamo il merito, in primis, di aver caratterizzato il personaggio con perizia calligrafica, non sprecando neppure il più piccolo inciso o verso del libretto. Il giovane baritono riesce infatti, attraverso una azzeccatissima combinazione di ironia, arguzia e financo insofferenza, a fornire una personalissima rivisitazione di un grande classico della letteratura mozartiana, regalando una prova che conquista e diverte senza riserve. Un carisma interpretativo che si fonde, poi, con la pulizia e la omogeneità di una linea vocale brillante e ben organizzata. Particolarmente riuscita la celeberrima aria del catalogo, snocciolata con profusione di colori ed intenzioni.
La carrellata degli interpreti maschili prosegue poi con il Don Ottavio di Valerio Borgioni, apprezzabile, in questa occasione, specie per la dovizia con cui riesce a gestire l’emissione nei piani, (come nella ripresa dell’aria “Dalla sua pace”). Efficace anche la resa sulla scena che, in linea con la visione di Fourny, offre la caratterizzazione di un uomo dalla moralità integerrima e determinato nel suo proposito di vendetta nei confronti di Don Giovanni.

Ben centrato il Masetto di Gianluca Failla, dalla vocalità ben tornita e naturalmente proiettata nella regione superiore. L’artista riesce inoltre, grazie alla perspicacia del fraseggio e alla prontezza delle movenze sceniche, ad assicurare la costante credibilità del suo personaggio.
Notevole è, poi, la prova di Luca Dall’Amico che, con la generosità e la ampiezza di una emissione ben sfogata, incarna ottimamente l’autorevolezza del Commendatore.
Passando alle “dame” di Don Giovanni, Maria Mudryak è una Donna Anna di algida bellezza e dall’incedere elegante e fascinoso. La dedizione nello scandire il fraseggio ben suggerisce il dissidio interiore che divora il personaggio (come mantenere fede al rigore morale senza cedere alla seduzione di colui che altri non è se non l’assassino del padre?). Per quanto concerne l’aspetto vocale, l’emissione risulta piuttosto curata, nell’ambito di una organizzazione complessiva compatta e dalla indiscutibile musicalità.
Louise Guenter, Donna Elvira, rivela l’ottimo potenziale di una vocalità dal colore ambrato e che si pone in evidenza per solidità e rotondità, specie nella prima ottava. Raffinata ed arguta l’interprete, capace di dosare l’emissione in un accento variegato e teatrale.
Chiude la galleria delle “signore”, Eleonora Boaretto, una Zerlina delicata ma per nulla ingenua e, anzi, volitiva ed ammiccante nell’accarezzare il sogno di una migliore condizione sociale. Le sue arie sono condotte con diligenza e morbidezza, facendo leva sull’efficacia del canto sul fiato.

Dal podio, Arthur Fagen offre una lettura del capolavoro mozartiano che si muove nel solco di una solida tradizione. Ne sortisce un racconto lineare e misurato, alleggerendo il suono per i momenti più “giocosi” e caricandolo ove il dramma si fa più cupo (su tutti il confronto finale con il Convitato di pietra). Una concertazione sicura ed affidabile, capace di offrire al palco e ai solisti il giusto supporto. Merito, in tal senso, anche dell’orchestra Time Machine Ensemble, compagine residente del Festival Pergolesi Spontini di Jesi, capace di siglare una prova di autorevole professionalità e compattezza.
Corretto, infine, l’apporto del Coro del Teatro Ventidio Basso, diretto da Pasquale Veleno.
Copiosa e numerosa partecipazione di pubblico per una serata coronata al termine da un caloroso e festante successo per tutti gli interpreti.
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti k527
Don Giovanni Christian Federici
Donna Anna Maria Mudryak
Don Ottavio Valerio Borgioni
Il Commendatore Luca Dall’Amico
Donna Elvira Louise Guenter
Leporello Stefano Marchisio
Masetto Gianluca Failla
Zerlina Eleonora Boaretto
Time Machine Ensemble
Direttore Arthur Fagen
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del coro Pasquale Veleno
Regia Paul-Émile Fourny
Scene Benito Leonor
Costumi Giovanna Fiorentini
Luci Patrick Méeüs
Video designer Mario Spinaci
Foto: Mario Finotti
