Il trovatore – Chorégies d’Orange 2025, Orange
Una serata memorabile ad Orange.
“(…) nome non gli so dare / e non so affatto come farlo / se tale non lo so finire, / che non s’è mai visto nulla di fatto in questo modo da uomo né da donna in questo secolo né nell’altro che è passato”
Raimbaut d’Aurenga, vissuto fra il 1140 ed il 1173 circa, si struggeva con questi versi chiedendosi cosa fosse l’amore, trovatore ma anche signore d’Orange, poeta sofisticato ed ermetico, è a lui che pensiamo accostandoci a questa nuova produzione del Chorégies d’Orange 2025. Il trovatore appunto, di Giuseppe Verdi, per una sola e meravigliosa serata ha risuonato nel mastodontico Teatro Antico di Orange, quello che il Re Sole definì il più bel muro di Francia. L’opera viene proposta in forma di concerto ma è resa molto più godibile è spettacolare grazie ad un sapiente uso delle luci, a cura di Vincent Cussey, che sottolineano ed esaltano la monumentale scaenae frons tipica del teatro romano e qui splendidamente conservata. Per ogni quadro viene poi proposta una immagine video proiettata che gioca e riprendere i volumi, le colonne le linee ed i colori dell’elaborato monumento. Non da meno sono gli artisti che non si limitano ad un canto statico e frontale ma accennano movenze e intenzioni sempre in perfetto accordo con quanto cantato. Una menzione va anche agli splendi abiti, soprattutto del versante femminile del cast, non solo eleganti ma vistosamente teatrali ed efficaci per riempire l’immenso palco del Teatro Antico.

Il trovatore è, tra le verdiane, opera di grande difficoltà vocale, e, sotto il cielo stellato della piccola cittadina provenzale, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare un cast di grandissimo prestigio.
Si impone una splendida Anna Netrebko, che sembra giungere a questo rinnovato incontro con il personaggio di Leonora in una forma smagliante. Chi scrive aveva già potuto apprezzare l’interpretazione del celebre soprano russo nelle recite areniane del 2019; rispetto ad allora, la voce si è ispessita, specie nel registro centrale, i gravi hanno acquisito una maggiore rotondità, mentre la regione superiore mantiene una invidiabile luminosità. Il mezzo, tra i più importanti per ampiezza e per volume, è impiegato con indiscussa consapevolezza tecnica e consente di risolvere ogni passaggio della partitura, anche il più insidioso, in totale disinvoltura. Di grande suggestione sono, senza dubbio, le messe di voce e i filati di cui Netrebko fa abbondante sfoggio, specie nelle due arie. È proprio in questi momenti, che si percepisce di trovarsi dinanzi ad un artista di rango superiore, capace di articolare il fraseggio musicale con un variegato ventaglio di pennellate sonore di cristallina purezza. All’eccellente prova vocale si affianca la carismatica interpretazione del personaggio, tratteggiato come una donna divorata da bruciante passione amorosa e fermamente determinata nel difendere, anche a costo della vita, il proprio amore. Una prova oggi difficilmente eguagliabile impreziosita, tra l’altro, dall’elegante presenza scenica, valorizzata da due magnifici abiti da sera, che si staglia sull’immenso palcoscenico con un senso del teatro da autentica tragedienne.

Al suo fianco, nel ruolo del titolo, un bravissimo Yusif Eyvazov. Senza perdersi in inutili disquisizioni circa le peculiarità timbriche del tenore azero, vale la pena di sottolineare, ancor più in questa occasione, l’ottima intonazione e, in particolare, lo squillo di un registro superiore facilissimo e di notevole proiezione. Culmine di questa prova è, senz’altro, la magnifica scena di terzo atto con l’appassionata esecuzione dell’aria, cui segue la travolgente “pira”, in tono e con le puntature di ordinanza. L’interpretazione sottolinea il carattere passionale, a tratti sin irruento del personaggio. Non trascurabile, inoltre, l’affiatamento scenico con Anna Netrebko.
Notevole anche la prova di Marie-Nicole Lemieux. Il contralto canadese dispone di un mezzo di buon volume e dal suggestivo colore screziato. Il controllo della linea, omogenea e ben controllata a tutte le altezze, consente di affrontare la scrittura verdiana con la giusta consapevolezza stilistica. Il personaggio, inoltre, viene costruito attraverso un fraseggio particolarmente arguto e variegato, alternando momenti di onirica follia, ad altri di materno affetto o, ancora, di spietata vendetta.
Il quartetto dei protagonisti si completa, poi, con Aleksei Isaev, un Conte di Luna dalla vocalità ampia e complessivamente ben organizzata. La rotondità e la sicurezza dell’emissione concorrono alla fierezza del personaggio, nel suo intento seduttivo verso Leonora come nel perseguire la vendetta nei confronti di Manrico. L’accorata esecuzione della celebre aria di terzo atto “Il balen del suo sorriso” rappresenta uno dei momenti più applauditi della serata.
Grigory Shkarupa, mette il prezioso velluto della propria vocalità al servizio della scrittura verdiana ed offre una interpretazione davvero ben riuscita del personaggio di Ferrando. Encomiabile, in particolare, nella scena d’apertura dell’opera, l’uso di un fraseggio energico e spettrale al tempo stesso.
Di grande interesse la prova di Claire de Monteil, Ines, in possesso di un mezzo importante che si impone per musicalità e facilità.
Completa la locandina il bravo Vincenzo Di Nocera che, con pregevole squillo vocale, consente di mettere in giusto risalto gli interventi di Ruiz e di un messo.
Un plauso, infine, a Stefano Arnaudo e alla sua puntuale interpretazione di un vecchio zingaro.

Sul podio, Jader Bignamini offre una lettura ispirata e trascinante del capolavoro verdiano. Un affresco sonoro grandioso e rapinoso che alterna ritmi incalzanti, specie per le scene corali e per le strette, ad oasi liriche intrise di sognante romanticismo (si veda, su tutti, il meraviglioso tappeto sonoro costruito per l’aria “D’amor sull’ali rosee” in quarto atto). Meticolosa la scelta delle dinamiche, opportunamente combinate tra loro per restituire i colori e le tinte del fraseggio verdiano. Ottima l’intesa con l’ensemble strumentale, quella dell’Orchestre Philharmonique de Marseille, apprezzabile per duttilità e brillantezza.
Di notevole compattezza anche la compagine corale, che qui raduna componenti dei Choeurs de Chorégies et de l’Opéra Grand Avignon, capace di conferire intensità e trasporto ai diversi interventi previsti in partitura.
La serata, che registra una altissima partecipazione di pubblico, si conclude con un successo incandescente per tutti gli artisti. Autentico trionfo per Eyvazov e Netrebko, già accolti con copiose ovazioni al termine delle rispettive arie.
Uscendo da teatro portiamo negli occhi la meraviglia di un palcoscenico unico al mondo e nel cuore le emozioni di una esecuzione che ricorderemo a lungo.
IL TROVATORE
Dramma lirico in quattro parti
Libretto di Salvadore Cammarano
dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Il Conte di Luna Aleksei Isaev
Leonora Anna Netrebko
Azucena Marie-Nicole Lemieux
Manrico Yusif Eyvazov
Ferrando Grigory Shkarupa
Ines Claire de Monteil
Ruiz Vincenzo Di Nocera
Un vecchio zingaro Stefano Arnaudo
Un messo Vincenzo Di Nocera
Orchestre Philharmonique de Marseille
Choeurs de Chorégies et de l’Opéra Grand Avignon
Direttore Jader Bignamini
Maestro del coro Stefano Visconti
Luci Vincent Cussey
Foto: C. Gromelle
