Care gemme – Monteverdi Festival 2025, Cremona
Il Monteverdi Festival torna negli spazi della Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona per ospitare una serata evento, una bella opportunità per proporre al pubblico alcune tra le più belle pagine della storia della musica tra XVI e XVIII secolo.
Ad accompagnare lo spettatore in questo excursus, fatto di innovazione e sperimentazione melodica e strumentale, due grandi interpreti del repertorio barocco: il tenore Laurence Kilsby e il maestro Alessandro Quarta, a capo del “suo” ensemble Concerto Romano.
Il programma si apre con un doveroso omaggio al Divin Claudio e, in particolare, con la scena Vi ricorda o boschi ombrosi da L’Orfeo; una pagina del 1607, sbalzata con impeccabile precisione dal tenore di origine anglosassone. A seguire un altro brano monteverdiano, Son rubini amorosi, tratto da L’incoronazione di Poppea, che Kilsby riesce ad impreziosire, complice il voluttuoso accompagnamento strumentale, con un cantabile appassionato. Al compositore cremonese viene affiancato il suo più illustre allievo, Francesco Cavalli che nel 1655 vede debuttare a Venezia l’opera Xerse. E proprio da questo componimento è tratta la pagina La bellezza è un don fugace, ricamata da Kilsby con ammiccante sensualità.
Il primo intermezzo strumentale della serata è un brano composto nel 1687 da Bernardo Pasquini. Ascoltiamo, in particolare, la Sinfonia tratta dall’oratorio Il martirio dei santi Vito, Modesto e Crescenzia. Una interessante testimonianza di sperimentazione compositiva, la cui intrinseca intensità viene colta ed amplificata, dal gesto ispirato e sicuro di Quarta, capace di ottenere la giusta densità sonora dal Concerto Romano.
Kilsby torna sul palco per dare voce alla musica di Alessandro Melani e, in particolare, l’aria O quanto è soave tratta da Il carceriere di sé medesimo, tratteggiata con un canto sul fiato di lievissima dolcezza. Di pochi anni dopo è il brano seguente, Ogni core può sperar, dal Servio Tullio di Agostino Steffani, una pagina dal ritmo più vivace e sostenuto. Ancor più brioso è il successivo Miei guerrieri da Il Vespasiano di Domenico Sarro. Ci troviamo agli albori del XVIII secolo e la scrittura vocale assume uno stile più frastagliato con l’introduzione di un virtuosismo che il tenore padroneggia con evidente disinvoltura e al quale riesce ad imprimere la giusta espressività.
Per celebrare l’anniversario scarlattiano, Alessandro Quarta e il Concerto Romano eseguono la Sinfonia da Clori, Dorino e Amore. Una prova che si apprezza per la brillantezza di un suono pulito ed asciutto, oltre che per l’estro interpretativo del direttore, in costante equilibrio tra rigore ed emozione.
Il programma del concerto contempla ora le melodie di Antonio Vivaldi e, in particolare, un brano tratto dall’opera La Fida Ninfa. Si tratta dell’aria Deh ti piega, articolata da Kilsby con un fraseggio vaporoso e sfumato, in una atmosfera di intimo raccoglimento.
La serata offre, inoltre, l’opportunità di ascoltare due brani in prima esecuzione assoluta.
Il primo è l’Introduzione in Re maggiore (Sinfonia) dal Partenope di Domenico Sarro. Un momento, questo, che si pone in evidenza per la capacità di Quarta di creare un dialogo fitto e intenso con la compagine strumentale, attentissima nel sottolineare, con il giusto rigore, il fondamento del canone stilistico caratteristico della scrittura.
Il secondo, poi, è tratto dal Temistocle di Giovanni Alberto Ristori. Nell’affrontare la pagina, dal titolo Ah, fermate il pianto, Kilsby si impone per la fierezza e la risolutezza del recitativo introduttivo, scolpito con incisività e chiarezza, e per la nobilità del successivo arioso, sostenuto da un notevole controllo del canto sul fiato.
Ci si avvia verso la conclusione del programma con le melodie di Georg Friedrich Händel e, in particolare, la sua opera Rodelinda da cui è tratta l’aria Fatto inferno… Pastorello d’un povero armento. Una scena articolata, dall’incipit imperioso e furente, cui segue una melodia dolcissima e a tratti onirica. Un brano di singolare bellezza, esaltato dal magistero vocale di Kilsby, ammantato di un carisma espressivo ed interpretativo che, al termine, strappa un grande applauso da parte del numeroso pubblico presente.
E proprio le continue acclamazioni degli spettatori portano alla concessione di due bis, Ogni core può sperar di Steffani e La bellezza è un don fugace di Cavalli, le cui esaltanti esecuzioni costituiscono la più viva testimonianza della palese intesa tra il giovane tenore britannico e l’appassionato direttore romano.
CARE GEMME
Musiche di C. Monteverdi, F. Cavalli, B. Pasquini, A. Melani, A. Steffani,
D. Sarro, A. Scarlatti, A. Vivaldi, G. A. Ristori, G. F. Haendel
In collaborazione con il Festival Urbino Musica Antica
LAURENCE KILSBY – tenore
ALESSANDRO QUARTA – direttore
CONCERTO ROMAN