Danza

Paquita – Teatro alla Scala, Milano

Penultimo appuntamento scaligero con il balletto prima della pausa estiva: a giugno va in scena Paquita, balletto romantico di Pier Lacotte su musiche di Edmé-Marie-Errnest Deldevez e Ludwig Minkus. Si tratta in realtà di un balletto la cui prima rappresentazione, firmata da Joseph Mazilier, risale al 1846, anno in cui debutta all’Académie Royale de Musique a Parigi. Il balletto ebbe poi alterne fortune, migrò da Parigi alla Russia dove grazie a Marius Petipa entrò nel repertorio dei teatri imperiali fino all’avvento dell’URSS. Paquita nel frattempo scomparve dai teatri europei per poi ritornarvi proprio mentre in Russia veniva bandito dal nuovo regime. La coreografia originale è sostanzialmente perduta o forse mai esistita, trattandosi di un’opera rielaborata più volte e che già nelle sue prime versioni conteneva estratti da altri balletti. La paternità è convenzionalmente riconosciuta a Mazilier e Petipa, al quale si devono le invenzioni coreografiche di maggior successo, ma egli stesso lo modificò più volte. In Europa occidentale il balletto non è mai messo in scena nella sua interezza finché nel 1999 Pierre Lacotte si cimenta nel tentativo di ricostruire integralmente la coreografia originale. Fino ad allora infatti Paquita veniva rappresentato solo per estratti, selezionando di volta in volta alcuni pas particolarmente complessi. Lacotte ha cercato di bilanciare un lavoro parzialmente, per quanto possibile, filologico, con una buona quota di creatività e interpretazione personale per colmare lacune ed eliminare interpolazioni da altre coreografie. Anche la musica è un accostamento di diverse partiture, principalmente di Deldevez e Minkus. Il risultato è un balletto che sa di puro Ottocento, ma perfettamente aggiornato sulla tecnica, sui virtuosismi e il ritmo di oggi e che nella sua struttura di insieme convince e appassiona. Per un risultato in puro stile romantico, Lacotte ha chiamato a realizzare scene e costumi Luisa Spinatelli.

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Paquita, Teatro alla Scala, 2025

Il 19 giugno OperaLibera ha visto in scena Alice Mariani nelle vesti di Paquita, il bravissimo e sempre più consapevole Navrin Turnbull in quelle di Lucien e Christian Fagetti nel ruolo che gli calza a pennello del perfido Iñigo. Accanto ai protagonisti spiccano nei ruoli comprimari Edward Cooper, di cui si è particolarmente apprezzata la tecnica nello spettacolare passo a tre con Camilla Cerulli e Agnese di Clemente. Simpaticissimi, virtuosi e brillanti Domenico Di Cristo e Mattia Semperboni nel duo in cui interpretano due ufficiali. Come sempre, in questo genere di balletti, spicca il Corpo di Ballo in alcuni momenti di grande teatro come il celebre Pas de manteaux, il Pas de tambourins e nel Grand Pas finale. Un meritato plauso va anche ai giovani allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro che danzano un’impegnativa mazurka. 

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Paquita, Teatro alla Scala, 2025

Se le scene sono l’unico aspetto un po’ “polveroso” dell’intero spettacolo, magnifici sono invece i costumi, caratterizzati da una dominante rosso-viola che rievoca la Spagna, ma tra i quali spiccano anche i bellissimi abiti color pastello del gran ballo offerto dal generale d’Hervilly a Saragozza. La storia narra infatti la storia di Paquita, che si crede una zingara e scopre invece di avere nobili natali che le consentiranno di sposare l’altolocato Lucien. La vicenda è ambientata nella Spagna napoleonica che si ribella ai dominatori francesi ed è una storia “vera”, senza elementi magici o favolistici, che si rifà al romanzo di ambientazione storica e sfrutta il fascino che le danze spagnole esercitavano allora sul pubblico, molto apprezzate in Francia per la loro vivacità, energia e per i costumi “esotici”. La coreografia traduce in passi di ritmo assai sostenuto questa ambientazione, con mirabolanti virtuosismi soprattutto per Paquita, quasi sempre in scena: Alice Mariani affronta la sfida con energia, forza di carattere e doti interpretative anche nella lunga scena mimata del primo atto, mentre Navrin Turnbull esprime al meglio le sue capacità nei manège di salti.Dirige l’orchestra il maestro Paul Connelly che sapientemente unisce Deldevez e Minkus. Il pubblico applaude con entusiasmo.

Foto: Brescia Amisano – Teatro alla Scala