Spettacoli

Un ballo in maschera – Festival Verdi 2024, Busseto

Un ballo in maschera al Teatro Verdi di Busseto.

“La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo.” Così scriveva Charlie Chaplin e commedia e tragedia, da sempre, si rincorrono come accadeva nell’antica Grecia, dove, solitamente, un dramma satiresco seguiva le rappresentazioni tragiche. Un continuum ricordato anche nel finale del secondo atto quando, ironicamente, ma non troppo forse, il coro sottolinea come: “(…) la tragedia mutò in commedia”. E questo è un po’ il senso della produzione affidata per la regia a Daniele Menghini e per le scene a Davide Signorini. Una ultima straripante festa, disperata, in bilico fra vita e morte. Questo il senso delle parole del regista e, sul piccolo palco del Teatro Verdi, si materializza un mondo gotico, orrifico ma ironico al tempo stesso, con neri putti barocchi che svolazzano in scena. Un modo di fare teatro, quello del giovane regista, che continua a piacerci ed affascinarci dopo l’ottima prova di L’elisir d’amore, nella stagione parmigiana. Certo alcuni eccessi, potevano essere smussati, ma questa dose di ironia irriverente ci è piaciuta anche quando gli invitati del ballo finiscono per esibirsi in una coreografia di gruppo che ricorda da vicino il “Time Warp” del The Rocky Horror Show. Riuscitissimi i costumi gender fluid di Nika Campisi che pescano fantasie rinascimentali e contemporanee creando uno stile unico e perfettamente consonante allo spettacolo. Una particolare menzione al riuscitissimo costume e trucco di Ulrica, una comparsa spettrale e veramente luciferina. Ottimo anche il cangiante comparto luci di Gianni Bertoli. Un allestimento che è riuscito ad essere ricco e pieno di trovate benché si trovasse a fare i conti con un palco piccolo e limitante.

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Giovanni Sala e Lodovico Filippo Ravizza

L’esecuzione musicale è affidata al Maestro Fabio Biondi, acclamato a livello internazionale soprattutto per le sue interpretazioni nel repertorio di musica antica. Nel misurarsi con la partitura verdiana, il direttore predilige una lettura piuttosto asciutta, dalle sonorità marcate e dai ritmi decisi. L’attenzione della bacchetta è votata ad assicurare al racconto una costante tensione narrativa, in un rapido susseguirsi degli eventi verso l’ineluttabile tragedia finale. Nelle pagine di carattere più brillante sembra dunque serpeggiare una certa nevrosi, così come poco spazio viene lasciato ai grandi involi romantici, su tutti il duetto tra Riccardo ed Amelia in secondo atto. Una prova che, se da una parte si fa apprezzare per il lavoro di analisi e ricerca sulle dinamiche, dall’altra sembra mancare di rotondità e, più in generale, di emozione. La compagine strumentale, a ranghi ridotti per meglio adattarsi alle esigenze della buca del Teatro Verdi, è quella della Orchestra Giovanile Italiana, protagonista di una prova che si distingue per solidità e professionalità, pur non sempre irreprensibile nella pulizia come nella precisione degli attacchi.

La compagnia di canto vede esibirsi sul palco giovani, ma anche già affermati, artisti affiancati ad allievi ed ex allievi della Accademia verdiana del Teatro Regio di Parma.
Giovanni Sala, al suo debutto nel ruolo di Riccardo, esibisce la sua ben nota musicalità e si fa apprezzare per la freschezza di un impasto timbrico dal caratteristico colore chiaro. La scrittura viene affrontata con perizia esecutiva ed intelligenza interpretativa, dando il giusto rilievo espressivo ad ogni intervento. Spigliato e disinvolto l’interprete, valorizzato, tra l’altro, da un fraseggio attento e curato.

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Giovanni Sala, Licia Piermatteo e Danbi Lee

Al suo fianco, Lodovico Filippo Ravizza, anch’egli al primo incontro con il personaggio di Renato. Il timbro brunito, unito alla morbidezza di una linea robusta e di facile espansione, sono i tratti caratteristici di una prova vocale di livello. Da segnalare, tra l’altro, la bella esecuzione dell’aria di terzo atto “Eri tu”, resa con trasporto e partecipazione emotiva. Sempre pertinente e coinvolgente anche la presenza scenica.

Più interlocutoria è, al contrario, la prova di Caterina Marchesini. Il soprano sfoggia un mezzo dal bel colore lirico che si segnala, in particolare, per la pienezza dei centri. Quella di Amelia, tuttavia, è una parte per certi versi ingrata e che richiederebbe una maggiore rifinitura nel canto sul fiato e più controllo nel registro superiore. Siamo dinanzi ad una giovane, quanto promettente, artista dotata di un buon mezzo e di una adeguata presenza scenica ma che, con ogni probabilità, si misura oggi con un ruolo per lei ora un po’ troppo oneroso.

Sorprende la Ulrica di Danbi Lee, artista in possesso di una vocalità decisamente importante per ampiezza e per volume. La linea vocale lascia il segno per la sicurezza e per la rotondità del suono, sempre omogeneo, tanto nei centri rigogliosi quanto nei gravi setosi. Alla chiarezza della dizione si unisce, poi, una presenza scenica di singolare carisma. Veramente brava.

Note positive anche per Licia Piermatteo, un Oscar vocalmente frizzante e scenicamente spigliato. Di particolare rilievo l’esecuzione dell’aria di terzo atto “Saper vorreste”, nella ripresa della quale l’artista inserisce gustose variazioni in acuto.

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Caterina Marchesini

Praticamente perfetti sono Agostino Subacchi, Samuel, e Lorenzo Barbieri, Tom, ovvero la coppia dei congiurati. Ben amalgamati, pur nelle peculiarità vocali di ciascuno, esibiscono un fraseggio pervaso da autentico senso teatrale.
Completano il cast Giuseppe Todisco, Silvano e l’incisivo Francesco Congiu, impegnato nel duplice ruolo di servo di Amelia e primo giudice. 

Splendido, come di consueto, il Coro del Teatro Regio, guidato dall’eccellente Martino Faggiani.

Al termine, il pubblico presente premia con applausi convinti tutta la compagnia, direttore e team registico, ma riserva accoglienze festose soprattutto per Danbi Lee, Lodovico Filippo Ravizza e Giovanni Sala.
Un altro spettacolo ben riuscito di questo Festival Verdi 2024 e che resterà in scena fino al 18 di ottobre.
 

UN BALLO IN MASCHERA
Melodramma in tre atti
Libretto di Antonio Somma
da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione critica a cura di Ilaria Narici
The University of Chicago Press, Chicago
e Casa Ricordi, Milano

Riccardo Giovanni Sala
Renato Lodovico Filippo Ravizza
Amelia Caterina Marchesini
Ulrica Danbi Lee*
Oscar Licia Piermatteo*
Silvano Giuseppe Todisco
Samuel Agostino Subacchi*
Tom Lorenzo Barbieri
Un giudice/ Un servo di Amelia Francesco Congiu*

Allievi e già dell’Accademia Verdiana
Orchestra Giovanile Italiana
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Fabio Biondi
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Daniele Menghini
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Luci Gianni Bertoli

Foto: Roberto Ricci