Aida – Teatro Coccia, Novara
La rassegna estiva: “Sordevolo l’opera che passione”, propone quest’anno Aida di Giuseppe Verdi.
“Piove dalle nuvole sparse” non è solo un verso dannunziano ma una constatazione meteorologica molto frequente in questo periodo, una pioggia minacciata dal meteo e poi immancabilmente giunta. Le avversità metereologiche hanno impedito al Teatro Coccia di proporre, come previsto, lo spettacolo nell’anfiteatro Giovanni Paolo II di Sordevolo. Sì è dovuto inoltre ripiegare per una forma semi scenica fra le più asciutte mura novaresi. L’evento estivo del Coccia, giunto al suo secondo anno, ha dovuto rinunciare per ben due sere su quattro alla bella location vicina a Biella, un vero peccato potere assaporare solo in minima parte l’allestimento pensato dal regista Alberto Jona e dallo scenografo Matteo Capobianco. Una produzione che mischia rimandi all’epoca di Ernesto Schiaparelli, egittologo e direttore del Museo Egizio di Torino fino al 1928 e nato a pochi chilometri da Sordevolo, con elementi dell’epoca dei faraoni. Piacevoli, per quanto visto, le proiezioni di Luca Attilii, così come i giochi d’ombra di Controluce Teatro d’Ombre. Adeguate le luci di Ivan Pastrovicchio e Alberto Jona, fantasiosi e ricchi di colore i costumi Silvia Lumes che alternano la moda coloniale del tardo Ottocento ad abiti del mondo egizio dai richiami d’oro. Lo spettacolo era poi impreziosito dalle coreografie e dai passi di danza del bravo Gérad Diby. Abbiamo sicuramente apprezzato il tentativo del teatro di proporre al pubblico in sala almeno parte della suggestione della produzione pensata per un contesto diverso, riuscita ad esempio, in questo senso, la marcia trionfale accompagnata, in platea, da una vera e propria processione di figuranti.
Musicalmente lo spettacolo ha risentito in parte del cambio di location e delle mancate prove al chiuso, pur mantenendo un buon livello complessivo.
Sul podio troviamo il maestro Marco Alibrando che riesce senza dubbio a trovare ottimi colori ed un cesello che sottolinea la preziosità della partitura verdiana. Una lettura, quella del maestro, in linea con la tradizione che esalta le meravigliose oasi liriche, soprattutto in terzo atto e al tempo stesso non manca di scolpire la solennità delle scene di massa. Il maestro con gesto sicuro e misurato ottiene dalla valida Orchestra Filarmonica Italiana un costrutto dinamico, sonoro, avvolgente ed emozionante. Apprezzabile, nonostante le difficoltà già ricordate, l’intesa tra buca e palcoscenico.
Mary Elizabeth Williams è una Aida solida, piena di pathos e dalla vocalità importante che sa anche proporre pregevoli filature. Scenicamente risulta credibile e coinvolgente.
Interessante la prova di Gabriele Mangione, al suo primo incontro con Radames. Abbiamo apprezzato in particolare una vocalità sicura, naturale e ben proiettata nel registro superiore. Un artista dall’ottimo potenziale che saremo curiosi di ascoltare ancora.
Gosha Kowalinska è una Amneris dotata sicuramente di una voce possente che però difetta in controllo e per un colore non sempre convincente. Ad ogni buon conto, la sua è una prova in crescendo.
Spicca l’Amonasro di Gustavo Castillo, in possesso di uno strumento squillante e ampio grazie al quale riesce a caratterizzare con pregevole credibilità ogni suo intervento previsto in partitura.
Piuttosto centrato il Ramfis di Stefano Paradiso, sufficientemente ieratico e regale nel fraseggio.
Solenne come si conviene il Re d’Egitto di Luca Park.
Completano la locandina i bravi Elena Malakhovskaya, dalle fila della Accademia AMO, e Davide Lando (una sacerdotessa e un messaggero).
Buono il contributo del coro Schola Cantorum San Gregorio Magno, diretto con perizia da Alberto Sala.
Buon successo alla fine per tutto il cast tributato dallo scarso pubblico presente in sala.
AIDA
Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Aida Mary Elizabeth Williams
Radamès Gabriele Mangione
Amneris Gosha Kowalinska
Amonasro Gustavo Castillo
Ramfis Stefano Paradiso
Il Re d’Egitto Luca Park
Una sacerdotessa Elena Malakhovskaya
Un messaggero Davide Lando
Direttore Marco Alibrando
Regia Alberto Jona
Scene Matteo Capobianco
Visual Designer Luca Attilii
Immaginario di teatro d’ombra Controluce Teatro d’Ombre
Luci Ivan Pastrovicchio e Alberto Jona
Costumi Silvia Lumes
Coreografo e danzatore Gérad Diby
Orchestra Filarmonica Italiana
Schola Cantorum San Gregorio Magno
Maestro del Coro Alberto Sala
Foto: Mario Finotti